di Francesco Ninfole

Coro di proteste contro l’ultimo downgrade di massa di Moody’s, che ha tagliato i rating su 26 banche italiane, con riduzioni da uno a quattro livelli. I giudizi dell’agenzia hanno scatenato la reazione furiosa dell’Abi e di Confindustria, a cui si è aggiunta quella di molti politici, che hanno visto, dietro i tagli di Moody’s, un attacco all’Italia. Intanto, come anticipato da milanofinanza. it, la Consob (cui spetta la vigilanza sui rating) ha convocato ieri i vertici dei rappresentati del gruppo per un incontro chiarificatore, da tenere nei prossimi giorni, sulle procedure e le motivazioni che hanno portato alle decisioni. L’obiettivo è capire se ci sono state violazioni delle norme. La Consob aveva già iniziato un monitoraggio sulle comunicazioni di Moody’s: l’agenzia aveva inizialmente previsto per aprile le decisioni sul possibile downgrade delle banche italiane, poi rinviate a maggio. Lunedì scorso, alla relazione annuale della Consob, Vegas ha denunciato le «carenze organizzative» delle agenzie e ha ricordato la precedente convocazione di luglio dopo la revisione degli outlook sull’Italia, che aveva innescato la corsa dello spread. «Anche al fine di contenere gli effetti prociclici del rating è opportuno circoscriverne il valore regolamentare», aveva poi concluso il presidente Consob. Toni forti sono stati utilizzati ieri dall’Abi: «La decisione di Moody’s è irresponsabile, incomprensibile, ingiustificabile» e «le agenzie di rating ancora una volta si confermano come un elemento di destabilizzazione dei mercati con giudizi parziali e contraddittori». L’associazione guidata da Giuseppe Mussari ha criticato in particolare le motivazioni di Moody’s secondo cui le misure di austerità varate dal governo Monti «riducono la domanda economica di breve termine. Una volta le stesse agenzie le invocavano», ha però rilevato l’Abi. «La decisione è un’aggressione all’Italia, alle imprese, alle famiglie, ai cittadini». Ma l’associazione delle banche non si è fermata alle critiche. Innanzitutto, ha rinnovato la richiesta all’Ue e alla Bce «affinché tali giudizi non siano passivamente recepiti nella regolamentazione». Inoltre, l’Abi ha anticipato che i rating saranno all’ordine del giorno della riunione di oggi del comitato esecutivo a Milano «al fine di valutare collegialmente tutte le azioni da adottare, in ogni sede, per tutelare i legittimi interessi dell’economia italiana, così gravemente lesi dalle decisioni delle agenzie». I banchieri valuteranno i margini d’azione per disattivare il consueto meccanismo prociclico legato ai downgrade. Le valutazioni delle agenzie, sempre più criticate per la qualità e la tempistica, sono in grado di causare per le banche l’aumento del costo della raccolta, la vendita dei titoli da parte dei fondi, il reintegro delle garanzie fornite e l’attivazione dei meccanismi automatici previsti dalla regolamentazione finanziaria (anche Basilea fa uso dei rating). Ma la tipologia di conseguenze è molto vasta (per esempio, un rating basso può ostacolare anche le procedure per ottenere finanziamenti della Bei) e può generare effetti indiretti anche per alcune imprese (per esempio quelle che utilizzano garanzie delle banche verso controparti estere). Questo perché, al di là delle critiche, i rating sono ancora istituzionalizzati dalle norme Ue e delle banche centrali, oltre che dalle regole interne di molti fondi. Negli ultimi mesi la pressione sulla materia è salita e Bruxelles dovrebbe finalizzare entro l’estate la nuova stretta sul settore, dopo quella, recentemente varata, che ha affidato all’Esma e alle Consob nazionali la vigilanza sul settore. «C’è un attacco continuo che preoccupa», ha detto il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, Recessione e austerità sono le principali cause che hanno indotto Moody’s a tagliare il rating di 26 istituti di credito italiani, tra cui Unicredit e Intesa, mentre istituti come Montepaschi e Banco popolare (Baa3) si sono avvicinati al livello junk. L’outlook per gli istituti resta negativo. «I rating delle banche italiane sono adesso tra i più bassi nei Paesi dell’Europa avanzata e riflettono la vulnerabilità di queste banche in contesti operativi sfavorevoli», ha osservato l’agenzia. Le borse ieri in mattinata non si sono mosse in misura significativa, prima di cedere nel pomeriggio, sulla spinta delle notizie negative dalla Grecia. Il downgrade era atteso e pertanto aveva prodotto effetti nelle sedute precedenti. MF-Milano Finanza ha più volte ricordato l’impatto delle indiscrezioni che da giorni circolavano tra gli operatori, creando ulteriore instabilità. Un aspetto non secondario del meccanismo dei rating è la possibilità di fughe di notizie o di attivare manovre speculative. Ieri esponenti politici di ogni partito (su tutti Pd, Pdl e Udc) si sono mostrati uniti nel contestare i rating. Secondo Pierluigi Bersani, segretario Pd, «le agenzie intervengono in un modo che farebbe sorridere, se non facesse piangere. Moody’s prima declassa l’Italia perché c’è troppo debito, adesso si muove perché le banche sono molto esposte con le imprese. Per ubbidire a Moody’s dobbiamo fare manovre restrittive, che portano la recessione. Ma poi Moody’s viene a dirci che ci declassa ancora perché le imprese non stanno in piedi. Dobbiamo regolare queste benedette agenzie, che non si permettano di intervenire sui bilanci pubblici». Francesco Boccia, coordinatore delle commissioni economiche del gruppo del Pd alla Camera, ha aggiunto: «La politica intervenga prima che lo faccia la magistratura ». Duri i commenti anche sul fronte Pdl: «L’attacco di Moody’s è la goccia che fa traboccare il vaso», ha detto il capogruppo Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto. «Siamo stanchi di vedere la nostra democrazia, le nostre istituzioni continuamente attaccate dalle agenzie di rating. Attacchi che hanno, tra l’altro, una chiara matrice speculativa », ha osservato Maurizio Lupi (Pdl), vicepresidente della Camera. Per Pier Ferdinando Casini (Udc) «la decisione di Moody’s è di una gravità inaudita, c’è un disegno criminale delle agenzie contro l’Italia e l’Europa». Sempre ieri il Comune di Firenze ha annunciato la volontà di rescindere il contratto con Moody’s, una decisione che nei giorni scorsi è stata prese da alcuni istituti danesi. (riproduzione riservata)