Bisogna dire addio ai micro-fondi. Lo chiede con forza il presidente della Covip, Antonio Finocchiaro, che lo ribadirà il prossimo 23 maggio quando presenterà a Roma la relazione annuale sul 2011: «In Italia ci sono più di 500 fondi, sono troppi. Basti pensare che più di 400 fondi hanno meno di 5 mila iscritti e 100 meno di 1.000 iscritti. È quindi necessario portare avanti un processo di concentrazione che consenta di aumentare i capitali investiti, abbassare i costi e incrementare il livello di trasparenza dei fondi. Noi oggi non abbiamo poteri di intervento. Possiamo fare una moral suasion. Ma non è sufficiente ». I nano-fondi sono anche la conseguenza del mancato decollo della previdenza complementare. A fronte di 23 milioni di possibili aderenti fra lavoratori dipendenti privati, pubblici e autonomi, gli iscritti alle forme di previdenza complementare assommavano, a fine dicembre, a poco più di 5,5 milioni: il 23% della platea potenziale rispetto a una media europea del 91%. Il patrimonio dei fondi pensione rispetto al pil in Italia è pari al 4,6%, uno dei più bassi tra i Paesi Ocse, nonostante l’Italia abbia uno stock di risparmio importante. Domanda. Presidente Finocchiaro, la busta arancione può essere un primo passo per una maggiore consapevolezza dei lavoratori? Risposta. Sì, da tempo la chiediamo. Sono felice di sapere che l’Inps abbia completato il lavoro con l’anagrafe tributaria e sia pronta a spedire la busta arancione, perché credo che un balzo delle adesioni avverrà solo quando la gente leggerà nero su bianco che cosa l’aspetta. D. In generale ci vorrebbe maggiore informazione. R. Nella legge che ha completato la riforma della previdenza di base un articolo è proprio dedicato all’informazione previdenziale. Spero che presto seguano interventi su questo fronte perché ci vuole una volontà politica per rilanciare la previdenza complementare. D. Un’altra novità attesa dal settore riguarda le norme sugli investimenti. R. Covip ha pubblicato un mese fa un documento su questo tema. La redditività è la base perché i fondi crescano. Devono realizzare rendimenti ottimali, minimizzare i rischi e correlare gli investimenti degli attivi anche con gli impegni di erogazione. Ma soprattutto devono operare con un’ottica di lungo termine. D. La rotazione dei portafogli è eccessiva? R. Sì. È importante che l’ottica sia di lungo termine e quindi la movimentazione dei portafogli sia contenuta e la duration dei titoli coerente con gli obiettivi. Il confronto con il tfr non va fatto anno per anno, ma in un’orizzonte più lungo. (riproduzione riservata)