Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

Le vecchie gestioni separate, le polizze vita tradizionali che intercettano gran parte del risparmio assicurativo degli italiani, si preparano a cambiare ancora pelle. Anche se, probabilmente, meno di quanto vorrebbe l’industria di settore. L’ultimo provvedimento in materia, diffuso da Ivass in pubblica consultazione nei giorni scorsi, dà più spazio all’utilizzo del fondo utili all’interno delle polizze tradizionali. Si tratta dello strumento che era già stato introdotto nel 2018 che consente alle compagnie assicurative di accantonare le plusvalenze nette realizzate dalle gestioni separate in periodi economici favorevoli, per poi attribuirle ai clienti anche in fasi di mercato più difficili. Fino ad allora le imprese avevano avuto l’obbligo di retrocedere agli assicurati tutti gli utili (e ovviamente anche le eventuali perdite) realizzate sulla gestione separata nell’anno di competenza. Con il fondo «spalma-plusvalenze» è stata introdotta invece maggiore flessibilità nella gestione mentre il precedente meccanismo aveva inevitabilmente spinto le imprese ad accumulare plusvalenze latenti negli anni, per evitare di depauperare i rendimenti futuri.
Il risparmio gestito italiano ha una grande responsabilità: mettere al servizio del Paese e dei risparmiatori un tesoretto da 2.300 miliardi di euro. «Più del pil nazionale», ha detto Carlo Trabattoni, presidente di Assogestioni, in occasione della conferenza plenaria di apertura del Salone di Risparmio di Milano. Evento che, da ieri e fino a domani, riunisce all’Allianz Mico i protagonisti dell’industria, per fare il punto sullo stato di salute del settore. Il tema centrale del Salone, ha detto Trabattoni, «è capire come i nuovi equilibri geopolitici, economici, ma anche tecnologici e climatici impatteranno sugli investimenti». Il tutto è declinato in cinque pilastri. «Primo, la centralità del cliente in un rapporto basato sulla fiducia». Rispetto a 40 anni fa, quando è nata Assogestioni, «gli investitori italiani hanno una maggiore maturità». Certo, la predilezione per i titoli di Stato (Btp su tutti) resta forte, e per il numero uno di Assogestioni «questa avversione al rischio va approcciata instaurando un rapporto di fiducia».
«I fondi pensione», ha detto Loeser, «non devono essere obbligati a investire nei comparti garantiti, ma in asset azionari che contribuiscano alla ricchezza del Paese». Il punto di partenza è però un altro: «Servono liberalizzazione e aumento della concorrenza tra i fondi pensione, un po’ come è successo nel mercato delle polizze auto: la concorrenza sulla qualità della gestione è la miglior tutela per gli aderenti». Il tutto deve ovviamente passare da «un investimento importante in educazione finanziaria, affinché le persone capiscano il costo di non investire rispetto a quello di investire». Proprio l’educazione finanziaria, secondo il presidente di Arca, è anche più importante della fiscalità, che pure dovrebbe essere rivista in maniera più vantaggiosa per i risparmiatori previdenziali.
«Il risparmio gestito è sempre più vicino all’economia reale e allo sviluppo dei mercati italiani, grazie anche al lavoro di Assogestioni». Con queste parole il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha inaugurato la quattordicesima edizione del Salone del Risparmio, iniziata ieri all’Allianz MiCo di Milano. «L’industria, a fine febbraio, ha raggiunto un patrimonio di oltre 2.300 miliardi di euro, superiore rispetto al pil prodotto dal Paese nel 2023», ha aggiunto Giorgetti.
La corsa dell’intelligenza artificiale è, secondo gli esperti, solo all’inizio: Statista Market Insights stima che il mercato globale dell’AI possa raggiungere i 700 miliardi di euro entro il 2030, con un impatto di almeno 200 miliardi sull’Europa secondo Dws. Con questi numeri, l’AI non poteva non essere uno dei temi principali al Salone del Risparmio 2024, in corso fino a giovedì all’Allianz MiCo di Milano. Gestori e imprese stanno prendendo le misure nella convinzione che l’AI sia arrivata per restare: «Non è un trend destinato a finire domani né una bolla come quella delle dot-com a inizio anni Duemila», commenta Andrea Mottarelli, country head di Dws Italia.
