di Francesco Sottile

È stata pubblicata nei giorni scorsi la Relazione al Parlamento sulla gestione dei servizi sanitari regionali  depositata dalla sezione Autonomie della Corte dei Conti, e il quadro che emerge è piuttosto chiaro: nonostante più volte si sia posto l’accento sulle criticità della nostra sanità pubblica (la mancanza di riforme organiche e strutturali, livelli di prestazioni eterogenee fra le regioni italiane, problemi di accesso alle cure, lunghe liste d’attesa, incremento delle prestazioni sanitarie effettuate in regime di intramoenia, livello di reddito fra i più bassi d’Europa per i medici che operano nel Servizio Sanitario Nazionale), il nostro S.S.N. garantisce performance generalmente superiori a quelle della media dei Paesi Ocse, anche a fronte di una spesa pubblica decisamente più bassa. A tale risultato si giunge prendendo in considerazione diversi parametri, fra cui ad esempio tasso di mortalità prevenibile o trattabile nettamente inferiore alla media Ocse, e mortalità a 30 giorni dopo un attacco ischemico al 6,6% contro la media Ocse del 7,8%.

Ma andiamo per passi.

Come certificato anche dalla Ragioneria Generale dello Stato nel suo ultimo rapporto sulla spesa sanitaria pubblicato lo scorso dicembre, la spesa pubblica italiana per la sanità si aggira intorno ai 130 miliardi di euro, a fronte dei 427 della Germania, i 271 della Francia, e i 230 del Regno Unito.

Rapportando tale spesa al PIL, l’Italia si colloca al livello più basso (6,8%), a fronte del 10,9% della Germania, del 10,3% della Francia, del 9,3% del Regno Unito, e del 7,3% della Spagna.

A far riflettere è anche il dato relativo alla crescita della spesa pubblica nel corso degli ultimi anni, che vede l’Italia cresciuta solamente del 6,6%, a fronte dell’8,5% della Germania, dell’8,2% della Francia e del 10,2% del Regno Unito. L’Italia è l’unico Paese ad aver aumentato la spesa sanitaria meno del PIL: nello stesso periodo la Francia è cresciuta del 24,8%, la Germania del 25% e la Spagna del 25,4%.

La naturale conseguenza di quanto sopra è stata la crescita della spesa sanitaria out of pocket che, come certificato dalla Ragioneria Generale dello Stato nel suo ultimo rapporto sulla spesa sanitaria pubblicato lo scorso dicembre, nel 2022 ha raggiunto quota 40,26 miliardi di euro: gli italiani sostengono in media una spesa annua pari a 920 euro a testa per le prestazioni sanitarie, coprendo il 21,4% del costo complessivo della sanità. Tale percentuale è nettamente più alta rispetto a quella degli altri cittadini di Francia e Spagna (che si assestano rispettivamente all’8,9% e all’11%).

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