di Gianluca Zapponini

 

Crescita al rallentatore, occupazione che non riparte e famiglie sempre più indebitate. È il quadro dell’economia italiana che emerge dall’annuale rapporto Istat. Secondo l’istituto guidato da Enrico Giovannini, tra il 2000 e il 2010 la performance di crescita dell’Italia è stata la peggiore dell’Ue, con un tasso dello 0,2% annuo a fronte dell’1,1% medio rilevato nell’Eurozona. Nell’ultimo anno la crescita in Italia non è andata oltre l’1,3%. Nonostante ciò, spiega ancora l’Istat, nel corso del 2010 il rapporto tra deficit e pil è passato dal 5,3 al 4,5%. Ma le note più dolenti arrivano dai fronti delle famiglie e dell’occupazione. Lo scorso anno il potere di acquisto dei nuclei familiari è diminuito di un ulteriore 0,6%, dopo il crollo registrato nel 2009 (-3,6%). Di conseguenza, sottolinea l’Istat nel documento, c’è stata «una progressiva erosione del tasso di risparmio, sceso al livello più basso tra tutte le altre grandi economie dell’area euro». Inoltre, spiega ancora l’istituto di statistica, il 43% delle famiglie ha visto peggiorare le proprie condizioni rispetto all’anno precedente, senza considerare che attualmente il 24,7% della popolazione «sperimenta il rischio di povertà o esclusione», contro il 23,1% medio europeo. Riguardo alla disoccupazione, nel 2010 i giovani senza lavoro è aumentato di 482 mila unità, mentre nel complesso gli «scoraggiati» hanno toccato quota 2 milioni. In compenso, sempre secondo l’Istat, a maggio la fiducia dei consumatori è aumentata al 106,5 dal 103,7 di aprile. (riproduzione riservata)