Laurent Dassault non rinuncia a Mediobanca e Generali. E prepara anzi il suo showdown nell’arco di qualche mese sull’azionariato del Leone e di Piazzetta Cuccia. Cinquantotto anni, uno dei candidati assieme al fratello Olivier a prendere le redini del grande gruppo francese, Laurent non ha intenzione di seguire le indicazioni della famiglia e punta a una quota «fino al 5% del Leone triestino». Lo aveva dichiarato giorni fa e lo ha ripetuto ad amici che non sono stati così discreti nel gestire l’informazione. La conferma arriva da fonti bene informate, direttamente da Parigi, secondo cui le recenti dichiarazioni del padre Serge, 86enne, che ha smentito l’interesse del gruppo della difesa per le due società italiane, non troverebbero d’accordo l’ereditiere francese.
Il nodo sta tutto qui: padre e figlio sono su posizione diametralmente opposte per quanto riguarda la campagna d’Italia. La staffetta generazionale tra padre e figlio non si farà attendere a lungo. Ormai è questione di tempo: Laurent, relegato per ora alla gestione degli investimenti del gruppo Dassault, scalpita da tempo alla ricerca di un riscatto personale. E l’occasione potrebbe arrivare proprio dalla vicenda Mediobanca-Generali. Laurent è al fianco del fidato amico Vincent Bolloré che, con la scadenza del patto di Mediobanca prevista in autunno, si prepara a fare le sue mosse. Secondogenito di quattro figli, in lotta per la successione col fratello maggiore, Laurent vuole giocare da protagonista proprio in Italia come confermano anche le recenti dichiarazioni di Alessandro Benetton: «Laurent Dassault? Lo conosco bene – ha dichiarato solo venerdì scorso l’industriale veneto – Era qui a Ponzano anche ieri. Mi ha chiesto un po’ di informazioni su Mediobanca. Io gli ho detto che siamo un po’ fuori zona e non siamo informati su milano. Trieste è già un pò più vicina». Benetton non si è sbilanciato, comunque, nel descrivere i termini di una difficile successione, né ha parlato delle amicizie di Laurent Dassault.
Amicizie importanti come quella di Nicolas Sarkozy, che nel 2003 gli ha dato l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine nazionale della Legione d’Onore. Laurent e Bolloré sono anche soci in affari nella Dévelopment & partenariat, società che investe nelle piccole e medie imprese francesi. Per la precisione fanno parte di un ristretto numero di imprenditori, una cinquantina in totale, della D&P che ha un patrimonio gestito da circa 180 milioni di euro. Denaro che viene speso per acquisire quote in società di taglia media (con un giro d’affari compreso fra i 10 e i 100 milioni di euro) con investimenti fra i 3 e i 7 milioni di euro. Entrambi, infine, assieme anche ad Antoine Bernheim, ex presidente delle Generali, furono ospiti quattro anni fa del neoletto presidente della Republique, Nicolas Sarkozy, alla festa post-elettorale del celebre bistrot Fouquet’s degli Champs Elysées. C’era anche Henri Proglio, il numnero uno di Edf, che pure aspira ad avere una mano in terra straniera per risolvere con successo la battaglia per il controllo di Edison.
I francesi potrebbero così fare quadrato per rafforzarsi nella roccaforte del capitalismo italiano. Visto così il dietrofront di Vincent Bolloré sulle Generali, dopo l’attacco frontale sulle vicende della joint venture polacca Ppf e il rifiuto a firmare il bilancio, ha una dimensione diversa. Appare una mossa finalizzata a mettere le basi per una nuova strategia italiana che riparte da Mediobanca allargandosi a Generali, Premafin.
Dal lato opposto,contraria ad avventure sta la vecchia guardia, quella di Serge Dassault, che smorza gli entusiasmi del figlio (“si esprime a titolo personale” ha spiegato nella nota di chiarimenti sull’interesse per Mediobanca e Generali). E sullo sfondo resta, come detto, il tema di una successione imprenditoriale difficile a capo di una famiglia potente come Dassault. Se a prevalere sarà Laurent, allora le novità non mancheranno. Anche per il Leone.