di Anna Messia

Niente aumento del prezzo della benzina per finanziare i soccorsi ai terremotati dell’Emilia. Almeno per ora. Perché a disposizione ci sono subito 50 milioni. Mentre i 100 giorni in cui la responsabilità degli interventi è nelle mani della Protezione Civile (poi la palla dovrebbe passare alla Regione Emilia Romagna) potrebbero allungarsi, fino addirittura a triplicare. Ieri il governo è stato pronto a rassicurare il Paese che il decreto che ha riformato la protezione civile, pubblicato in Gazzetta Ufficiale mercoledì scorso, avrà solo un effetto parziale sulle persone e sulle imprese danneggiate dal sisma. Non solo. Almeno nell’immediato, non produrrà un aumento del prezzo del carburante, che viaggia già su livelli record. Le contestazioni ricevute ieri mattina dal premier Mario Monti recatosi a Sant’Agostino, in provincia di Ferrara, lasciano del resto ben intendere come il governo sia costretto a muoversi su un terreno minato. Le nuove norme contenute nel decreto, divenuto legge per una sfortunata coincidenza appena due giorni prima del terremoto (e ora in attesa di approvazione alla Camera e poi al Senato), cambiano profondamente le regole dell’intervento dello Stato in caso di calamità naturali. Non soltanto limitano l’intervento della Protezione Civile a un massimo di 100 giorni (60 più 40 di proroga), dopodiché la responsabilità dovrebbe passare alla Regione interessata (in questo caso l’Emilia Romagna). Ma indicano anche nel prezzo del carburante una delle leve da utilizzare per reperire le risorse finanziarie per i soccorsi, con una manovra a tenaglia. Sia lo Stato sia a cascata la Regione potranno stabilire un rincaro fino a un massimo di 5 centesimi al litro. Con un inevitabile effetto esplosivo sul prezzo della benzina italiana che è già tra i più alti d’Europa. Ieri il governo ha quindi preferito buttare acqua sul fuoco. Prima di tutto riguardo la durata dell’intervento della Protezione Civile: «Ho sentito polemiche sulla durata dello stato di emergenza che è di 60 giorni, di regola, nella prima ordinanza, e può essere prorogato per un ulteriore periodo non superiore, di regola, a 40 giorni», ha dichiarato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Antonio Catricalà parlando in aula alla Camera del terremoto in Emilia. Il «di regola» serve quindi a chiarire che «può esserci un’eccezione in ragione di particolari gravi esigenze che sarà il governo a valutare», ha aggiunto Catricalà. «Per cui i secondi 40 giorni potrebbero diventare 100, 200, 300». E poi, in serata, è arrivata la nota di Palazzo Chigi che ha smorzato le polemiche su possibili rincari immediati del prezzo del carburante: il governo ha precisato che le risorse per fare fronte allo stato di emergenza verranno reperite dal Fondo Nazionale per la Protezione Civile, rifinanziato con 50 milioni prima della dichiarazione dello stato di emergenza. In caso di necessità, hanno dichiarato da Palazzo Chigi, «sarà possibile integrare le risorse attingendo al Fondo di riserva per le spese impreviste» che potrà essere reintegrato «con risorse ordinarie derivanti da riduzioni di voci di spese rimodulabili ». La leva della benzina resta quindi solo l’ultima manovra d’emergenza che il governo sarebbe intenzionato ad attivare. Il pulsante rosso che però Monti potrebbe essere costretto a spingere. Ieri sera il ministro delle Politiche agricole, Mario Catania, ha comunicato le prime stimi per i danni agroalimentari che sarebbero superiori a 200 milioni. (riproduzione riservata)