Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

I clienti con maggiori disponibilità economiche, o con più alta propensione al rischio e solide competenze finanziarie, potranno investire in polizze assicurative più rischiose e, ovviamente, potenzialmente più redditizie. A prevederlo è il nuovo regolamento Ivass per la regolamentazione delle polizze linked che l’Istituto presieduto dal direttore generale della Banca d’Italia Luigi Federico Signorini ha diffuso nei giorni scorsi in una pubblica consultazione con la possibilità di inviare osservazione e commenti fino al prossimo 27 maggio. Le deroghe consentite riguardano in particolare gli investimenti in strumenti finanziari non quotati, che potranno raggiungere il limite del 40% del totale delle attività mentre la quota investita in parti di uno stesso fondo di investimento alternativo (Fia) aperto non riservato potrà arrivare al 30%. La quota totale indirizzata a Fondi di investimento alternativi (Fia) non riservati potrà infine raggiungere il 50% del totale delle attività del fondo interno.
Nell’ultimo anno e mezzo la progressiva stretta sui tassi d’interesse operata dalla Bce sta mettendo a dura prova il comparto del credito e in particolare quello dei mutui ipotecari. Adesso però con il picco dell’inflazione presumibilmente alla spalle, i primi tagli al costo del denaro sembrano ormai vicini: l’ipotesi più accreditata vede la prima riduzione a giugno. Analisti ed esperti concordano però nel ritenere che, anche con il ciclo di normalizzazione monetaria che Francoforte si prepara ad attuare da qui ai prossimi anni, i tassi d’interesse applicati su mutui ipotecari e prestiti personali non torneranno a livelli pre pandemici, con la conseguenza che il livello di indebitamento che peserà sui mutuatari risulterà superiore rispetto a quanto avveniva negli scorsi anni. Secondo uno studio Crif, il 26% dei finanziamenti ipotecari attivi a gennaio 2022 era stato contratto a tasso variabile e l’effetto più tangibile dell’innalzamento del costo del denaro è stato proprio sulla rata media di questi ultimi, il cui costo è aumentato mediamente del +36% rispetto ai minimi di metà 2022, con un picco del +49% per i mutui erogati negli ultimi cinque anni.
Guida in stato di ebbrezza alcolica. Il disegno di legge prevede un forte inasprimento delle sanzioni per chi commette i reati di guida in stato d’ebbrezza alcolica nelle due fattispecie di cui all’art. 186, comma 2, lett. b) e c), del Codice della strada. In caso di condanna, oltre all’obbligo di revisione ai sensi dell’art. 128 cds, sulla patente rilasciata in Italia sarà apposto dal Prefetto il codice unionale 68 (alcol zero alla guida) o 69 (guida con l’alcolock) per un periodo di almeno due anni nell’ipotesi del tasso alcolemico sopra 0,8 e fino 1,5 g/l o di almeno tre anni nell’ipotesi del tasso alcolemico superiore a 1,5 g/l. Inoltre, le sanzioni previste per la guida in stato di ebbrezza alcolica saranno aumentate di un terzo se sulla patente sono stati inseriti i codici unionali 68 e 69 e saranno raddoppiate se il conducente manomette o rimuove l’alcolock o i relativi sigilli. Monopattini. I proprietari dei monopattini a propulsione prevalentemente elettrica avranno l’obbligo di chiedere il rilascio di apposito contrassegno identificativo adesivo, plastificato e non rimovibile, stampato dall’Istituto poligrafico e Zecca dello Stato. Il casco dovrà essere indossato da tutti i conducenti di monopattini, a prescindere dall’età. La circolazione sarà limitata alle sole strade urbane con limite di velocità non superiore a 50 km/h. Infine, diventerà obbligatoria l’assicurazione per la responsabilità civile.
