Aumentano le adesioni alla previdenza complementare, che però ha ancora un’estensione limitata rispetto alle sue potenzialità, pari solamente al 23% della platea di riferimento dei lavoratori.
Questo è quanto evidenziato dalla Covip, la Commissione di vigilanza sui fondi pensione, nella sua relazione annuale.

Alla fine del 2010 il numero degli aderenti è pari a 5 milioni e 272.000, con un incremento dei nuovi iscritti, al netto delle uscite, del 4,3%, pari a 377.000 unità (nel 2009 erano stati 321.000); di questi, 273.000 sono quelli che hanno aderito a Pip nuovi, forme pensionistiche individuali realizzate attraverso contratti di assicurazione sulla vita.

Nel primo trimestre del 2011, le adesioni sono crescite dell’1,3%. Il rapporto della Covip, inoltre, precisa inoltre che la flessione dei redditi delle famiglie connessa con la crisi ha determinato un forte aumento delle sospensioni dei versamenti contributivi: alla fine del 2010 hanno quasi raggiunto un milione di unità, a fronte delle 840.000 del 2009.

Per quanto riguarda le adesioni, i fondi pensione negoziali rimangono la categoria con il maggior numero di iscritti, circa 2 milioni, quasi esclusivamente lavoratori dipendenti del settore privato. Seguono poi i piani pensionistici individuali (Pip) con oltre 1.100 mila iscritti e i fondi aperti con adesioni per circa 850 mila persone. L’adesione dei dipendenti pubblici continua a essere poco rilevante: circa il 4% della base di riferimento.

A fine 2010 i rendimenti delle forme pensionistiche complementari sono risultati positivi e superiori alla rivalutazione del Tfr, attestatasi al 2,6%: le perdite subite nel 2008 sono state recuperate. Anche nel primo trimestre del 2011 si registra un rendimento positivo. In particolare, i fondi pensione negoziali nel 2010 hanno ottenuto un rendimento del 3%, mentre quello realizzato dai fondi pensione aperti è stato del 4,2%. Alla fine del 2010 le risorse destinate alle prestazioni hanno superato 83 miliardi di euro, con un incremento rispetto a dicembre 2009 di 9,4 miliardi, pari a quasi il 13%.

Nel corso della sua relazione, il presidente della Covip, Antonio Finocchiaro, ha sottolineato che nel 2010 l’economia italiana ha segnato una lenta ripresa ma i risultati in termini occupazionali tardano a manifestarsi: “l’uscita dalla crisi del 2008 appare piuttosto faticosa”. Per Finocchiaro, “la sostanziale stagnazione della produttività e la limitata competitività costituiscono le principali cause del basso tasso di crescita dell’economia. Tutto ciò rende difficoltoso lo sviluppo del secondo pilastro previdenziale”. Serve quindi un rilancio della previdenza complementare: “per una forte ripresa delle adesioni è indispensabile innalzare il tasso di sviluppo, indirizzare la spesa pubblica primaria ad aumentare gli investimenti del Paese e dare slancio all’attività imprenditoriale”.

Secondo  il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, che è intervenuto all’assemblea della Covip, nel sistema dei fondi pensione c’è “la necessità di pervenire a un compattamento di un sistema che si configura come atomizzato” perché ci sono “troppi fondi“, più di 500.
Sacconi ha spiegato che troppi fondi “significa impossibilità di pervenire a quella massa critica che consente, da una parte, di conseguire economie di scala nella gestione e di ampliare il novero di attività possibili per ciascun fondo, a tutto vantaggio degli iscritti; e dall’altra parte consente ai fondi stessi di rappresentare sempre più degli attori centrali nel mercato dei capitali”.
Probabilmente può esservi anche uno spazio di razionalizzazione, senza ulteriori oneri per lo Stato, negli strumenti di agevolazione fiscale che esistono, che sono numerosi e consistenti, ma non sempre altrettanto efficaci. L’occasione giusta per porvi mano potrà essere la futura riforma del fisco che è ora oggetto di gruppi di studio e tavoli di confronto che stanno giungendo al termine dei loro lavori”, ha concluso.