Andrea Di Biase

Da venerdì 25 maggio la proposta di Premafin, condivisa con Fondiaria-Sai e Milano Assicurazioni, relativa ai concambi per la fusione con Unipol Assicurazioni è sul tavolo del consiglio di amministrazione del gruppo bolognese. Sembra molto difficile però che il cda di Unipol Gruppo Finanziario (Ugf) possa dare una risposta alla controparte prima di una settimana. L’amministratore delegato Carlo Cimbri sarebbe infatti intenzionato a prendersi tutto il tempo necessario per esaminare la proposta. Non solo perché dal 29 gennaio (quando è stato firmato l’accordo Unipol-Premafin) a oggi le tre società del gruppo Ligresti hanno più volte tergiversato prima di convergere su una proposta unitaria, ma anche perché lo schema messo a punto negli ultimi giorni, oltre a essere peggiorativo rispetto alla proposta iniziale dei bolognesi, si basa su alcune assunzioni di base che potrebbero non essere condivise dalla stessa Unipol. La proposta di Premafin, FonSai e Milano prevede infatti che Ugf abbia una quota del 61% della compagnia che nascerà dalla fusione, mentre i bolognesi puntavano al 66,7% (anche se Cimbri non aveva escluso una possibile intesa a 61,8%). Ma anche le nuove condizioni poste dalle tre società del gruppo Ligresti per procedere all’integrazione non sembrano essere state accolte con particolare entusiasmo a Bologna. A destare più di una perplessità ci sarebbe per esempio la richiesta di definire «meccanismi societario e/o contrattuali» finalizzati a consentire «ai soli azionisti attuali di Fondiaria-Sai» di beneficiare delle eventuali plusvalenze «in eccedenza rispetto alle previsioni del budget 2012» che potrebbero essere realizzate dalla valorizzazione del patrimonio immobiliare. «Tale assunzione», è la motivazione del cda di FonSai, «tiene conto della circostanza, che Ugf ha indicato, di non avere attribuito valore a dette potenziali plusvalenze nell’ambito della determinazione della proposta ». Non avrebbero trovato una calorosa accoglienza nemmeno i rilievi critici formulati da FonSai e Milano circa i presunti rischi legati ai titoli strutturati in portafoglio a Unipol Assicurazioni, così come quelli eventualmente legati a Unipol Banca (per la quale il cda di Milano ha lamentato l’indisponibilità dei bolognesi a una «full disclosure»). Sulla base di questi presupposti appare dunque difficile immaginare che il negoziato possa essere alla battute finali. Prima dell’assemblea di Premafin, aggiornata al 12 giugno, potrebbero esserci dunque nuovi colpi di scena. Anche se la volontà delle parti sembra essere quella di arrivare a una soluzione, a Bologna sono comunque consapevoli, anche alla luce delle recenti prese di posizione di Consob e Isvap, di essere la sola risorsa che Premafin e FonSai hanno a disposizione per evitare rispettivamente il fallimento e il commissariamento. Proprio per questa ragione Cimbri non sembra intenzionato a fare altri sconti alla controparte. Di certo non ha giocato a favore della trattativa la pubblicazione delle posizioni del consigliere di FonSai, Salvatore Bragantini. Quest’ultimo, eletto nella lista di minoranza con i voti di Sator e Palladio, nel corso della discussione in seno al cda e al comitato degli indipendenti ha infatti messo in dubbio la solidità patrimoniale del gruppo bolognese, provocando, anche a seguito di alcuni articoli di stampa sull’argomento, la reazione seccata del vertice di Unipol. «Le insinuanti speculazioni riprese negli ultimi giorni da alcuni organi di stampa circa la solidità patrimoniale di Unipol», ha precisato il gruppo bolognese, «sono destituite di ogni fondamento, come risulta dalla documentazione contabile certificata e pubblicamente disponibile». Per questo motivo Unipol si è riservata di «adottare ogni più opportuna iniziativa per la tutela dei propri interessi e della corretta informazione del mercato». Le azioni legali dovrebbero partire a breve. (riproduzione riservata)