I fondi esteri in Italia non arrivano solo direttamente sotto forma di sicav, ma anche impacchettati sotto forma di unit linked, un prodotto che sta tornando in voga dopo aver sofferto a causa della crisi delle borse. Hanno il vantaggio di far confluire sotto un unico cappello il portafoglio del cliente e offrono i vantaggi tipici dei contratti assicurativi anche nell’ottica di una pianificazione a lungo termine. Dal punto di vista della trasparenza per questi prodotti è previsto l’obbligo di pubblicazione delle quote su almeno un quotidiano nazionale. Ma c’è un’eccezione: le compagnie possono assolvere a questo obbligo con modalità appropriate e idonee a garantire un’agevole consultabilità della fonte e la pubblicità dell’informazione, quindi con Internet, come previsto per le sicav. La maggioranza delle compagnie sceglie, però, la via della pubblicazione cartacea. A puntare sulle polizze sono soprattutto le reti di promotori finanziari e le private bank. Non è un caso che, a fronte di un rallentamento della produzione Vita, le reti di promotori hanno chiuso il primo trimestre in crescita del 2% con una nuova produzione pari a 2,6 miliardi di euro. E proprio ai promotori si rivolgono le compagnie estere per collocare i loro prodotti in Italia. Skandia, divisione di gruppo Old Mutual specializzata nella gestione del risparmio a lungo termine e leader nel segmento unit-linked, ha organizzato nei giorni scorsi a Milano un evento dedicato ai promotori finanziari. E si rivolge ai pf anche MetLife, che ha appena lanciato una polizza con protezione flessibile del capitale (vedere box a pagina 15). Proprio le polizze con forme di protezione del capitale sono tra quelle più presenti nella nuova offerta. «Il primo trimestre 2012 è stato caratterizzato da un’offerta complessiva di nuove polizze quasi in linea con quella del primo trimestre 2011», sottolineano dalla società di consulenza Iama. «Infatti le compagnie, nonostante resti difficile il contesto di mercato, hanno dovuto aggiornare la gamma di offerta, come fanno solitamente nella prima parte dell’anno. Per cercare di rivitalizzare il mercato nel corso del 2012 i player si muoveranno in diverse direzioni». Uno dei cavalli di battaglia sono i prodotti specializzati sui Btp, strada già battuta da Banca Generali e Allianz. Ma non solo. «C’è un’offerta sempre più bilanciata, soprattutto attraverso le polizze multiramo», aggiungono da Iama. «Poi molti stanno lavorando a una strutturazione di un’ampia offerta di lungo periodo, che comprenda risparmio e protezione». Proprio la protezione sembra la parola magica seguita da molte compagnie. Tra i prodotti oggi in offerta si trovano infatti diverse polizze unit linked strutturate che promettono la protezione del capitale. A differenza dei contratti index linked, che dopo Lehman prevedono la garanzia del capitale prestata dalla compagnia, questi contratti hanno come obiettivo la protezione del capitale, ma non danno la promessa né di rendimento minimo né di restituzione del capitale. Anche in questo caso nel prospetto informativo sono esplicitate le probabilità di rendimento del prodotto. Per le tre unit analizzate la probabilità di un rendimento superiore all’attività priva di rischio va dal 8,6% di Mediolanum Synergy al 23% di Intesa Sanpaolo Life Prospettiva. Un’altra strada è quella di offrire prodotti di asset allocation da scegliere in base al proprio profilo di rischio. Una formula che ha seguito Azimut con la polizza Az style. Come spiega Paola Mungo, direttore generale di Azimut: « Con la nostra compagnia Vita irlandese abbiamo lanciato nell’autunno scorso Az Style, una polizza unit linked che ripartisce il portafoglio tra i nostri fondi in base al profilo di rischio scelto dal cliente». Mentre per la clientela del wealth management Azimut ha lanciato Az Infinity Life, che permette di mettere sotto un unico cappello assicurativo sia il risparmio gestito sia quello amministrato. «Per questo prodotto la soglia di investimento minimo è di 250 mila euro. La polizza permette di aggregare in un unico prodotto sia i fondi Azimut sia quelli di terzi e il portafoglio titoli (in questo caso soglia sale a 1 milione, ndr) e avere una gestione personalizzata che tenga conto del completo patrimonio. Insieme si ha il vantaggio di gestire al meglio il passaggio generazionale », dice Mungo. Non è un caso che proprio i prodotti assicurativi sono in crescita nei portafogli delle famiglie dei Paperoni. Come dimostrano i dati dell’Associazione italiana del private banking (Aipb) che segnano una crescita della quota riservata ai prodotti assicurativi dal 18,4% al 19,2%. «Dalle indagini svolte da Aipb appare chiaro che il cambio di clima dovuto al contesto attuale sia italiano che internazionale spinge i clienti verso scelte di razionalizzazione e di ottimizzazione sotto diversi profili: dal punto di vista fiscale, dal punto di vista della copertura rischi, dal punto di vista della diversificazione e, infine, dal punto di vista della trasmissione ereditaria», sottolinea Bruno Zanaboni, segretario generale Aipb. «Secondo una prassi molto più consolidata all’estero che in Italia, anche i clienti italiani cominciano a considerare il patrimonio nella sua interezza, tenendo presente la componente reale e finanziaria, e a richiedere una consulenza che li aiuti a valutare meglio come investirla e mantenerla monitorata. Per questo motivo sta cambiando anche il metro di valutazione con cui scelgono i loro consulenti per gli investimenti: è lontano ormai il periodo delle valutazioni sulla base dei singoli rendimenti». I Paperoni valutano i loro banker sulla base della capacità di monitorare i rischi, sulla scelta di investimenti liquidi e su un asset allocation chiara. In particolare, i clienti chiedono che ci sia una divisione tra la componente liquida del portafoglio a cui attingere in qualunque momento e una parte investita a lungo termine, ma sempre con un asset allocation che consenta di fissare una perdita massima tollerabile. Ancora una volta quindi la parola d’ordine è: protezione. (riproduzione riservata)