Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

 

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All’indomani dell’ops su Banca Generali sono scattati gli acquisti su Mediobanca. Ieri in borsa le azioni dell’istituto guidato da Alberto Nagel sono salite del 5,27% a 18,4 euro con forti volumi ed è passato di mano quasi il 50% in più del quantitativo medio degli ultimi mesi. In parte il rally è riconducibile al favore con cui il mercato ha accolto l’offerta sulla controllata del Leone. Agli analisti è piaciuto il razionale industriale di un deal che farebbe di Mediobanca il numero uno del wealth management in Italia e potrebbe determinare un forte re-rating del titolo.
Si avvia alle battute finale la vendita degli asset italiani di Wefox. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza a trattare in esclusiva per la società assicurativa (tecnicamente una mga) che vale oltre 200 milioni di premi intermediati e accordi con Wind3 e Volkswagen, sarebbe Jc Flowers. Il fondo di private equity in questo periodo appare particolarmente attivo nella campagna acquisti e la discussione con Wefox sarebbe ormai alle battute finali, con l’imminente scadenza del termine dell’esclusiva.
Si è chiuso con un avanzo tecnico di 244,5 milioni di euro, in crescita di 35,5 milioni, e con un rendimento medio ponderato delle gestioni del 5,4% il bilancio del Fondo Pensione degli Agenti di Assicurazione (Fonage), guidato dal presidente Francesco Libutti, che ha ottenuto dalla Covip la proroga oltre il terzo mandato.
Giorni impegnativi a Palazzo Koch. Ieri è stato pubblicato il Rapporto sulla Stabilità Finanziaria che è una miniera di dati, analisi e indicazioni su cui bisognerà riflettere a tutti i livelli. Oggi il consiglio superiore procederà alla nomina del vicedirettore generale che succederà ad Alessandra Perrazzelli, la quale conclude il proprio mandato il 10 maggio. La nomina è deliberata – ed è giuridicamente perfetta – dal consiglio superiore, su proposta del governatore Fabio Panetta ed è sottoposta all’approvazione con decreto del presidente della Repubblica, previa deliberazione del Consiglio dei ministri: un provvedimento, quello del capo dello Stato, che un tempo veniva inquadrato negli atti «semipresidenziali», vicino alle nomine riguardanti componenti degli organi costituzionali. Oggi potrebbe essere pure l’occasione per la ricostituzione del vertice dell’Ivass – che concorre a formare il cosiddetto direttorio allargato che decide in materia assicurativa – in vista della scadenza a giugno del mandato non più rinnovabile di Riccardo Cesari, unico consigliere rimasto in carica (e del segretario generale Stefano De Polis a maggio).

