Nel primo giorno della ricapitalizzazione da 5 miliardi, le azioni cedono il 7% e i diritti il 23 per cento Ma quest’ultima strada resta ancora la più conveniente per entrare nel capitale di Ca’ de Sass

 

L’aumento di capitale da 5 miliardi di Intesa Sanpaolo prende il via in una giornata non semplice per le Borse europee e per quella italiana in modo particolare. Con l’acutizzarsi delle tensioni sulla Grecia, le prospettive negative di Standard & Poor’s sul rating dell’Italia e lo stacco delle cedole da parte di molte società nostrane (si veda articolo nella apgina seguente), il Ftse Mib di Milano ha ceduto il 3,32 per cento. Un contesto che non ha certo favorito le azioni Intesa Sanpaolo, che ieri hanno preso il 6,8%, mentre i diritti legati alla ricapitalizzazione sono affondati del 22,63% a 0,0913 euro. Sulla base della chiusura, nonostante il calo a picco dei diritti, per un investitore interessato ai titoli Intesa, risulta in ogni caso conveniente passare attraverso l’aumento di capitale, perché la spesa per ogni singola azione di nuova emissione ammonta a 1,689 euro (contro gli 1,694 della chiusura dei titoli ordinari sul mercato). Da ricordare che sette diritti consentono di sottoscrivere due azioni di nuova emissione, a 1,369 euro l’una. «A nostro avviso – recita una nota diramata ieri da Azione Intesa Sanpaolo, associazione dei piccoli azionisti del gruppo – il prezzo proposto, pur considerando il calo fisiologico della quotazione da porre in relazione sia con lo stacco del dividendo che con l’operazione di aumento di capitale, configura un’interessante opportunità d’investimento». A pesare sulla quotazione di ieri dei diritti, fa notare un analista, anche la considerazione che, in genere, i soci che non intendono partecipare all’operazione approfittano del primo giorno di negoziazione per sbarazzarsene. A prendere parte alla ricapitalizzazione della banca di Ca’ de Sass, saranno con certezza la Compagnia di San Paolo, primo azionista con il 9,89, Fondazione Cr Padova e Rovigo, Fondazione Cariplo, Ente Cassa di Risparmio di Firenze, Fondazione Cr Bologna, Fondazione Cr Udine e Pordenone, Fondazione Cassa di Risparmio della Spezia, Fondazione Cr Gorizia, Fondazione Cr Forlì, Fondazione Cr Pistoia e Pescia. Tutti soci che si sono impegnati ad aderire all’aumento di capitale per le intere quote di competenza e per un ammontare complessivo pari al 24,857% dell’aumento di capitale. Meritano un discorso a parte le Generali, che hanno in portafoglio il 4,56% della banca guidata da Corrado Passera e che, come dichiarato la settimana scorsa dall’ad del Leone, Giovanni Perissinotto, parteciperanno all’operazione soltanto in parte. La Carlo Tassara di Romain Zaleski, socia con il 2,26%, non sarà invece della partita, essendo a corto di denaro liquido. Ieri, intanto, gli analisti, complice lo stacco del diritto, hanno rivisto al ribasso i prezzi obiettivo di Intesa: Intermonte da 2,4 euro a 2,2 euro, confermando il giudizio neutral, Banca Akros da 2,9 a 2,7 euro (buy) e Nomura da 2,7 a 2,25 euro (neutral).