di Teresa Campo

Resta sempre accesa la polemica sulla nuova normativa sui fondi immobiliari, impostata con il decreto sviluppo. Ma con il passare dei giorni, oltre alle critiche, trovano spazio anche apprezzamenti, sfumature e distinguo. In primo luogo il fatto che la normativa, ancora tutta da perfezionare, rappresenta comunque un passo avanti rispetto al passato. In secondo, che non vale l’equazione sgr più grandi uguali sgr buone perché i loro fondi sono partecipati da investitori istituzionali, mentre le altre sono cattive e perciò in futuro dovranno pagare più tasse. Proprio su questi punti è intervenuto Giampiero Schiavo, amministratore delegato di Castello sgr, società di gestione del risparmio con sei fondi all’attivo, l’ultimo in procinto di diventare operativo. Che ha premesso: «L’80% dei nostri soci, sia della sgr sia dei nostri fondi, sono investitori istituzionali, dunque non saranno soggetti all’eventuale aumento della tassazione o lo saranno marginalmente». Tra l’altro la nuova normativa ha ancora un lungo iter davanti: 60 giorni per la conversione in legge più il tempo necessario all’Agenzia delle entrate per emanare la circolare che disciplina la materia. «Ma soprattutto», ha proseguito Schiavo, «il decreto consente di superare l’impasse in cui il comparto fondi immobiliari si trovava ormai da un anno. Tra l’altro, quanto ad associazioni di categoria, Castello aderisce solo ad Assogestioni, che ha salutato positivamente il decreto, linea che condividiamo. Il provvedimento, infatti, ha il pregio di dare finalmente ai fondi immobiliari linee guida chiare, che appunto distinguono tra investitori istituzionali e gli altri, ossia società e persone fisiche, che in quanto tali non rappresentano una pluralità di investitori e quindi non possono godere dei vantaggi fiscali pertinenti agli strumenti di gestione del risparmio. Certo, forse la suddivisione espressa nel decreto è troppo tranchant e merita qualche correttivo, ma i principi che esprime mi sembrano chiari: i fondi non elusivi non hanno nulla da temere». Si ricorda che ai fini della tassazione, gli investitori istituzionali (banche, fondazioni, fondi compagnie assicurative, enti previdenziali) godranno anche in futuro dei vantaggi fiscali accordati alla categoria fondi, mentre gli altri, se detengono quote superiori al 5%, saranno soggetti a un’imposizione transitoria pari al 5% del Nav del fondo nel 2010 (in proporzione alla quota detenuta), mentre a regime i proventi loro spettanti diventeranno trasparenti ai fini fiscali. La nuova normativa provocherà inevitabilmente un consolidamento del settore, con fusioni e acquisizioni, «ma proprio perché possiamo contare su soci istituzionali, quindi forti», ha concluso Schiavo, «è un processo di cui vogliamo essere attori». (riproduzione riservata)