La banque verte non si ritiene impegnata a scendere al 2% entro luglio come previsto dall’Authority. Non è dunque esclusa a priori una partecipazione all’aumento da 5 mld. Il 19 il cdg sul prezzo 

di Andrea Di Biase

Il Crédit Agricole, che è tuttora il secondo principale azionista di Intesa Sanpaolo con il 4,99% dietro la Compagnia di San Paolo al 9,88%, non ha partecipato all’assemblea di ieri della Ca’ de Sass, convocata per approvare la distribuzione del dividendo di 0,08 euro per azione e l’aumento di capitale da 5 miliardi.

La banque verte non ha infatti depositato né il pacchetto dell’1,99% su cui, in base all’accordo raggiunto con l’Antitrust nel febbraio dello scorso anno, aveva la piena disponibilità dei diritti di voto, né il restante 3% che, sempre secondo le intese raggiunte allora, in occasione dell’assemblea del 2010 era stato conferito al monitoring trustee Roland Berger Strategy Consultant per la presentazione di una lista per il rinnovo del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo. Lista che aveva poi portato alla nomina di Jean Paul Fitoussi. L’accordo, siglato per chiudere la procedura di inottemperanza avviata dall’Antitrust nei confronti della banca guidata da Corrado Passera (procedura tuttora aperta), prevedeva inoltre che entro luglio 2011 l’Agricole procedesse a dismettere la quota eccedente il 2% della banca italiana a un presso prefissato.
Tuttavia, come si legge nel bilancio 2010 dell’istituto francese, l’Agricole sostiene di non essersi impegnato a cedere tale partecipazione entro una specifica data. Non solo, con la decisione assunta dal cda della banque verte di svalutare per 1,24 miliardi l’intero pacchetto del 4,99%, l’Agricole ha contestualmente disdettato l’accordo con il trustee che gli garantiva una rappresentanza, seppur mediata, negli organi sociali di Intesa Sanpaolo. Nonostante l’Antitrust italiana continui a considerare rilevante la quota del 4,99% nella Ca’ de Sass, come testimonia anche la recente decisione su Monte Parma con il via libera condizionato a Intesa, per il Crédit Agricole la partecipazione nella banca italiana è ormai puramente finanziaria. E anche la decisione di non partecipare all’assemblea di ieri andrebbe letta come un messaggio in tal senso indirizzato all’Authority guidata da Antonio Catricalà. E proprio in qualità di investitori finanziari i francesi sono orientati a decidere in merito all’aumento di capitale di Intesa Sanpaolo.

Non è dunque esclusa a priori la possibilità che l’Agricole sottoscriva integralmente la propria quota, che prevede un impegno di poco inferiore ai 250 milioni. Molto dipenderà dalle condizioni dell’operazione, che dovrebbero essere definite dal consiglio di gestione di Intesa giovedì 19 maggio, in modo che l’aumento possa poi partire lunedì 23. Le banche del consorzio, capitanate da Banca Imi e Bofa-Merrill Lynch, starebbero ancora ragionando sull’entità dello sconto e tra gli advisor si starebbero confrontando due differenti strategie. Alcuni avrebbero proposto uno sconto non particolarmente elevato, in modo da evitare contraccolpi sul titolo. Altri avrebbero suggerito una soluzione opposta, che avrebbe il doppio vantaggio di rendere più appetibile l’operazione a nuovi investitori e di permettere agli attuali azionisti che intendono farlo di monetizzare più facilmente il diritto.

In attesa dei dettagli dell’aumento sono anche le Generali, la cui partecipazione del 4,79% è ormai considerata puramente finanziaria e il cui destino non passerà dal cda del Leone. È possibile tuttavia che il ceo group Giovanni Perissinotto illustri al comitato investimenti le decisioni che saranno prese. Difficile, però, che questo possa accadere già in occasione della riunione di domani. Quasi certa, invece, la non partecipazione all’aumento da parte della Tassara, che deve procedere allo smobilizzo del portafoglio per onorare i debiti con le banche e che ha già limato la quota in Intesadal 2,5 al 2,26%. (riproduzione riservata)