Roma La previdenza complementare, ancorché snobbata dai lavoratori, solo 5,5 milioni di aderenti su una potenziale platea di 23 milioni, potrebbe giocare un ruolo più ampio nel sistema di welfare italiano. Oltre che poco previdenti, gli italiani si rivelano riluttanti a rinunciare all’incasso di un capitale a favore di una rendita vitalizia e tendono a trascurare i rischi della persona, dalla malattia all’invalidità, dalla non autosufficienza fino al protezione del reddito in caso di perdita del lavoro. Aspetti che l’evoluzione del lavoro, l’allungamento della vita media e la polverizzazione dei nuclei familiari rendono più rilevanti di un tempo. «L’aspettativa di vita a 65 anni è, nel nostro paese, di oltre 18 anni per gli uomini e di circa 22 per le donne, con probabile allungamento negli anni a venire», ha detto in un recente congresso il presidente della Covip, Antonio Finocchiaro. «Una condizione, questa, con crescenti riflessi sociali ed economici che richiede già da oggi un nostro impegno per assicurare ai futuri pensionati, in particolare a quelli che sopravviveranno alle proprie risorse, una vita dignitosa e senza incapacità». Già oggi il 42% dei prodotti di previdenza complementare offre la possibilità di sottoscrivere coperture assicurative per morte, invalidità e Long term care (Ltc). Nel 2010 uno studio del Mefop, la società per lo sviluppo dei fondi pensione, prevedeva una convergenza bilaterale tra prestazioni

pensionistiche integrative e coperture dei rischi legati alla longevità, con un ampliamento del-l’offerta di fondi pensione con copertura Ltc, nell’ottica di un «welfare integrato ». La società di consulenza Prometeia ha ipotizzato una versione più ampia di questo «welfare integrativo», includendo, oltre alla polizza long term care, fondi sanitari a copertura di spese mediche rilevanti e sostegno al reddito in caso di perdita dell’occupazione. Ma tutto questo ha un costo. «La copertura dei rischi della persona è un compito tipicamente assicurativo e il suo costo è funzione del numero degli assicurati e della probabilità di verificarsi dell’evento coperto: è il modello mutualistico che tipicamente aiuta chi ha bisogno», è l’opinione di Roberto Casanova, partner di Iama Consulting. La domanda, allora, è come sollecitare il maggior numero di aderenti: imponendone l’obbligatorietà oppure educando le persone alla sensibilità del rischio? «Ritengo che questo secondo modo sia più difficile, ma anche più appassionante, perché comporta un atteggiamento ‘antiselettivo’, ovvero non esclusivo di coloro che avrebbero più bisogno delle coperture previdenziali, ma più responsabilizzante verso coloro che potrebbero farne a meno». (m. man.) Tanti prodotti di previdenza offrono coperture assicurative