L’installazione di autovelox dovrà rispondere a condizioni più stringenti, tra limiti di velocità da monitorare, distinzioni tra postazioni di controllo fisse o mobili e scelta di strumenti alternativi, quali, per esempio nelle strade urbane, i dossi. L’inosservanza di queste regole apre, quindi, un varco per una pioggia di ricorsi al prefetto o al giudice di pace contro gli accertamenti che non saranno eseguiti conformemente alle nuove disposizioni. Sono gli effetti delle indicazioni per la collocazione delle postazioni di controllo e l’utilizzo dei dispositivi e dei sistemi di misurazione dei limiti di velocità dei veicoli, previste dal nuovo decreto del ministro delle infrastrutture e dei trasporti di concerto con il ministro dell’interno. Ecco in sintesi cosa cambia.
Sono oltre 7,5 miliardi, a livello globale, i dati che nel 2023 (+44,8% rispetto al 2022) circolano nel dark web, ossia contenuti sottratti in maniera illegittima e resi intenzionalmente invisibili su internet per commettere attività illecite, o accessibili su piattaforme di messaggistica. Peraltro, la gravità degli alert inviati è aumentata del 29% rispetto all’anno precedente. Tra i dati più sottratti e illecitamente divulgati si segnalano, nell’ordine, password, indirizzi e-mail, username, nome e cognome, numero di telefono. È quanto emerge dalla lettura dei dati diffusi dall’osservatorio Cyber di Crif, che analizza la vulnerabilità degli utenti e delle aziende agli attacchi cyber, secondo cui le segnalazioni di dati rilevati sul dark web sono state 1.801.921, con una crescita del +15,9% rispetto al 2022, mentre in Italia il numero di utenti allertati per furto di dati monitorati sul dark web risulta in crescita del +13,9% rispetto all’anno precedente.
Anche nel 2023 l’Italia si conferma il primo paese in Europa e il quarto al mondo più colpito dagli attacchi malware, ossia programmi informatici con intenti dannosi. In dettaglio, il numero totale di malware intercettati in Italia lo scorso anno è stato di 277.616.731, mentre nel 2022 erano stati 246.941.068. A livello globale, sul podio si piazzano Giappone (1.169.219.233), Stati Uniti (993.996.354) e India (288.557.845). A rilevarlo è il report annuale delle minacce stilato da Trend Micro secondo cui, inoltre, i ransomware (attacchi che rubano o bloccano i dati per poi chiedere un riscatto) che hanno colpito l’Italia sono stati 19.632, le minacce via e-mail sono state 206.694.717, le visite ai siti maligni 12.233.257 mentre i siti maligni ospitati in Italia e bloccati sono stati 126.777. E ancora, il numero di app maligne scaricate è stato di 165.879.889, mentre i malware unici di online banking intercettati sono stati 3.172.
La tecnologia è sempre di più una parte integrante e irrinunciabile della vita quotidiana. A ciò si associano però maggiori rischi legati ai crimini informatici: sono molti, infatti, ad aver subito l’accesso fraudolento agli strumenti di pagamento, un furto di identità o la diffusione non autorizzata del proprio materiale digitale (si veda la pagina precedente). Per proteggersi ci sono diversi accorgimenti, come una gestione corretta delle password, l’attenzione ai siti su cui si naviga, oltre che alle e-mail con allegati o link da mittenti di cui non si è sicuri. Cominciano però anche a diffondersi dei prodotti assicurativi specifici, che propongono garanzie che vanno dalla rimozione dei contenuti lesivi dai social network alla copertura delle spese legali nel caso di un procedimento penale per un reato commesso utilizzando l’identità rubata fino all’assistenza psicologica in caso molestie o di attacchi subiti online.
C’è da tenere presente che nel 2023 sono aumentati, in modo costante, i cyber attacchi, secondo il Rapporto annuale sull’evoluzione della cybersecurity realizzato da Assintel (Associazione nazionale imprese Ict) – Confcommercio, costituendo un rischio serio per le imprese. Geograficamente gli attacchi cyber sono aumentati al 50% in America e al 27% in Europa. Per quanto riguarda l’Italia, nel primo semestre del 2023 si è registrato un +85,7% rispetto al trimestre precedente e le piccole medie imprese, in particolare le piccole micro-aziende, sono tra gli obiettivi preferiti degli hacker.
