Le associazioni dei commercialisti chiedono tutele per i giovani
 di Ignazio Marino  

I sindacati dei dottori commercialisti sono in fermento sulla questione previdenziale. Appresa la notizia della convocazione per il 24 maggio dell’assemblea dei delegati della Cassa di categoria per affrontare la modifica dello stato e del regolamento, i presidenti delle quattro associazioni (Luigi Carunchio per l’Ungdcec, Marco Rigamonti per l’Aidc, Riccardo Losi per l’Andoc, Vilma Iaria per l’Adc) si sono incontrati al fine di esaminare alcune problematiche che, si legge nella nota diffusa ieri, «dovranno essere affrontate e auspicabilmente risolte nell’immediato futuro, fissando le priorità sulle quali intervenire, anche congiuntamente, nell’interesse dei propri iscritti e della categoria.

A questo proposito è stata ribadita la necessaria centralità dell’azione sindacale all’interno del dibattito sulle varie questioni che attengono la professione del dottore commercialista. Tra queste, particolare attenzione è stata rivolta alla previdenza di categoria, i cui vertici di fatto sembrano avere dimenticato l’importanza di un sano e costruttivo confronto con chi è portatore degli interessi degli iscritti che hanno scelto l’aggregazione sindacale. Confronto che si auspica possa essere recuperato e, possibilmente, rafforzato nell’interesse e secondo le prerogative di ciascuno».

Insomma, per prima cosa i sindacati vogliono esserci e sedersi al tavolo della discussione. Soprattutto dopo aver appreso che nella giornata del 24 maggio sarà discussa una delibera che intende proporre l’aumento del contributo soggettivo dal 10 al 12% nel giro di qualche tempo. Ma i quattro rappresenti nel loro incontro sono andati oltre. E individuato anche il problema centrale della «questione previdenziale»: l’adeguatezza (o meglio l’inadeguatezza) delle prestazioni maturande in favore dei giovani iscritti. La richiesta in tal senso è quella di «ristabilire con equità il patto intergenerazionale, sempre più leso dal recente orientamento giurisprudenziale». Su questo ultimo aspetto, che rappresenta la maggior fonte di preoccupazione, le associazioni sindacali hanno unanimemente ribadito «la necessità che tale obiettivo sia perseguito celermente, recuperando il troppo tempo ormai trascorso». E poiché la normativa ed i regolamenti previdenziali esistenti forniscono gli strumenti per poter fin da ora intervenire, i quattro sollecitano «gli organi preposti a non indugiare e ad attivare i meccanismi consentiti per perequare le rendite di coloro che sono maggiormente interessati dal calcolo contributivo delle pensioni».