di Simona D’Alessio 

 

I giovani avranno la loro pensione. E sarà «giusta», a patto però che i cittadini «ci pensino dal primo giorno del primo impiego», che si abituino all’idea che «bisogna lavorare più a lungo, che in passato», e che investano nella previdenza complementare, verso cui c’è ancora «troppa disinformazione».

 

Esprime una certezza granitica, ma non senza distinguo Antonio Mastrapasqua, presidente dell’Inps, in un colloquio con IOLavoro sulla sorte delle nuove generazioni, alle prese con le inquietanti incognite del sistema contributivo; se, infatti, il 93,4% delle prestazioni erogate sono frutto dell’utilizzo del vecchio, conveniente meccanismo (retributivo, calcolato cioè sulla base degli ultimi redditi percepiti), adesso ha valore la consistenza dei versamenti che, in tempo di crisi economica, non tutti gli occupati sono in grado di garantire. L’opportunità, rievocata recentemente dal ministro del welfare Maurizio Sacconi, di consultare il proprio bollettino previdenziale attraverso la cosiddetta «busta arancione» (contenente la fotografia dello stato attuale, la proiezione sui tempi di maturazione dei requisiti per l’accesso e l’entità dell’assegno, ndr) non può, perciò, che provocare un brivido lungo la schiena di chi si è affacciato da pochi anni sul mercato del lavoro. «Il nostro ente conosce i numeri, la realtà, le riforme avvenute e le applicazioni, pertanto possiamo dire con forza ciò che le cifre rappresentano: gli interventi normativi dello scorso anno hanno messo in sicurezza i conti dell’istituto, il che equivale a mettere in sicurezza i conti dei pensionati e dell’Italia», proclama Mastrapasqua, precisando che il sistema contributivo «fa sì che ognuno abbia un portafoglio previdenziale. Anzi, io lo chiamerei, più che portafoglio, un salvadanaio». È evidente che, fin qui, le rassicurazioni non sono pienamente efficaci, tuttavia il presidente dell’Inps aggiunge che «ora comincia l’impresa più difficile: spiegare a tutti come funziona lo strumento, ovvero come possono sfruttare al meglio questo cambiamento epocale» per ritrovarsi un domani in tasca una pensione adeguata al proprio sostentamento. Non c’è tempo da perdere, dunque, perché le nuove regole di accumulo dei contributi «si devono apprendere in giovane età», e diventa più che mai opportuno «procedere al riscatto degli anni della laurea» per incamminarsi con il piede giusto.

Affrontato in questa maniera il «primo pilastro», il vertice dell’istituto invita i giovani a «confrontarsi immediatamente con il secondo, che non può essere come negli anni addietro una scelta episodica», comprendendo come declinare a proprio vantaggio le chance della previdenza obbligatoria e di quella integrativa. Sono questi, va avanti, «i momenti più importanti della vita del cittadino». Il decollo effettivo della attualmente «misconosciuta» offerta di pensioni complementari dovrà andare di pari passo con l’opera di informazione che «stiamo compiendo da tempo: ad esempio, mettere a disposizione di tutti i lavoratori attivi l’estratto conto previdenziale online (http://www.inps.it/portale/default.aspx?inodo=4753&bi=13&link=Estratto+contributivo)», può essere l’opportuno campanello d’allarme per indurre la gente ad accumulare un patrimonio alternativo che possa rinforzare la copertura assistenziale «standard». L’ente dichiara di voler fare la sua parte per abbattere «la diffidenza figlia della disinformazione che ostacola il successo del secondo pilastro» e, infatti, «l’Inps, insieme a governo, parlamento e parti sociali si sta impegnando per diffondere la conoscenza e la consapevolezza» del mare magnum previdenziale.

E, allora, occhi puntati sul passato (recuperare il quadriennio, o quinquennio di università, così che i laureati ritrovino gli sforzi di quel periodo di studi nel computo della pensione futura), sul presente («non è mai troppo tardi per lasciare il posto, anche se discontinuo, o flessibile», ammonisce Mastrapasqua) e, infine, sull’avvenire, poiché aumenta la speranza di vita e occorre salvaguardarne la qualità fino all’ultimo giorno.