Non è un buon momento il vino a livello mondiale alle prese con cambiamenti climatici, che ne compromettono la quantità, e con nuove tendenze e gusti. L’Italia va in controtendenza e recupera terreno, sia in volumi prodotti, sia nelle esportazioni. È quanto emerge dalla relazione annuale di Oiv, l’organizzazione della vigna e del vino. Grandi preoccupazioni arrivano dai cambiamenti climatici che in entrambi gli emisferi hanno ridotto la produzione di vino complessiva stimata nel 2024 in 226 milioni di ettolitri, la più bassa in 60 anni, -5% rispetto al 2023. In calo anche la produzione nell’Unione Europea stimata a 138,3 milioni hl, -3,5%, il volume più basso dall’inizio del secolo, addirittura inferiore a quello del 2017 quando furono 141,5 Mio hl. L’Italia, la più grande nazione produttrice di vino al mondo, è uno dei pochi Paesi a registrare un notevole aumento, +15%, sul 2023, e arrivare a 44,1 Mio hl. Tuttavia, il volume 2024 è ancora inferiore del 6% rispetto alla media quinquennale. La Francia, seconda nella classifica mondiale, ha prodotto un volume di 36,1 Mio hl, con un calo significativo di 11,1 Mio hl (-23,5%) sul 2023 e del 17,9% rispetto alla media quinquennale
  • Vittoria assicurazioni, Campaner diventa a.d.
L’assemblea di Vittoria assicurazioni ha rinnovato il cda: Cesare Caldarelli è stato designato vicepresidente esecutivo; Matteo Campaner ha assunto l’incarico di a.d., mantenendo quello di direttore generale, e Luca Arensi è stato nominato secondo d.g. Sono state confermate le cariche di presidente emerito a Carlo Acutis, di presidente ad Andrea Acutis e di vicepresidente a Adriana Acutis. «Il mercato assicurativo sta evolvendo», ha spiegato Campaner, «e noi siamo parte attiva del cambiamento con la stabilità, la serietà e la competenza che ieri come oggi ci contraddistinguono nel panorama nazionale»
L’assicurazione della responsabilità civile che paga l’indennizzo al terzo danneggiato nel sinistro stradale può rivalersi sul conducente del veicolo, oltre che nei confronti del proprietario del mezzo. Nella nozione di «assicurato» di cui all’articolo 1904 Cc verso cui la compagnia rc auto può esercitare il diritto alla rivalsa, infatti, vi rientrano anche il guidatore, se si è messo al volante con il permesso del proprietario, l’usufruttuario, l’acquirente con patto di riservato dominio, l’utilizzatore in leasing, anche se sono tutte persone diverse da chi ha sottoscritto la polizza. Così la Corte di cassazione civile, sez. terza, nell’ordinanza n. 11172 del 28/04/2025. Rischio d’impoverimento. È accolto sul punto il ricorso proposto dall’assicurazione: sbaglia la Corte d’appello a bocciare la domanda di rivalsa della compagnia nei confronti del conducente del veicolo, che è stato dichiarato responsabile civile diretto del sinistro e penalmente responsabile dell’omicidio colposo. L’assicurazione rc auto, infatti, rientra nel ramo danni: nell’ambito di quest’ultimo «l’assicurato» è il titolare dell’interesse esposto al rischio. Ma il rischio d’impoverirsi per dover risarcire la vittima di un sinistro stradale grava in egual misura su conducente del veicolo, proprietario, usufruttuario, acquirente con patto di riservato dominio e infine sull’utilizzatore in leasing
Servirà l’omologazione per salvare dallo spegnimento il 59,4% degli autovelox fissi e il 67,2% di quelli mobili. Si tratta infatti di dispositivi che dispongono di decreti di approvazione antecedenti al 2017 e in quanto tale necessitano di un’omologazione ad hoc per essere in regola con i rilievi della Cassazione. In attesa del decreto Mit che regolamenta l’uso degli autovelox, questi apparecchi più datati dovranno essere spenti dai comuni. Viceversa, il 40,6% dei dispositivi fissi e il 32,8% di quelli mobili, essendo stati approvati dopo il 2017, possono considerarsi in regola
Con la chiusura dell’esercizio al 31 dicembre 2024, il Fondo Easi ha raggiunto un traguardo importante: diciotto anni di attività al servizio dei lavoratori e delle imprese del settore Ced, Ict, Professioni Digitali e Stp. In un contesto in continua evoluzione, segnato da cambiamenti normativi e crescenti sfide per il sistema sanitario pubblico, l’ente di assistenza sanitaria integrativa si conferma come attore chiave nel secondo pilastro del welfare italiano. «Il nostro obiettivo», afferma il vicepresidente del Fondo Easi, Giancarlo Badalin, «è quello di consolidare quanto costruito finora, ampliando la gamma di prestazioni offerte e rafforzando il nostro ruolo di partner affidabile per i lavoratori e le aziende. La direzione è chiara: integrazione, innovazione e vicinanza ai bisogni reali delle persone».

