Sarà anche la Bibbia dei giornali economici e finanziari, ma qualche volta al Financial Times si perdono qualche versetto. Nell’edizione di martedì 15, a pagina 18, il quotidiano inglese ha pubblicato un servizio a firma di Eric Sylvers, in cui si parlava di Matteo Arpe e del suo tentativo di prendere possesso del gruppo Fondiaria-Sai. Il servizio cominciava così: Arpe conosce bene i meandri della corporate Italia, avendo organizzato, quando era in Mediobanca, il finanziamento che permise all’Olivetti di comprare Telecom Italia nel 1999. Un affare da 60 miliardi di euro, a quel tempo la maggiore scalata ostile europea. Proseguendo poi con un’affermazione di Arpe secondo cui una sua vittoria segnalerebbe che è possibile abbattere la barriera che circonda l’Italia. Di questa curiosità avevamo già dato conto su MF di ieri sottolineando l’assai discutibile tesi che vede il banchiere Arpe quale portatore del nuovo. Ci era sfuggito che nella pagina successiva campeggiava un altro servizio, a firma dello stesso Eric Sylvers, questa volta dedicato a Franco Bernabé nel suo ruolo di chef executive officer di Telecom Italia. L’intervista comincia così: Franco Bernabé sta lottando per tagliare l’ingombrante debito di Telecom Italia, e nel farlo è acutamente al corrente dell’ironia della sorte: i 30 e più miliardi di indebitamento netto sono il risultato di un takeover ostile operato dall’Olivetti nel 1998, che provocò l’allontanamento dell’allora amministratore delegato Bernabè, che aveva contrastato la scalata. Riassumendo: il Financial Times di pagina 18 definisce Arpe come il regista del finanziamento di una brillante scalata ostile del 1999 divenuta celebre, e il suo tentativo su Fondiaria-Sai foriero alla comunità internazionale di «un segnale analogo a quello del governo Monti», mentre il Financial Times di pagina 19 lo considera l’indiretto artefice degli ingombranti 30 miliardi di debito che dal 1998 (data sbagliata, by the way) zavorrano la Telecom Italia per colpa di quella scalata. Wow.