di Andrea Di Biase A meno di nuovi colpi di scena, che in questi mesi non sono certo mancati, nella giornata odierna Unipol potrebbe avere sul tavolo gli elementi necessari per dire se intende proseguire nel tentativo di salvataggio di Fondiaria-Sai o se invece lasciare la compagnia del gruppo Ligresti al suo destino. Oggi infatti la Consob, che si è riunita ieri sera, dovrebbe rispondere al quesito sull’esenzione dell’opa a cascata su Premafin, FonSai e Milano Assicurazioni, posta dai bolognesi come una delle condizioni per procedere con l’operazione. Nel frattempo il cda di Premafin, che ieri ha deciso di riaggiornarsi ad oggi, dovrebbe esprimersi sui concambi per la fusione a quattro e se decidesse di condividere l’ipotesi formulata dal board di FonSai la scorsa settimana, e fatta propria ieri anche da quello di Milano Assicurazioni (i suoi azionisti avranno il 10,7%), nelle prossime ore una proposta ufficiale potrebbe essere recapitata alla compagnia bolognese per le opportune valutazioni. Quale sarà la risposta finale di Unipol, che al momento non ha convocato il proprio cda, e che finora ha fatto trapelare una certa freddezza rispetto all’ipotesi di concambio formulata dal board di FonSai, è ancora presto per dirlo. Se anche Premafin alla fine dovesse convergere sulla proposta emersa nel cda della controllata, ai bolognesi sarebbe proposta una quota nel capitale della futura compagnia pari al 61%. Un valore non solo lontano rispetto al 66,7% approvato dal cda di Unipol, ma anche inferiore al 61,8% emerso come ipotesi di mediazione dopo l’incontro di due settimane fa tra l’ad dei bolognesi, Carlo Cimbri, quello di FonSai, Emanuele Erbetta, e il direttore generale, Piergiorgio Peluso. Il rischio che la compagnia controllata dalle coop, di fronte a una proposta del genere, possa dunque sfilarsi rimane alto. Dal fronte delle banche creditrici di Premafin arrivano tuttavia segnali di ottimismo sulla possibilità di arrivare a un accordo tra le parti. Anche perché senza di questo gli istituti creditori della holding, a partire da Unicredit e Mediobanca, non sono disposti a dare il via libera alla ristrutturazione dei 368 milioni di debito. Questa posizione è stata ribadita ieri in una lettera inviata dalle banche a Premafin. Senza l’ok delle banche alla ristrutturazione del debito, l’assemblea della holding in agenda per ieri è stata riaggiornata al 12 giugno quando, stando all’auspicio del presidente Giulia Ligresti, tutte le condizioni per il piano di integrazione con Unipol potranno essere avverate. Tra queste, oltre all’accordo sui concambi, c’è anche la pronuncia della Consob in merito all’esenzione all’opa a cascata. Il mercato si aspetta che l’authority possa concedere l’esenzione su Premafin e FonSai, mentre aperta sarebbe la questione relativa a Milano Assicurazioni. La sensazione è che la Consob possa imporre l’obbligo di opa sulle minoranze della Milano. Se così fosse Unipol potrebbe decidere di chiamarsi fuori, ma non è detto che, sulla base delle motivazioni del parere rilasciato dalla Commissione, la compagnia bolognese possa prendere una decisione diversa. Anche in questo caso la parola spetterà al cda di Unipol, che sarebbe dunque chiamato a decidere se modificare parte del piano originario o se invece sfilarsi dopo cinque mesi di serrate trattative dal dossier FonSai. Dovrebbe tenersi invece a fine giugno una nuova assemblea straordinaria della compagnia presieduta da Cosimo Rucellai per procedere a una nuova delibera sull’aumento di capitale da 1,1 miliardi. Sator e Palladio hanno infatti minacciato di impugnare la delibera dello scorso 19 marzo, viziata, a giudizio dei due fondi, dal fatto che l’accordo tra Unipol e Premafin non era stato pubblicato ai sensi di un patto parasociale. (riproduzione riservata)