Se, da una parte, l’uscita da Citylife non comporta grandi cambiamenti in bilancio per Fondiaria-Sai, dall’altra consente alla famiglia Ligresti di chiamarsi fuori da una partita che in futuro, considerato lo stato delle finanze del gruppo, sarebbe potuta diventare troppo onerosa. La decisione di esercitare l’opzione di vendita (put) relativa alla partecipazione del 27,2% nel maxi quartiere che sorge nell’ex Fiera di Milano va dunque letta non nell’ottica dell’immediato realizzo ma in quella di meno costi e investimenti futuri. Controparti dell’operazione saranno sia le Generali, che incrementeranno la propria quota in Citylife passando dal 41% al 67%, sia – e questa è una novità perché fino a poco fa sembrava che a rilevare la partecipazione sarebbe stato solo il gruppo del Leone – i tedeschi di Allianz, che saliranno dal 32% al 33 per cento. A livello di bilancio, facevano notare nel morning note di ieri gli analisti di Intermonte, quello che potrebbe entrare nelle casse di Fonsai con l’esercizio della put, corrisponde, grosso modo, a quello che dalle casse della compagnia è uscito per le dimissioni dell’ex ad, Fausto Marchionni, in una sorta di gioco a somma zero. Dall’operazione, gli esperti della Sim milanese si aspettano infatti che possa scaturire «un capital gain potenziale compreso tra 10 e 15 milioni di euro, sostanzialmente compensato a conto economico dall’esborso sostenuto per la buonuscita di Marchionni», pari a 10 milioni. Quanto al prezzo di esercizio dell’opzione, sarà stabilito confrontando il valore più alto tra il Nav (net asset value) al momento della cessione e l’equity del progetto (maggiorata di interessi). Secondo recenti interpretazioni, la cifra dovrebbe aggirarsi sui 100-120 milioni.
Come detto, l’esercizio della put va letto più che altro in un’ottica di meno esborsi futuri per il gruppo dell’Ingegnere Salvatore. Anche perché le banche finanziatrici, Unicredit in prima linea, esposta per circa 500 milioni nei confronti del gruppo Ligresti, premono affinché sia data una bella sforbiciata ai costi. Per il gruppo gli ultimi anni non sono stati certo caratterizzati dall’austerity: basti pensare a Toulon, il cavallo di Jonella Ligresti, e agli 1,4 milioni versati l’anno scorso da Fonsai nelle casse di Laità, la società che lo possiede. Probabilmente è anche per scongiurare nuove operazioni simili che, con l’imminente ingresso (dovrebbe essere annunciato in questi giorni) del manager di Piazza Cordusio, Piergiorgio Peluso, in Fonsai come direttore generale, la banca ha deciso di mettere di fatto un piede – ancorché in maniera indiretta – nella gestione della compagnia assicurativa. Compagnia con cui proprio Unicredit ha messo a punto il piano di riorganizzazione, che tra le altre cose prevede una partecipazione diretta pari al 6,6% dell’istituto guidato da Federico Ghizzoni nel capitale di Fonsai. Il piano Unicredit-Ligresti, tuttavia, per essere definitivamente implementato necessita ancora del «placet» di Consob, che dovrebbe giungere in forma di esenzione dal lancio dell’Opa. È realistico ipotizzare che la Commissione presieduta da Giuseppe Vegas possa emettere il verdetto entro la prossima settimana.