di Francesca Gerosa

Intesa Sanpaolo ha chiuso il primo trimestre 2012 con un risultato netto pari a 804 milioni di euro, in crescita del 21,6% rispetto ai 661 milioni registrati nello stesso periodo del 2011 e oltre le previsioni degli analisti, che si attendevano in media un esito positivo per 720 milioni. Si tratta del risultato più elevato degli ultimi sette trimestri e già pari al payout per l’intero esercizio. Il dato comprende le plusvalenze derivanti dal riacquisto dei titoli subordinati Tier 1 per 274 milioni e gli oneri derivanti dall’adeguamento dei titoli greci per 38 milioni. Al netto di questi elementi non ricorrenti, l’utile si attesterebbe a 746 milioni. I proventi operativi netti sono cresciuti del 14,5% a 4,8 miliardi con gli interessi netti saliti a 2,5 miliardi (+4,6% anno su anno) e commissioni nette per 1,3 miliardi (-5,6%). Il risultato dell’attività di negoziazione ha inoltre presentato un saldo positivo di 716 milioni di euro (173 milioni nel quarto trimestre 2011) e si confronta con i 280 milioni del primo trimestre 2011. A fronte di un risultato della gestione operativa pari a 2,6 miliardi, in crescita del 32,8% rispetto agli 1,9 miliardi del primo trimestre 2011, il cost-income ratio è risultato in miglioramento al 45,9% rispetto al 55,5% del quarto trimestre 2011 e al 53,3% del primo trimestre 2011. In crescita gli accantonamenti e le rettifiche di valore nette che salgono a 1,06 miliardi rispetto ai 713 milioni del primo trimestre 2011. In particolare, la voce utili-perdite su attività finanziarie detenute sino a scadenza e su altri investimenti ha registrato un saldo negativo di 6 milioni, rispetto a quello positivo di 14 milioni del primo trimestre 2011. La gran parte degli accantonamenti è rappresentata dalle rettifiche nette su crediti, pari a 973 milioni, in crescita rispetto ai 682 milioni del primo trimestre 2011. Il gruppo accusa poi un’esposizione al rischio verso prodotti strutturati di credito con sottostanti attività subprime per 12 milioni di euro. Ma, soprattutto, Intesa Sanpaolo ha ulteriormente rafforzato la propria patrimonializzazione con un Core Tier 1 ratio che è salito dal 10,1 al 10,5% e che è a quota 9,6% se calcolato secondo i criteri Eba. L’istituto guidato da Enrico Cucchiani si conferma così in una posizione di preminenza tra le banche europee più grandi e più solide. Il management ha del resto confermato l’obiettivo di Core Tier 1 sopra il 10% quest’anno e, alla luce del positivo andamento dei ricavi del primo trimestre, ritiene che con il proseguimento dell’azione di contenimento dei costi e con il costante monitoraggio della qualità del credito nell’esercizio in corso si possa registrare una sostanziale stabilità della redditività operativa al netto delle componenti non ricorrenti del 2011. «I dati risultano nel complesso migliori delle attese: ci aspettavamo infatti un utile netto di 787 milioni, ma di bassa qualità perché i profitti da trading, più volatili, hanno controbilanciato il forte incremento degli accantonamenti, pari a 970 milioni di euro contro gli 820 milioni stimati », ha commentato a milanofinanza. it un analista di una sim milanese. «Meglio delle attese il rapporto cost-income al 45,9% dal 54,4% dell’intero 2011. Sui risultati pesano le difficoltà dell’economia domestica a cui Intesa Sanpaolo è fortemente esposta. Confermiamo il giudizio neutral sull’azione». Per quanto riguarda la remunerazione dei soci, Cucchiani – che ieri ha presentato i risultati trimestrali agli analisti – ha confermato l’impegno a pagare sull’esercizio 2012 «un dividendo almeno uguale a quello del 2011». Due mesi fa il consigliere delegato di Intesa aveva definito «base minima » il dividendo pagato per il 2011. Cucchiani ha inoltre espresso soddisfazione per i risultati del trimestre, raggiunti in uno scenario «caratterizzato da un’estrema volatilità, grande incertezza e indicatori economici che continuano a segnalare criticità a livello europeo e nazionale». Con riferimento al prosieguo dell’esercizio, il banchiere milanese ha sottolineato che «Intesa Sanpaolo è ben posizionata per affrontare le sfide di uno scenario economico che continua ad apparire critico e per sostenere lo sviluppo del sistema industriale del Paese e le necessità delle famiglie, dei risparmiatori e delle piccole imprese». A livello di singoli business, la divisione corporate & investment banking, guidata dal direttore generale Gaetano Miccichè, ha chiuso il primo trimestre con un risultato netto positivo per 465 milioni rispetto a quello negativo per 2,69 miliardi del quarto trimestre 2011 (che includeva rettifiche dell’avviamento per 2,31 miliardi) e a quello positivo per 438 milioni del primo trimestre 2011. La divisione Banca dei Territori, affidata al direttore generale vicario Marco Morelli, ha invece archiviato i primi tre mesi con un utile netto di 215 milioni che si confronta con il risultato negativo per 6,45 miliardi (anche in questo caso dovuto principalmente alle rettifiche sugli avviamenti) e a quello positivo per 255 milioni del primo trimestre 2011. Eurizon Capital, la società a cui fa capo il settore risparmio gestito del gruppo, ha realizzato un risultato netto positivo per 17 milioni, pressoché in linea con quello dei primi tre mesi dello scorso esercizio. Nel quarto trimestre 2011 il risultato di Eurizon Capital è stato negativo per 373 milioni sempre a causa delle svalutazioni degli avviamenti. La divisione Banche Estere ha messo a segno un risultato netto positivo per 24 milioni. Nel primo trimestre 2011 il risultato di questa divisione era stato positivo per 86 milioni. Infine, Banca Fideuram, che svolge attività di asset gathering tramite la propria rete di private banker, ha archiviato il primo trimestre con un risultato netto di 59 milioni rispetto ai 20 milioni del quarto trimestre 2011 e ai 52 milioni del primo trimestre 2011. (riproduzione riservata)