di Anna Messia

I bilanci cominceranno a farli nei prossimi giorni, quando i dirigenti del gruppo Generali inizieranno a ricevere i bonus di produzione che la compagnia paga ogni anno di questi tempi sui risultati dell’anno precedente. E questa volta dovranno fare i conti con un’amara constatazione: i premi che si ritroveranno in busta paga saranno considerevolmente più magri del solito. Il taglio coinvolge circa 330 manager del gruppo di Trieste. Il motivo è presto detto ed è legato ai risultati dello scorso anno della compagnia, che ha chiuso il bilancio con un utile netto di 856 milioni rispetto agli 1,7 miliardi del 2010. Il calo non è stato determinato dalla gestione industriale (il risultato operativo è stato di 3,9 mld rispetto ai 4,1 miliardi del 2010) ma piuttosto da circa 1 miliardo di svalutazioni derivanti soprattutto dai titoli governativi greci e da Telco. Ma le motivazioni non hanno attenuato gli effetti sul calo dei bonus di produzione che sta prendendo corpo in questi giorni. Del resto già a marzo scorso il top management, la primissima linea del gruppo, aveva annunciato che i propri bonus erano stati praticamente dimezzati, con i premi che complessivamente erano scesi da 3,86 a 2 milioni. Il taglio più incisivo per l’amministratore delegato e ceo del gruppo, Giovanni Perissinotto: il bonus di 1,5 milioni del 2010 si è ridotto a 480 mila euro, più che dimezzato, e complessivamente la sua retribuzione è passata 3,4 milioni del 2010 a 2,3 milioni dello scorso anno. Mentre per l’altro amministratore, Sergio Balbinot, il taglio del premio è stato meno pesante e si è concretizzato in una riduzione del bonus da 1,58 milioni a 975 mila euro e la retribuzione totale è passata da 3,5 a 2,7 milioni. Infine il direttore generale ha visto il bonus sgonfiarsi da 704 mila a 570 mila euro, mentre il totale, tra emolumenti e premi, è sceso da 1,7 a 1,57 milioni. E a cascata, in questi giorni, l’intervento di riduzione è destinato a colpire, come detto, altri 330 dirigenti, che non possono fare altro che sperare di recuperare la perdita con i risultati di quest’anno. A marzo il bilancio è stato chiuso in utile per 567 milioni, in calo rispetto ai 616 milioni dello stesso periodo dello scorso anno, ma nettamente in ripresa rispetto a fine 2011. C’è però un’altra incognita che bisognerà considerare per i prossimi mesi: il cda della compagnia lo scorso febbraio ha stabilito che una parte della componente variabile della remunerazione possa essere cancellata se a fine anno l’indice di Solvency I non sarà superiore al 120% A marzo scorso il valore era al 133%, ma la volatilità dei mercati e dei titoli di Stato di questi giorni non è certo di aiuto per il raggiungimento dell’obiettivo. (riproduzione riservata)