di Lucio Sironi

Trimestre d’oro quello compreso tra gennaio e marzo per l’industria del risparmio gestito, come testimoniano i conti eccellenti presentati dal gruppo Mediolanum. Il sia pur momentaneo calo dello spread Btp-Bund che si è verificato all’inizio del 2012 e la contestuale ripresa dei mercati finanziari hanno fatto lievitare gli utili, giunti all’eccezionale importo di 178,6 milioni, in aumento del 160% rispetto al risultato dello stesso periodo 2011. «Record assoluto nella storia del nostro gruppo», commentano Ennio e Massimo Doris, presidente e ad, a MF-Milano Finanza. La riduzione dello spread ha consentito in pratica a Mediolanum di recuperare ciò che era stato tolto quando il differenziale si era mosso verso l’alto. Nella seconda metà del 2011 i conti erano stati appesantiti da una perdita di valore degli asset rappresentati dai titoli di Stato superiore a 80 milioni di euro; nel primo trimestre 2012 questo fattore ha invece portato a un guadagno straordinario di circa 94 milioni. La valorizzazione al fair value dei titoli di Stato in questa fase si traduce insomma in un elemento di volatilità aggiuntivo su un gruppo come Mediolanum, che tra attività di tesoreria e portafoglio della clientela dispone di 16- 17 miliardi in titoli pubblici, quasi tutti governativi italiani. «La nostra scommessa è che lo Stato non farà default», dice Ennio Doris. «Tuttavia noi siamo sbilanciati su titoli a breve, la maggior parte dei quali scade entro il 2014 e che quindi hanno un grado di rischio molto contenuto». Del tutto abbandonati i bond di altri Paesi periferici dell’Eurozona, dopo la negativa esperienza dell’anno scorso con quelli greci, mentre rimane una componente legata alla Spagna che si spiega col fatto che il gruppo controlla nella penisola iberica un istituto che opera a sua volta come banca retail, sul modello di quella italiana. «Anche in questo caso comunque non abbiamo timori», precisa Doris, perché anche le finanze spagnole sono sufficientemente solide nonostante le difficoltà del momento. Al netto della componente titoli di Stato, l’utile netto di Mediolanum avrebbe comunque i requisiti dell’eccezionalità dall’alto di ben 129 milioni, quasi metà dei quali (circa 60 milioni) rappresentati da commissioni di performance affluite grazie all’impennata dei mercati durata fino a metà marzo. Anche in questo caso di tratta di un contributo straordinario dal momento che poi le borse hanno invertito la rotta mentre lo spread ha ripreso a salire, azzerando le fee di incentivo nel corso del secondo trimestre. Resta il fatto, come Doris ha fatto notare, che l’incremento dei patrimoni in gestione che si è visto in questi ultimi anni (anche tra gennaio e marzo la raccolta netta è stata di 916 milioni e in seguito il ritmo si è mantenuto elevato) sta facendo lievitare i profitti in maniera robusta. «Se all’epoca della crisi Lehman, con masse gestite inferiori a 13 miliardi, le commissioni di gestione trimestrali in media si attestavano sui 60 milioni », esemplifica il fondatore, «ora ragioniamo su uno stock di 21 miliardi con flussi commissionali aumentati in proporzione». A completare la panoramica dei numeri, a fine marzo il totale delle masse gestite e amministrate del gruppo Mediolanum ha raggiunto un massimo storico di 49,178 miliardi, in crescita del 6% sia rispetto a 12 mesi fa sia rispetto a inizio anno. Per quanto riguarda Banca Mediolanum il numero di promotori finanziari al 31 marzo era di 4.466 e quello dei clienti 1,05 milioni. Banca Esperia, partecipata al 50%, disponeva di masse amministrate per 13,563 miliardi (+7%) con un utile netto di 2,7 milioni (+74%). Le attività sui mercati esteri hanno infine riportato un utile netto di 5,4 milioni con masse gestite e amministrate di 2,05 miliardi. Ieri il titolo Mediolanum si è apprezzato del 5,5% a 3,03 euro. (riproduzione riservata)