I legali di Sinergia e Im.Co, le due società immobiliari della famiglia Ligresti, nei confronti delle quali la procura di Milano ha presentato istanza di fallimento, hanno chiesto al Tribunale tempo fino al 13 giugno prossimo per presentare il piano di ristrutturazione del debito ai sensi dell’articolo 182-bis della legge fallimentare. La richiesta di dilazione, secondo quanto appreso al termine dell’udienza di ieri davanti alla seconda sezione fallimentare del Tribunale, è stata accolta dal giudice Roberto Fontana, che ha riconvocato le parti proprio per il 13 giugno. Entro quella data i legali delle due società (ieri in udienza erano presenti gli avvocati Giuseppe Lombardi e Marco De Luca assieme a Claudio Calabi, vicepresidente di Sinergia e presidente di Im.Co) si sono impegnati a presentare il piano di salvataggio, sul quale ci sarebbe già un accordo di massima con le banche creditrici: Unicredit, Banco Popolare, Bpm, Ge Capital-Interbanca e Banca Sai, esposte per complessivi 335 milioni. Allo stato l’accordo di ristrutturazione prevede la cessione di immobili al fondo Hines per 293 milioni di euro, attraverso un accollo di debiti da parte del fondo per 243 milioni e il pagamento di 50 milioni cash. Tali immobili sono stati valutati da Protos e varrebbero 335 milioni di euro. L’intesa, inoltre, prevede che le banche diventino proprietarie dei titoli Premafin che hanno già in pegno, circa il 20% della holding, per un controvalore di 71,5 milioni. Nonostante il piano abbia il consenso di circa il 90% dei creditori (tra cui anche gran parte dei fornitori, esposti per altri 45 milioni), al momento della sua presentazione il giudice sarebbe intenzionato a valutare attentamente la tenuta finanziaria del fondo cui saranno conferiti gli immobili. Secondo la normativa, infatti, per questo tipo di fondi immobiliari è necessaria una stima indipendente sugli asset che verranno ceduti e una valutazione di un advisor sulla tenuta finanziaria del veicolo. In qualità di advisor finanziario sarebbe già stata nominata Banca Leonardo. Un altro punto debole del piano potrebbe essere rappresentato dai crediti, che si aggirerebbero tra 17 e 25 milioni, che il Fisco vanta nei confronti di Im.Co e sui quali non sarebbe ancora stato trovato un accordo. I 50 milioni che Hines pagherebbe in contanti dovrebbero servire proprio per coprire i debiti tributari e una parte dei crediti avanzati dai fornitori non aderenti al piano di risanamento. (riproduzione riservata)