DI DANIELE CIRIOLI

Cresce, nonostante la crisi, il secondo pilastro previdenziale. A fine 2011, infatti, le adesioni sono pari a 5,5 milioni, con un aumento del 5% rispetto al 2010 (quando l’incremento è stato del 4,9%), concentrato soprattutto sui piani individuali (Pip). Il tasso di adesione dei lavoratori è fermo al 24%, anche se migliore dello scorso anno (23%). Sul versante dei rendimenti, proprio l’elevata volatilità dei mercati fi nanziari, non ha consentito risultati soddisfacenti, in media inferiori al 3,5% della rivalutazione del tfr. È quanto emerge, tra l’altro, dalla relazione annuale 2011 della Covip presentata ieri dal presidente, Antonio Finocchiaro. I dati 2011. È lo scenario economico e fi nanziario, secondo la Covip, a determinare gli scarsi risultati dei fondi pensioni. In Italia il pil resta in calo e il recupero dell’occupazione del 2010 si è arenata a fi ne anno 2011. In questo quadro di diffi – coltà, le adesioni alla previdenza complementare sono risultate limitate rispetto alla base di riferimento. A fi ne 2011, infatti, gli iscritti sono 5.536.780 per un tasso di adesione del 24,1% considerata la base di occupati di 22.967.000. La quota maggiore è data dai dipendenti privato, 3.992.964 per un tasso di adesione del 28,9%, seguiti dagli autonomi pari a 1.392.210 per un tasso di adesione del 24,3% e, infi ne, dai dipendenti pubblici pari a 151.606 per lo scarso tasso di adesione del 4,4%. È proprio su tale settore che punta la Covip, attendendosi un «contributo determinante alla crescita delle adesioni», considerando che tra la fine del 2011 e i primi mesi dell’anno in corso ha autorizzato all’esercizio due fondi pensioni, Perseo e Sirio, dei tre previsti per il settore. Le sospensioni contributive. La relazione, inoltre, evidenzia preoccupazione per l’elevato tasso di sospensione ai fondi pensione che riguardano il 20% delle adesioni, in aumento rispetto al 2010. Il fenomeno, spiega la Covip, è complesso: include diverse tipologie di lavoratori e causali; spesso è il risultato di scelte individuali dei lavoratori. Peraltro, secondo la Covip, il fenomeno, non è oggi affrontabile in maniera adeguata per carenze di norme specifiche. Quelle che riguardano l’obbligo di contribuzione dei datori di lavoro, infatti, sono diverse da quelle previste per la previdenza pubblica (primo pilastro). E, pertanto, oltre al semplice sollecito di pagamento, la Covip non ha altri strumenti per un’azione di recupero e tocca quindi al lavoratore attivarsi per la propria tutela, con procedure complesse e spesso interminabili. Tfr vince sui fondi pensione. I rendimenti dei fondi negoziali sono risultati pari allo 0,1%; quelli dei fondi aperti e delle gestioni unit linked dei Pip hanno fatto registrare valori negativi (-2,4% i fondi aperti; -5,7% i Pip). Tuttavia, il rendimento delle gestioni separate dei Pip risulta positivo (3,5%), grazie al criterio di valorizzazione dell’attivo al costo storico, che consente di rinviare al momento del realizzo la contabilizzazione di eventuali minusvalenze. © Riproduzione riservata