La maggiore incertezza sui mercati e un contesto economico difficile richiedono un’evoluzione della professione. Solo chi sa cambiare è un buon consulente 

di Paolo Martini*

In un’intervista Julio Velasco, ex tecnico di pallavolo e dirigente sportivo e allenatore della Nazionale italiana, affronta i temi della cultura dell’alibi (la colpa è sempre degli altri, mai la mia) e della resistenza al cambiamento (si è sempre fatto così, perché cambiare), citando alcuni esempi sportivi in cui un atteggiamento iniziale sbagliato ha portato a risultati scadenti squadre composte da fenomeni. Ad esempio, quando si è diffuso il beach volley i pallavolisti bravi sul parquet non riuscivano a saltare in modo corretto e ovviamente davano sempre la colpa alla sabbia oltre che al sole e al caldo. Come risultato perdevano da perfetti sconosciuti perché non riuscivano ad adattarsi al nuovo contesto (in quel caso la sabbia, per il nostro lavoro le mutate condizioni economiche, la generale incertezza e l’evoluzione della nostra professione). Quando hanno capito che bisognava agire diversamente, hanno imparato le nuove regole, si sono adattati al nuovo contesto ed essendo tecnicamente molto più capaci sono tornati a vincere. Un altro famoso esempio di «nuovo che avanza» è quello relativo alla tecnica della schiacciata veloce inventata dai giapponesi. Inizialmente, le grandi squadre mondiali non consideravano praticabile questa tecnica perché lo schiacciatore deve saltare un sacco di volte e non è sicuro che la palla gli venga passata dall’alzatore. Quindi, secondo molti, non avrebbero mai accettato perché svilente e non motivante. Al contrario, i giapponesi oltre a esserne gli inventori, hanno una cultura più malleabile e disponibile verso la fatica del «salto a vuoto». Oggi questo problema non esiste, la «veloce» è usata da tutti senza problema perché molto efficace.

I pregiudizi sono spesso vincoli al cambiamento perché limitano la voglia di andare oltre e quindi la predilezione a rimanere nello status quo anche di fronte a fenomeni evidenti di cambiamento, così come sta accadendo nel nostro settore. Nuove generazioni di clienti che richiedono diversi approcci, maggior consapevolezza da parte dei clienti Top nella ricerca di concreto valore aggiunto, nuovi servizi e nuovi prodotti che necessitano di più competenze e più trasparenza nella comunicazione, nuove tecnologie che rivoluzionano il modo di gestire la relazione con i clienti. Queste sono solo alcune delle «schiacciate veloci» che sono arrivate nel settore della promozione finanziaria negli ultimi anno. Molte altre stanno per arrivare. Occorre affrontarle e cavalcarle senza cultura dell’alibi ma con la consapevolezza che le opportunità offerte per chi si adatta (impara la «veloce») al nuovo contesto sono numerose. Naturalmente occorre volerlo, serve l’energia e l’ambizione di volerlo fare. Le domande che dobbiamo porci sono, ad esempio, dove voglio arrivare? Quali ambizioni ho? Come voglio affrontare il nuovo? Serve un progetto personale di crescita basato su obiettivi precisi sostenuti dalla nostra ambizione. Senza la voglia di essere bravi a schiacciare sulla sabbia il resto serve a poco. Si può restare a giocare bene sul parquet con il rischio però che presto questo scomparirà del tutto e quindi la spiaggia (il nuovo contesto) sarà l’unico campo da gioco.

Le ambizioni possono essere diverse e molto personali, eccone alcune: divertirmi sul lavoro, riconoscimento in azienda, maggiore sicurezza economica, arricchimento delle competenze e della professionalità, crescita delle masse, ridurre le criticità, imparare nuovo metodo di lavoro vincente, essere punto di riferimento per i colleghi, rinnovarmi e sentirmi di nuovo adeguato, vincere l’ansia verso clienti e mercato, ritrovare sicurezza ed essere punto di riferimento assoluto per la mia professione dove vivo. Essere ambizioni, nel senso sano del termine, e avere quindi un progetto chiaro su cui lavorare è fondamentale per trovare le motivazioni per andare poi in attuazione e quindi decidere cosa fare (come imparare la schiacciata veloce).

La frenesia del nostro lavoro ci porta spesso a non trovare il tempo di riflettere su noi stessi e il nostro progetto di lavoro. Avere chiara la strada e gli obiettivi e aver voglia di raggiungerli indipendentemente da tutto e da tutti è fondamentale per lavorare meglio ed avere più soddisfazioni. Settimana prossima vediamo come sostenere le ambizioni con l’attuazione.

(*) responsabile marketing e wealth management di Azimut