«La guardavamo da cinque anni, avevamo già capito che era un’operazione che poteva generare valore». Per capire perché per Alberto Nagel Banca Generali fosse così importante, bastava leggere i numeri. L’asset management del Leone oggi gestisce masse per 103,8 miliardi che la collocano al quarto posto in Italia nell’ambito dei gestori con reti, anche se il dato più significativo di questa cifra sono i 71 miliardi in ambito private, cioè di clienti con risparmi sopra i 500 mila euro, che ne fanno la terza realtà italiana nel settore dietro Intesa Sanpaolo (251,4 miliardi) e Unicredit (147,2 miliardi): un numero quasi del 14% superiori ai 65 miliardi di masse private di Mediobanca. Artefice dell’accelerazione è stato Gian Maria Mossa, entrato nel 2013 in Banca Generali come condirettore generale (dopo gli esordi in Ras e Fideuram) e nominato ceo nel 2017: un dato su tutti, sotto la sua direzione gli asset sono passati dai 25 miliardi del suo arrivo agli attuali 103,8. E parimenti sono cresciuti i consulenti, dai 1.450 di dieci anni fa a 2.350; gli uffici sono 300 (Mediobanca conta 1.300 private bankers di cui 1.181 nella rete Premier).
È una storia antica il legame tra Mediobanca e le Generali. La compagnia, che ebbe tra i suoi presidenti una figura come Cesare Merzagora (presidente dal 1968 al 1979), che iniziò il suo lavoro assunto alla Banca Commerciale italiana nel 1920. Ecco, Comit e Generali per Mediobanca sono sempre stati due intrecci non solo finanziari. Nel caso della Comit, la storia è iniziata nel 1946 con la fondazione stessa di Mediobanca come istituto a medio termine partecipato dalla banca di Piazza della Scala, guidata da Raffaele Mattioli. E si è conclusa nel 1999 quando Intesa, presieduta da Giovanni Bazoli, ora presidente emerito di Intesa Sanpaolo, ricevette il via libera da Enrico Cuccia per l’acquisto della banca più internazionale che l’Italia aveva mai avuto. Un dialogo, quello tra i due banchieri, che segnò una prima svolta storica nel capitalismo italiano. Per dire da dove erano partiti: ecco una frase attribuita a Cuccia sull’Ambrosiano, dalle cui ceneri nacque il Nuovo Banco Ambrosiano, la banca che il professore di Brescia ebbe il ruolo di creare per il salvataggio: «Salvare l’Ambrosiano è come allacciarsi il cappotto partendo dal bottone sbagliato».

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Il giorno dopo l’annuncio da parte di Mediobanca dell’Ops su Banca Generali i diversi attori in campo cominciano a trarre le prime considerazioni. Il primo punto di osservazione è quello degli azionisti Mediobanca che stanno mostrando un notevole apprezzamento dell’operazione. L’integrazione con Banca Generali è stata studiata dagli uomini di Piazzetta Cuccia da cinque anni a questa parte ed era stata già testata a più riprese con gli investitori istituzionali. Il fatto di sostituire una partecipazione finanziaria (il 13% di Generali) con un alto ritorno sul capitale investito, con una partnership industriale (sempre con Generali) da far crescere attraverso la veicolazione di prodotti assicurativi sulla rete di promotori finanziari, è sicuramente attraente. Secondo la Lex delFinancial Times Mediobanca potrebbe diventare una mini-Ubs, nel senso di una banca che produce almeno il 50% dei suoi ricavi e dei suoi utili nell’area del cosiddetto Wealth management, cioé dalla gestione della ricchezza alla parte più facoltosa della clientela. L’unione di Mediobanca e Banca Generali produrrebbe anche sinergie di costi e diventerebbe il secondo polo del risparmio in Italia per masse gestite, dietro solo a Fideuram-Intesa e davanti a Fineco e Banca Mediolanum. Un obbiettivo auspicato anche dalla premier Giorgia Meloni e da vari esponenti di governo.
Carlo Cimbri e Matteo Laterza restano al vertice di Unipol. Lo hanno deciso ieri i soci in assemblea. Il tandem alla guida della compagnia bolognese è stato confermato a partire dalla lista di maggioranza per il rinnovo del consiglio di amministrazione presentata dal patto di sindacato delle cooperative socie, da Coop Alleanza 3.0 a Coop Liguria passando per Unicoop Tirreno e Coop Lombardia.

