di Andrea Montanari

Prima il coinvolgimento nelle consultazioni per l’individuazione del nuovo amministratore delegato. Poi l’investitura a vicepresidente del gruppo, assieme al consulente Roland Berger. Aumenta notevolmente l’apertura di credito dei grandi soci del patto di Rcs Mediagroup (forti di oltre il 58%) a Giuseppe Rotelli. D’altronde, l’imprenditore della sanità lombarda a capo del gruppo San Donato finora ha investito oltre 300 milioni nella società garantendosi, dopo con l’accordo per l’acquisto della quota in possesso dei Toti (5,1%), il ruolo di primo azionista con il 16,55% complessivo del gruppo editoriale. E se il patto è impossibile da modificare o ampliare almeno fino al 14 marzo 2014, giorno della sua scadenza naturale (le disdette possono essere comunicate dall’autunno 2013), ecco che al professore di Pavia viene ora attributo il giusto peso. Anche perché lo stesso Rotelli si sta già spendendo, da quando è entrato nel comitato esecutivo, per la migliore gestione di Rcs. Insomma, nel giorno del rinnovo totale del cda (sceso da 21 a 12 membri), dell’avvicendamento sofferto del presidente – il notaio Piergaetano Marchetti cede il passo, pur restando nel cda e ai vertici della Fondazione Corsera, all’ex rettore della Bocconi, Angelo Provasoli – dell’uscita di scena dell’amministratore delegato Antonello Perricone (oltre al milione di emolumento per il 2011 gli spettano 3 milioni lordi di compenso per la risoluzione del rapporto di lavoro oltre al Tfr), il vero vincitore del nuovo corso di Via Rizzoli pare essere proprio il patron del San Donato. L’altro grande protagonista della scena ieri è stato Diego Della Valle (5,5%) che, uscito a metà assemblea (non ha votato sui vari punti all’ordine del giorno), è tornato a tuonare contro i pattisti, a partire da Mediobanca («Quando se ne sente parlare, la gente si impressiona un po’»). Ora che è libero dai lacciuoli del patto, Mr. Tod’s può muoversi liberamente sul mercato. «Sono un grande azionista e ho intenzione di crescere ancora. Lo farò nel breve tempo». Della Valle, poi, ha approfondito il tema della governance e del controllo societario. «La mia impressione è che il patto non esista più. Ho assistito nell’ultima riunione a un malumore forte, anche da parte di persone che per quieto vivere non lo dicono ed eviteranno di dirlo per un po’ di tempo». La terza e più dura stoccata, l’imprenditore marchigiano l’ha tirata sul tema del management. «Speriamo che si trovi in fretta un nuovo ad, che sia anche bravo e che operi nell’interesse degli azionisti. Io un nome ce l’avevo ed era quello di Perricone. Ma credo che ora dovranno svegliarsi perché l’azienda non può rimanere senza guida». E, soprattutto, «se si voleva cercare un nuovo ad bisognava cominciare a farlo molto prima. Adesso chiunque arriverà impiegherà un anno a capire qualcosa della gestione». Nel frattempo, in mancanza del top manager – la nomina è attesa nell’arco di una o due settimane – ieri il cda di Rcs ha affidato l’interim al vicedirettore generale Riccardo Stilli. In questo senso il toto-nomine vede ancora in pole il country manager di Microsoft Italia, Pietro Scott Jovane, anche se la sua candidatura ha subito un rallentamento dopo le indiscrezioni riferite da MF-Milano Finanza. L’alternativa resta l’ex ad Claudio Calabi, attualmente ad di Risanamento e presidente di Im.Co-Sinergia. Nel frattempo, la società alle domande del giornalista del Corriere della Sera Ivo Caizzi ha ribadito che «allo stato attuale un aumento di capitale non è allo studio», anche se esiste da anni una delega a una ricapitalizzazione fino a un massimo di 800 milioni. E che sul fronte delle dismissioni, «al momento è esclusa la vendita della sede storica di via Solferino (quella dove ha sede la redazione del Corsera)». Mentre «si stanno effettuando tutte le opportune valutazioni per valorizzare questo comparto (l’immobiliare, ndr), anche solo in misura parziale». Sul fronte delle dismissioni, ieri è stata formalizzata l’offerta di Editions Albin Michel per la francese Flammarion per la quale sarebbero in corsa anche Gallimard, Actes Sud ed Editis. Infine, nell’accomiatarsi dall’azienda l’ad Perricone ha sottolineato come in un contesto di mercato particolarmente difficile «Rcs ha registrato una raccolta pubblicitaria decisamente migliore rispetto alla concorrenza» riferendosi evidentemente al -5,3% dichiarato dall’Espresso e al -10% stimato dalla Mondadori. «Questo dato dovrebbe consentirci, pur in presenza di un calo dei ricavi pubblicitari, di avvicinare il risultato di ebitda non solo rispetto a quello previsto ma anche rispetto a quello dell’anno precedente». (riproduzione riservata)