Il principio della parità di trattamento dei dipendenti del settore pubblico e di quello privato comporta, per entrambe le categorie, che alle pensioni complementari spettanti può essere applicata la riduzione d’aliquota prevista dall’art. 11, comma 6, dlgs. n. 252/2005, a prescindere dalle loro modalità d’erogazione. Sono i canoni riconosciuti dalla Cgt di II grado del Lazio nella sentenza n. 5526/2023, depositata lo scorso 6 ottobre. La vicenda originava dal ricorso di un contribuente pensionato proposto avverso il silenzio rifiuto di rimborso sulla sua richiesta di restituzione delle maggiori somme versate a titolo di Irpef sulla propria pensione complementare.
Chiudere una controversia fuori dalle aule di tribunale, specie per contenziosi di alto valore, sta diventando sempre più frequente per le imprese. Per i procedimenti instaurati a far data dal 28 febbraio dello scorso anno è diventata operativa la nuova normativa in materia di arbitrato contenuta nella riforma Cartabia (art. 35 del decreto legislativo 149/2022), che, in linea con gli obiettivi di riduzione dei tempi della giustizia fissati dal Pnrr, ha cercato di potenziare il ricorso a questo strumento di giustizia alternativa
In un sistema di giustizia civile con ritardi cronici, le imprese sempre più spesso ricorrono sempre più spesso all’arbitrato. Se si escludono i dati delle camere arbitrali più attive, Milano in primis, è molto difficile reperire dati, dal momento che la riservatezza costituisce uno dei fattori propulsivi dell’arbitrato. Le ultime rilevazioni contenute nell’Osservatorio camerale 2022, hanno visto una media di 1,3 milioni per lite, il cui importo è stato più alto presso la Camera arbitrale di Milano, dove il valore totale dei 131 arbitrati svolti nel 2022, ha superato i 270 milioni di euro. La riforma del processo civile dell’ex ministra Cartabia (decreto legislativo 149/2022), in linea con gli obiettivi di sfoltimento del contenzioso del Pnrr, ha cercato di potenziare il ricorso a strumento di giustizia alternativa, ma è difficile valutare se le norme hanno avuto effetto.
In tema di bancarotta documentale, la mera posizione di garanzia dell’amministratore formale di una società fallita, derivante dall’assunzione della carica, non è sufficiente per affermarne la responsabilità penale. La Corte di Cassazione, si è espressa in questi termini con la sentenza n. 11968 del 21 marzo 2024 con riguardo alla posizione del prestanome per il reato di bancarotta documentale. Il caso in esame originava dalla sentenza con la quale la Corte di appello di Milano confermava la decisione di primo grado, condannando l’amministratore unico di una s.r.l. alla pena di tre anni di reclusione per il delitto di bancarotta documentale e impropria.
Con il testo “aggiornato” del documento interpretativo n.11 si completa il quadro di riferimento per la redazione dei bilanci 2023. Il documento interpretativo analizza, infatti, sul piano tecnico-contabile, il regime derogatorio di cui all’articolo 45, comma 3-octies e seguenti del dl 73/2022 (convertito in L. 122/2022), esteso ai bilanci 2023 dal decreto del Ministero dell’economia e delle finanze del 14/9/2023. Come per il passato, il decreto ministeriale del 14/9/2023 ha ampliato al 2023 il regime derogatorio, “considerato il permanere di una situazione di volatilità dei corsi e quindi di turbolenza dei mercati finanziari”. Con l’intervento sarà, dunque, possibile valutare i titoli iscritti nell’attivo circolante ai medesimi valori risultanti dal bilancio precedente, evitando la svalutazione in base al valore desumibile dall’andamento del mercato, fatta salva l’ipotesi in cui la perdita abbia carattere durevole. Trattandosi di una “facoltà” resta, tuttavia, possibile continuare ad adottare il criterio ordinario di valutazione. Con la revisione del documento interpretativo ci si è limitati ad aggiornare i riferimenti temporali contenuti nel testo del documento, senza incidere in modo sostanziale. Sul piano soggettivo, è bene ricordare che la norma derogatoria è applicabile ai soggetti “diversi” da quelli che adottano i principi contabili internazionali e alle imprese di assicurazione italiane che, ai sensi dell’articolo 91 comma 2 del dlgs 209/2005, redigono il bilancio di esercizio in conformità al dlgs 173/1997.
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