di Anna Messia

Ammonta a 10 miliardi di euro l’assegno che le compagnie di assicurazione potrebbero staccare per sostenere lo sviluppo delle infrastrutture in Italia. Il limite è stato fissato dall’Isvap, l’istituto di controllo del settore assicurativo, che ieri ha pubblicato il regolamento per dare attuazione al decreto Salva Italia che aveva aperto la strada all’investimento in autostrade, ferrovie o ospedali da parte delle compagnie di assicurazione. Il decreto, convertito in legge a fine dicembre, non aveva stabilito i dettagli della manovra, ma aveva assegnato all’Isvap il compito di fissare i paletti e di definire le caratteristiche degli investimenti consentiti. La soglia massima che è stata stabilita dall’istituto guidato da Giancarlo Giannini nel regolamento pubblicato ieri (che sarà in pubblica consultazione fino al 16 giugno) è pari al 2% delle riserve tecniche delle imprese. Quindi, considerando che le riserve delle imprese italiane del sistema assicurativo italiano ammontano complessivamente a 500 miliardi di euro, l’impegno del settore delle polizze potrà arrivare proprio fino al limite dei 10 miliardi. Per Generali assicurazioni, per esempio, che in capo alla Spa vanta riserve pari a circa 41 miliardi, l’investimento massimo consentito sarà di circa 800 milioni. Mentre per Unipol, che a fine 2011 aveva riserve di poco inferiori a 20 miliardi, l’impegno potrebbe arrivare fino al limite considerevole di 400 milioni. Cifre importanti, che in realtà sono per ora soltanto teoriche, perché l’interesse delle imprese assicurative a investire in infrastrutture dovrà essere verificato sul campo. La gran parte delle riserve del settore è investita, infatti, in gestioni separate. Prodotti che, per contratto, devono riconoscere ai clienti un rendimento minimo ogni anno. I ritorni degli investimenti in infrastrutture, che per definizione nei primi anni sono improduttivi, mal si conciliano, quindi, con l’obbligo che le imprese hanno nei confronti dei propri assicurati di pagare un rendimento annuo certo. Ma in ogni caso per le compagnie si apre un nuovo fronte d’investimento che, come previsto dal decreto Salva Italia, potrà convogliare capitali privati per lo sviluppo delle infrastrutture del Paese. Oltre che nei project bond, le obbligazioni europee finalizzata a progetti infrastrutturali che l’Europa sta studiando. (riproduzione riservata)