L’intervento dell’Antitrust che ha bloccato, almeno momentaneamente, la prevista fusione a quattro tra Unipol, Premafin, FonSai e Milano ass., non pregiudicherà la sostanza dell’operazione. Ne è convinto l’a.d. della compagnia assicurativa bolognese, Carlo Cimbri, che ha affrontato l’argomento a margine dell’assemblea dei soci Unipol (nel corso delle assise, invece, il problema non è stato affrontato e, preventivamente, in apertura dei lavori, lo stesso Cimbri e il presidente Pierluigi Stefanini hanno ribadito che non avrebbero risposto a domande sul tema). «I tempi iniziali prevedevano la definizione dei concambi entro metà marzo. Poi ci sono stati slittamenti non dipendenti dalla nostra volontà», ha infatti spiegato Cimbri alludendo alle decisioni assunte dalla Commissione e aggiungendo che la sospensione imposta di 45 giorni «non va a modificare la struttura dell’operazione, che prevede gli aumenti di capitale entro luglio». «Dall’aggregazione», ha tuttavia riconosciuto l’a.d., nascerà un gruppo «con una quota di mercato importante. Abbiamo già previsto una riduzione della presenza. Sarà sufficiente? Ne parleremo con le autorità. Non mi sembra a priori un’aggregazione che vada a stravolgere il mercato, vanno solo adeguate le dimensioni ». È anche per questo motivo che Unipol sta ragionando in queste settimane «su cessioni di rami, marchi e premi. Solo FonSai, di marchi ne ha sette o otto. Penso ci siano diversi soggetti interessati » all’eventuale cessione di alcuni marchi sul mercato». Cimbri si è detto inoltre certo che la nascita della cosiddetta «Grande Unipol » – vale a dire l’agg l o – merato che nascerà dalla fusione delle tre compagnie assicurative e della holding Premafin, alla fine andrà in porto. «Non ho dubbi» sull’esito dell’operazione «e non ci sono elementi nuovi. Il vaglio dell’Antitrust è parte integrante» del progetto. «Abbiamo parlato con tutte le altre autorità», ha poi precisato. «Abbiamo presentato e fornito all’Antitrust quello che ci aveva chiesto e ci aspettavamo il provvedimento. Ora collaboreremo per avere la possibilità di completarlo. Non era e non è nostra intenzione, al di là delle prescrizioni di legge, dare vita ad azioni irreversibili prima di aver ottenuto le dovute autorizzazioni », ha detto, rispondendo così implicitamente ad alcune osservazioni avanzate venerdì scorso dall’Antitrust. «Riteniamo doveroso andare sul mercato solo a elementi definiti e ad autorizzazioni ricevute. Non è una novità che non metteremo soldi e non faremo gli aumenti senza l’ok dell’Antitrust. Quello che intendiamo fare è proseguire nella predisposizione del progetto, discuterne e definire i rapporti di concambio. Tutte attività non irreversibili». Quello che è necessario capire, ha aggiunto ancora il top manager, «è a cosa si riferisca l’Antitrust. Mi sembrerebbe razionale che si riferisca solo a fatti irreversibili. La delibera di un’assemblea non produce effetti irreversibili, un aumento di capitale sì». Nessuna mossa giunta inattesa da parte dell’Authority, dunque, anche se Cimbri non intende restare con le mani in mano in attesa delle decisioni dell’Antitrust. «Stiamo lavorando con loro per far sì che il provvedimento» di blocco del progetto di maxi-fusione con le società della famiglia Ligresti «sia circoscritto alle attività irreversibili, non a quelle prodromiche all’operazione. Questo stanno facendo oggi alcuni colleghi e proseguiremo nelle prossime giornate per poter andare avanti nella predisposizione del nostro progetto», ha spiegato ancora Cimbri, aggiungendo che «abbiamo già fatto una serie di valutazioni sulle quote di mercato e sulla necessità di ridurle», viste le dimensioni del gruppo che nascerebbe dalla fusione. «L’Antitrust ha sviluppato un’analisi preliminare e ha deliberato una vera e propria istruttoria formale di 45 giorni. Unitamente a questo, ci ha detto di sospendere l’operazione perché vuole fare un’analisi più approfondita», ha ricordato il top manager. Ha aggiunto che «non investiremo soldi senza essere sicuri di aver ottenuto tutte le autorizzazioni dalle autorità. Investiremo se, e solo se, Consob, Isvap, Antitrust e, per quanto le compete, anche Bankitalia, avranno fornito le autorizzazioni. Da una parte c’è la gestione del gruppo Unipol», ha concluso Cimbri, «dall’altra la costruzione di tutto quello che serve a questo progetto. Se andremo avanti o meno, dipenderà dalle autorizzazioni». Quanto ai dati preliminari del gruppo (quelli ufficiali saranno resi noti tra una settimana), Unipol stima un risultato del primo trimestre positivo, in consistente miglioramento rispetto all’analogo periodo del 2011. La raccolta premi trimestrale nel comparto Danni è stata di 1.075 mln euro (+0,7%), mentre la produzione del comparto Vita ha raggiunto un totale di 580 milioni di euro (-9%, a perimetro omogeneo). Per quanto riguarda Unipol assicurazioni, il numero delle denunce registrate nell’Rc auto è diminuito dell’11,8% rispetto al primo trimestre 2011, mentre la velocità di liquidazione è cresciuta di oltre il 3%. Si è rafforzata ulteriormente la solvibilità del gruppo, che al 31 marzo è stata stimata in circa 1,5 volte i requisiti richiesti, corrispondenti a un’eccedenza di capitale di oltre un miliardo di euro. A piazza Affari Unipol ha archiviato la seduta con un rialzo dell’1,02% a 22,73 euro per azione. © Riproduzione riservata