Sarà che ai tempi delle vacche grasse sembrava quasi un «must» acquisire un bel po’ di sportelli se non un’intera banca. Sarà che, a detta di qualche esperto del settore, con l’evoluzione della tecnologia e del web, gli istituti di credito sono proiettati verso un futuro in cui la filiale fisica conterà sempre meno. Sta di fatto che ora, sul mercato italiano, sembra esserci una sovrabbondanza di sportelli in offerta: Barclays, Biverbanca e Antonveneta i casi più noti. Quanto al gruppo britannico, gira voce che abbia avviato una serie di negoziati per la cessione delle 191 filiali italiane, nel più generale quadro di revisione delle attività non redditizie. Barclays punterebbe in primis alla cessione vera e propria e, nel caso non riuscisse, valuterebbe una ristrutturazione. Del resto, la vendita delle filiali del gruppo britannico – fa notare un analista specializzato nel settore bancario – non si preannuncia come una passeggiata: essendo per lo più focalizzate sull’offerta di mutui, il problema è che la raccolta non sembra essere particolarmente elevata, mentre in questa fase un eventuale compratore appare per lo più orientato ad acquisire filiali con una buona base di depositi. Diverso il discorso per le due piccole banche italiane in vendita. Non è un caso che entrambe facciano capo a Monte dei Paschi di Siena, al momento impegnata in una corsa contro il tempo per rafforzare l’indice di patrimonializzazione core tier 1 senza dovere battere cassa tra gli azionisti (anche perché l’omonima Fondazione, prima socia al 37%, ha già avuto non pochi problemi per il debito contratto in occasione dell’ultimo aumento di capitale). L’autorità bancaria europa Eba, infatti, per il gruppo di Rocca Salimbeni, ha indivuato un deficit di capitale di 3,27 miliardi. Parte del quale sarà colmato con la cessione del 60% di Biverbanca e con quella, altamente probabile, di circa la metà degli sportelli Antonveneta (376 in totale), i due istituti, piemontese il primo e padovano il secondo, che Mps ha rilevato tra il 2007 e il 2008. In particolare la cessione di Biverbanca sarebbe già in fase di chiusura: domani saranno aperte le buste con le offerte e i pretendenti sono la Popolare di Vicenza, che per la quota in mano a Mps ha messo sul piatto 200 milioni, e la cordata formata dalle Fondazioni Cassa di Risparmio di Biella e Vercelli, già socie di minoranza dell’istituto piemontese. La Popolare veneta presieduta da Gianni Zonin, così come pure Veneto Banca, è stata anche citata tra i potenziali papabili per rilevare fino a 200 sportelli di Antonveneta. Ma qualche operatore fa notare che in entrambi i casi si potrebbero creare sovrapposizioni non efficienti, specialmente in questa fase di mercato. Era stato fatto anche il nome di Cariparma-Friuladria, che non avrebbero questo problema, ma la cui capogruppo Cré dit Agricole sembra essere «in tutt’altre faccende affaccendata».