Rilanciare e consolidare con la convinzione di tutti la previdenza complementare in Italia “è un’esigenza economico-sociale” per il Paese.

Lo ha ribadito Antonio Finocchiaro, presidente della Covip, nella sua relazione annuale, dove sottolinea l’indispensabilità della previdenza complementare in un Paese dove circa la metà dei pensionati fruisce di una prestazione di primo pilastro inferiore ai mille euro, con un potere di acquisto reale in diminuzione. “Il rilancio della previdenza complementare presuppone peraltro un rinnovato e convinto impegno: del legislatore, per colmare talune carenze normative; delle fonti istitutive, per la ricerca di strumenti contrattuali innovativi, funzionali allo sviluppo delle adesioni e delle contribuzioni; delle forme pensionistiche, per scelte organizzative e gestionali trasparenti che tutelino sempre più gli iscritti; dell’Autorità di vigilanza, per agevolare la sana e prudente gestione degli operatori”. 

Finocchiaro ricorda che a fine 2011 erano censiti 545 fondi, 14 in meno rispetto all’anno precedente. Gli iscritti ammontano a 5,5 milioni con un aumento del 5%, al netto delle uscite rispetto al 2010. Il tasso di adesione rispetto al totale dei lavoratori occupati (pubblici, privati e autonomi) non supera il 24 per cento. Nel dettaglio i Fondi Pensione negoziali hanno circa 2 milioni di iscritti, i Fondi aperti oltre 880mila lavoratori mentre continua a ridursi il numero degli iscritti ai cosiddetti Pip, piani individuali pensionistici, scesi a 573mila iscritti. I nuovi Pip, invece, contano 1,5 milioni di iscritti e contribuiscono per tre quarti al totale delle nuove adesioni.

Si tratta di numeri non soddisfacenti, se si considera che numerosi fattori, anche dopo la recente riforma del primo pilastro pensionistico, rendono incerto il tasso di sostituzione che la previdenza di base potrà garantire. Preoccupa anche l’elevato tasso di sospensione dei versamenti ai fondi pensione. Esse interessano il 20% delle adesioni, in aumento rispetto al 2010. Le norme che riguardano l’obbligo contributivo da parte dei datori di lavoro previste per la previdenza di primo pilastro non sono applicabili a quella complementare e la differenza di tutela che si basa sulla natura obbligatoria della prima e volontaria della seconda non è condivisibile. La Corte Costituzionale ha da tempo sancito il collegamento “funzionale” tra i due pilastri previdenziali”.

Le risorse finanziarie destinate alle prestazioni pensionistiche alla fine dello scorso anno erano pari a 90,7 miliardi (+9%) per oltre la metà investito in titoli di debito italiani ed esteri. Sull’ammontare dei patrimoni, sottolinea Finocchiaro, incide negativamente, oltre ai riscatti, la domanda di anticipazioni da parte degli aderenti e in particolare le richieste per esigenze diverse da spese mediche o acquisto della casa che coprono la metà dell’importo complessivo. 

Nel 2011 l’elevata volatilità dei mercati finanziari, i forti ribassi dei corsi azionari e obbligazionari privati, la discesa dei rendimenti dei titoli pubblici a breve termine hanno inciso sui risultati delle forme pensionistiche complementari, nella media inferiori alla rivalutazione del Tfr, che si è attestata al 3,5% a causa del riacutizzarsi delle pressioni inflazionistiche.
Nel dettaglio, i rendimenti, a livello aggregato, sono risultati pari allo 0,1% per i fondi negoziali, mentre quelli dei fondi pensione aperti e delle gestioni unit linked dei Pip hanno fatto registrare valori negativi (- 2,4% per i fondi aperti, – 5,7% per i Pip). Positivo è stato il rendimento delle gestioni separate dei Pip (3,5%), grazie anche al criterio di valorizzazione dell’attivo al costo storico, che consente di rinviare al momento del realizzo la contabilizzazione di minusvalenze.
Nel primo trimestre 2012, per effetto del migliorato andamento dei mercati, tutte le linee di investimento hanno fatto registrare incrementi di rilievo nei rendimenti, talvolta in misura nettamente superiore alla rivalutazione del Tfr. Secondo la Covip “è importante che i fondi pensione vengano considerati come strumenti di investimento di lungo periodo e, quindi, che le relative valutazioni tengano presente tale profilo”.
Finocchiaro sostiene che, nel prossimo periodo, per un rafforzamento del sistema dei fondi pensione occorre: sostenere lo sviluppo della previdenza complementare per i pubblici dipendenti, oggi a livelli davvero minimali; adottare misure che favoriscano l’erogazione delle prestazioni in forma di rendita e non di capitale perché il permanere dell’attuale tendenza a richiedere la liquidazione in unica soluzione del montante accumulato, al momento del pensionamento, non è coerente con il principale obiettivo della previdenza complementare; ridurre i costi perché, sebbene ci siano molti fondi pensione che hanno costi di amministrazione e gestione più bassi rispetto ad altri strumenti di gestione del risparmio, ci sono i margini per un ulteriore miglioramento; verificare la possibilità di interventi sul piano della fiscalità che semplifichino il regime della tassazione che, per la stratificazione di diverse norme in periodi successivi, e’ di complicata gestione per fondi pensione e di difficile comprensione per gli iscritti.