Si è chiusa giovedì 5 maggio la due giorni milanese dedicata alla previdenza complementare. Dall’evento, che si è tenuto in Piazza Affari presso Borsa Italiana, è emerso un quadro tutt’altro che confortante. Soprattutto per i giovani lavoratori e futuri pensionati. «Negli ultimi anni – ha fatto notare Marco Pagano, docente presso l’Università degli Studi Federico II di Napoli, in occasione della conferenza inaugurale della Giornata Nazionale della Previdenza – è aumentata considerevolmente la percentuale di anziani, facendo crescere a sua volta anche la spesa contributiva. Allo stesso tempo è diminuito il numero di anziani che lavorano, mentre i giovani sono sempre meno, generando meno contributi». Insomma, si è creato uno squilibrio nel sistema a cui bisogna porre rimedio. Certo, le riforme che si sono susseguite dal 1993 a oggi hanno salvato le casse dell’Inps, ma non hanno risolto il problema dei pensionati del domani. «Ed è su questo aspetto che è necessario lavorare – ha sottolineato Antonio Finocchiaro, presidente di Covip, la Commissione di vigilanza dei fondi pensione – Il mondo del lavoro è cambiato tanto rispetto a 10-20 anni fa. C’è una maggiore flessibilità e precarietà, il cui eccesso può diventare pericoloso. E i giovani, vittime anche di una crescita economica debole, non riescono a risparmiare risorse da investire nella previdenza integrativa». Non è un caso che la percentuale di under 35 anni che fino a oggi ha aderito a forme pensionistiche complementari sia ferma al 18 per cento (dati Covip aggiornati a fine 2009). «È fondamentale, quindi, trovare delle soluzioni per aiutare non solo i neo-occupati, ma anche chi vuole entrare nel mondo del lavoro», ha aggiunto ancora Finocchiaro. Delle soluzioni che possano permettere ai giovani di costruirsi una pensione che non si basi solo ed esclusivamente sul primo pilastro. E secondo Domenico Siniscalco, presidente di Assogestioni, intervenuto al day 2 della Giornata Nazionale della Previdenza, «bisogna affrontare il tema delle pensioni con scelte economiche di lungo termine». Secondo l’ex ministro, l’ideale sarebbe avere «un sistema pubblico, un sistema complementare e un sistema individuale. Il mondo della previdenza va disegnato sulle caratteristiche che questo Paese ha, e non in astratto». E sebbene Corrado Passera, amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, abbia speso parole di apprezzamento verso l’Italia, «che meglio di altri ha reso sostenibile una bomba innescata come quella della previdenza», è sempre più evidente, dai dati più recenti, che il sistema previdenziale della Penisola ha delle falle. Urge, dunque, un’ennesima riforma, per permettere ai lavoratori di oggi di costruirsi una pensione adeguata.