 


I rischi di stabilità finanziaria per l’Italia dopo lo shock creato a livello internazionale per l’annuncio dei dazi da parte dell’amministrazione americana sono «moderati». Lo afferma la Banca d’Italia nel rapporto di stabilità finanziaria, pubblicato ieri, a seguito di una valutazione che ha tenuto conto della «solidità del sistema bancario che rappresenta un elemento di robustezza», del fatto che «le condizioni dei titoli pubblici italiani si confermano complessivamente favorevoli», nonostante una diminuzione degli scambi sui BTp a inizio aprile, subito dopo l’annuncio Usa. Ma anche in virtù della posizione di creditore netto che l’Italia ha nei confronti dei paesi esteri, delle condizioni favorevoli del mercato del lavoro e della bassa inflazione. Nonostante ciò un elemento di criticità è rappresentato dalla situazione delle imprese, che oltre al perdurante calo della produzione industriale ormai da parecchi mesi, nel 2024 ha visto una flessione della redditività con una contrazione del margine operativo lordo del 5,1%, a fronte di una crescita dell’8,3% del 2023. Una flessione che è dovuta al «rallentamento del valore aggiunto». Le aziende incluse in un sondaggio condotto dalla Bce sulla situazione finanziaria e sull’accesso al credito hanno segnalato «un deterioramento dei ricavi – ad eccezione di quelle più grandi – e dei profitti nei sei mesi terminanti a marzo del 2025».
Planet Farms punta dritta verso l’estero ed è pronta al grande salto verso l’internazionalizzazione attraverso la collaborazione con Swiss Life Asset Managers. Il gruppo italiano leader nella tecnologia per l’agricoltura ad ambiente controllato e la società di gestione patrimoniale del gruppo assicurativo elvetico hanno infatti appena siglato una partnership strategica e trasformativa destinata proprio allo sviluppo e alla gestione di infrastrutture agricole indoor. La joint-venture avrà una dotazione iniziale di capitale fino a 200 milioni di euro, un contributo fino a 125 milioni da parte di Swiss Life al quale si aggiungeranno gli investimenti già effettuati da Planet Farms in questo ambito. Includendo i finanziamenti bancari prospettati, le risorse effettivamente a disposizione si aggirerebbero tuttavia attorno ai 400 milioni
Interessante arresto giurisprudenziale da parte del Tribunale di Bari sulla decorrenza delle importanti modifiche (al comma 2) e integrazioni (nuovo comma 4) apportate dalla legge 35/2025 all’articolo 2407, in vigore dal 12 aprile scorso. Inter alia l’ordinanza 1981/2025 ha, da un lato, chiarito che la limitazione della responsabilità dei sindaci si applichi anche ai fatti pregressi, pur in assenza di una specifica previsione di retroattività, mentre, dall’altro, ha puntualizzato che il termine di prescrizione di 5 anni per l’esercizio dell’azione di risarcimento non si applica ai fatti verificatisi prima della sua entrata in vigore. Per la responsabilità patrimoniale dei sindaci, la norma rappresenta un cambiamento significativo rispetto alla disciplina previgente, con l’introduzione di un limite massimo (inapplicabile laddove abbiano agito con dolo) di risarcimento commisurato al compenso annuo percepito.
Nessun risarcimento spetta al vicino per la sopraelevazione se non gli produce alcun danno, ma anzi è migliorativa della situazione precedente. Lo ha stabilito l’ordinanza 11251/2025 depositata ieri. A rivolgersi ai giudici, come accade di frequente, i condòmini vicini, che chiedevano la rimozione della sopraelevazione effettuata dal proprietario dell’ultimo piano perché a loro avviso produttiva di problemi strutturali all’edificio. Soccombenti in primo e secondo grado, dopo consulenza tecnica a loro avversa, i vicini si rivolgevano alla Suprema corte rilevando di avere fatto presente, a sostegno della richiesta di rinnovazione della consulenza tecnica, di collassi su ben due punti di carico dell’edificio, evidenziati dagli stessi calcoli del consulente, che prima dell’esecuzione delle opere non si riscontravano. Di ciò la Corte d’appello non aveva tenuto conto e la sentenza andava cassata perché priva di motivazione.