L’acuirsi della crisi greca e l’arresto del direttore del Fondo monetario internazionale Dominique Strauss-Kahn hanno oscurato la vera notizia di questa settimana: lunedì 16 maggio gli Usa hanno rotto il limite legale di debito. Se ne parlava da tempo e quindi non rappresenta una sorpresa, ma una notizia sì e vedere le cifre scritte nere su bianco fa lo stesso effetto che sentirsi dire che la transazione della propria carta di credito è stata negata. Peccato che non sia una signora a vedersi negato l’acquisto di un paio di scarpe ma gli Stati Uniti d’America. I dati, resi noti martedì dopo le aste di bond della settimana precedente, parlano di un incremento del debito detenuto dal pubblico di 51,4 miliardi di dollari: detto fatto, il tetto legale di 14.294 miliardi è stato raggiunto. Anzi no, c’è ancora un cuscinetto di salvataggio di 25 milioni. Un’inezia che per il segretario al Tesoro Timothy Geithner rappresenta invece un qualcosa da sottolineare poiché quel livello sarà mantenuto per le prossime 11 settimane. Ma come? Il problema è che questo iniquo risultato è stato ottenuto e continuerà a esserlo mettendo le mani direttamente nelle tasche degli americani, per l’esattezza nei loro fondi pensione. Analizzando i dati, infatti, si scopre che la voce Intragovernment Holdings è calata di 14,3 miliardi di dollari, soldi che lo stesso Geithner ha reso noto verranno sacrificati affinché il tetto di debito non venga infranto: «Non potrò investire interamente la porzione del Civil Service Retirement Fund non immediatamente richiesta per pagare i beneficiari. Inoltre, vi sto notificando la mia determinazione, data dal limite di debito statutario, di non investire interamente il G Fund del Federal Employees Retirement System in titoli portatori di interessi degli Stati Uniti». Insomma, Washington comincerà a ridurre la detenzione di debito in quei conti nelle prossime settimane per fare spazio alle regolari aste di debito. Inoltre, il Tesoro Usa ha 127,5 miliardi in contanti che non verranno rimpolpati attraverso altre offerte di debito netto: quindi, deve farseli durare il più possibile.
Nei fatti è davvero difficile dire quando gli Usa rischieranno davvero il default, ovvero l’incapacità di pagare interessi e cedole sui loro bond, vista l’opacità della discussione sull’argomento. Lo stesso Geithner, da gennaio a oggi, ha cambiato quattro volte la sua deadline per l’innalzamento obbligato del limite di debito. Atteggiamento che in queste ore sta portando i Repubblicani, contrari all’ipotesi di intervenire sul tetto, a giudicare artificiale e quindi a ignorare anche l’ultima previsione del segretario al Tesoro per il 2 agosto prossimo. In molti temono l’effetto «al lupo, al lupo». Se il «ragioniere di Stato» salta così disinvoltamente da maggio a giugno ad agosto, allora le gente – politici in testa – sarà portata a pensare che si può postporre fino a ottobre e oltre. Ma questo non è possibile, conti alla mano, visto che già oggi si utilizzano i fondi pensione come cassa per evitare l’infrazione. «L’ora X è un bersaglioin movimento. Se passerà anche il 2 agosto, il Tesoro ha i suoistrumenti per salvarci dal default», spiegava ieri il membro conservatore del Congresso James Lankford, secondo cui finora Geithner «ha fatto un buon lavoro solo nell’aumentare il panico». Non la pensa così il diretto interessato, che sempre ieri dall’Harvard
Club di New York ha avvisato i Repubblicani che «se insisteranno aporre l’approvazione del loro budget plan come condizione perl’innalzamento del tetto di debito, saranno responsabili per le conseguenze». Ovvero, per il default del Paese.