Paolo Possamai

Trieste Arrivederci, Pietro! È il titolo, in italiano, di un ampio servizio dedicato dall’edizione ceca di “Forbes” ai destini della jointventure stretta nel 2007 tra il finanziere Petr Kellner e Generali. Destini ancora aperti, secondo Ladislav Bartonicek, direttore generale di Generali-Ppf Holding (Gph) e, soprattutto, socio e sodale della prim’ora di Kellner: “Uno degli scenari possibili è che Generali rilevi la quota di Ppf e assuma le redini delle attività assicurative nella nostra regione. Un’altra possibilità è rappresentata dal proseguimento della collaborazione attuale. Infine, si potrebbe decidere di cedere la joint venture a terzi, ma personalmente credo che questa sia l’alternativa meno probabile”. Ma in effetti, parole di Kellner, l’ipotesi della scissione dell’intesa a fine 2014 “è una possibilità che ci aspettiamo e che siamo psicologicamente pronti a accettare”. A fare la differenza, dunque, sarà la valutazione della buonuscita e Kellner sa di poter contare sulla volontà di Generali di acquisire in toto la società dedicata ai mercati dell’Est europeo. La materia del contendere sarà il prezzo, posto che la clausola di way-out con annesso assegno di (almeno) 2,5 miliardi di euro per Kellner, fu definita prima della Grande crisi. Generali vuole chiudere la joint, ma non di meno il finanziere ceco. Sulla base appunto dell’opzione a vendere che gli riconosceva (almeno) 2 miliardi e mezzo di euro nel 2014, Kellner cinque anni fa ha chiesto e ottenuto da un consorzio internazionale di banche una linea di credito dello stesso importo, investito nello sviluppo delle sue attività in Russia e in particolare per attrezzare la holding energetica chiamata Eph. Secondo gli accordi sottoscritti con le banche, Kellner deve rimborsare questo prestito nel 2014: dunque ha bisogno del denaro di Generali e ci fa conto. Va da sé che, nel caso in cui Generali scegliesse di confermare l’intesa avviata, ne deriverebbe per Kellner la necessità di rinegoziare la scadenza del prestito (con relativi oneri). Del resto, una prima esperienza di divorzio Leone e Ppf la stanno già pianificando in questo periodo. I due partner condividono fifty-fifty una quota pari al 38,5% di Ingosstrakh, la terza compagnia assicurativa sul mercato russo. L’operazione Ingosstrakh, che non è stata condotta usando il veicolo comune Gph, è finita nelle sabbie mobili allestite dal socio maggioritario, Oleg Deripaska. Kellner ora sta trattando la cessione della sua partecipazione al colosso bancario russo a matrice pubblica Vtb, Giovanni Perissinotto invece intende mantenere la posizione. Il capoazienda di Generali definisce “ottimi” i rapporti con Vtb, sebbene sia di fatto in stand-by da un paio d’anni il proposito di acquisire una quota della banca russa. Dice Perissinotto che “la porta resta socchiusa per entrambi”. E Vtb è intesa appunto come una porta privilegiata di accesso a un mercato dalle formidabili opportunità se è vero che – in un paese di 190 milioni di abitanti – il settore vita non esiste e il ramo danni pesa meno di metà di quello italiano. Nell’avventura russa, dunque, le strade del Leone e di Kellner sono destinate a dividersi a breve. Ma anche riguardo a Gph appare probabile, dati gli interessi convergenti dei due soci, che la joint venga sciolta. Dal punto di vista della compagnia del Leone, Gph ha manifestato un buon tasso di remunerazione e ancora più interessanti potenzialità di crescita. La compagnia ha circa 14 milioni di clienti nei quattordici Paesi post-comunisti e ha chiuso il 2011 con un utile netto di 314 milioni di euro (+28% rispetto all’anno precedente) e con un risultato operativo alla soglia di 503 milioni (+20,1%), spinto soprattutto dai danni (+30,9%). Da notare che il 43% circa dei premi raccolti, complessivamente 3,9 miliardi, è generata nella Repubblica Ceca, il resto viene da Ungheria (12,7%), Polonia (10,3%), Russia (8,2%), Slovacchia (5,8%), Romania (3,6%), Serbia (3,3%), mentre Slovenia, Croazia, Bulgaria, Kazakistan, Bielorussia, Ucraina concorrono con il 5,8% rimanente. Nel 2007 (anno antecedente la costituzione della joint venture) il Gruppo Generali era presente in 10 Paesi con circa 4 milioni di clienti, una raccolta premi aggregata di poco superiore al miliardo e un risultato operativo che contava solo per l’1,8% sul totale. Nella foto qui sopra, Petr Kellner Quasi sicuramente cederà la quota del 49 per cento di Ppf a Generali Una veduta di Praga È nella Repubblica Ceca che Ppf fa il 43% della raccolta