Il consiglio dei ministri ha approvato il 12esimo schema di decreto legislativo di attuazione della riforma fiscale (otto sono già in Gazzetta ufficiale e quattro sono all’esame delle Commissioni parlamentari) riguardante le successioni e donazioni, l’imposta di registro, di bollo e degli altri tributi indiretti diversi dall’Iva. L’imposta successoria verrà applicata ai trasferimenti di beni e diritti per causa di morte e anche per donazione o a titolo gratuito, «compresi i trasferimenti derivanti da trust e altri vincoli di destinazione». Nessun ritocco a scaglioni e aliquote mentre cambia il principio di tassazione: si introduce l’autoliquidazione dell’imposta sulle successioni «il che accelererà tutti i procedimenti e semplificherà l’attività degli uffici finanziari», evidenzia Leo. L’imposta dunque sarà versata e liquidata dal contribuente senza attendere di ricevere l’avviso da parte dell’Agenzia delle entrate. L’ente sarà invece incaricato di controllare a posteriori la correttezza della liquidazione.

Circa il 90% delle regioni vinicole tradizionali nelle aree costiere e pianeggianti di Spagna, Italia, Grecia e California meridionale potrebbero non essere più idonee a produrre vino entro la fine del secolo. Questo a causa dell’eccessiva siccità e delle ondate di caldo più frequenti legate ai cambiamenti climatici. Dunque, l’impatto del riscaldamento globale e i suoi effetti rappresentano una minaccia sempre più concreta per le regioni vinicole di tutto il mondo. Lo sostiene uno studio, decisamente allarmante, condotto da ricercatori delle Università di Bordeaux e di Borgogna, pubblicato sulla rivista Nature Reviews Earth & Environment. Secondo l’analisi effettuata, se la temperatura globale dovesse superare la soglia di 2°C, il 70% delle attuali regioni vinicole potrebbe affrontare rischi significativi di perdita di idoneità per la produzione di vino. Già adesso il cambiamento climatico influenza la resa dell’uva, la composizione e la qualità del vino.
L’imposta di donazione si applica al momento del trasferimento dei beni e diritti a favore dei beneficiari del trust. Il disponente, o il trustee, potranno però optare per la corresponsione dell’imposta in occasione di ciascun conferimento dei beni e dei diritti ovvero dell’apertura della successione, nel caso trattasi di trust testamentario. E’ quanto prevede la bozza del decreto legislativo con il quale il Governo modifica l’attuale legge sulle successioni e donazioni, approvato ieri. Questa normativa arriva a colmare una lacuna esistente, in precedenza affidata alla prassi e alla giurisprudenza, stabilendo criteri ben definiti per l’applicazione dell’imposta sulle successioni e donazioni in relazione ai beni trasferiti tramite trust. Lo schema di decreto legislativo interviene per razionalizzare e sistematizzare la disciplina dei trust, inserendo il nuovo comma 2-bis all’articolo 2 del decreto legislativo 31 ottobre 1990, n. 346 (Testo Unico sulle Successioni o TUS) e stabilendo le regole relative alla territorialità dei trasferimenti derivanti da trust, distinguendo tra disponenti residenti e non residenti in Italia al momento della separazione patrimoniale.
Borgo San Felice Resort, albergo diffuso a 5 stelle in Toscana di proprietà del Gruppo Allianz, inaugura la stagione 2024. Tra le novità, quattro nuove camere di diverse categorie, tra cui un’altra Signature Suite denominata «Le Erbe», il nuovo menù de Il Poggio Rosso, firmato dallo chef Juan Quintero, The Botanic Spa, che propone nuovi trattamenti personalizzati e nuove esperienze tra cui il Pic-Nic o l’Aperitivo alla Capanna della Marchesa, tour guidati dei borghi e degustazioni olfattive e sensoriali.
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Il 76,7% degli italiani risparmia, caratteristica comune a tutti i gruppi sociali. Dal rapporto Censis-Assogestioni, presentato al Salone del Risparmio di Milano, emerge anche che tra i risparmiatori pronti a investire in strumenti finanziari, il 41,3% vorrebbe farlo in titoli di Stato, il 37,7% in fondi comuni di investimento, il 28,3% in buoni postali di risparmio, il 26,8% in obbligazioni, il 23,9% in polizze assicurative. Il 46,9% degli italiani ha intenzione di investire di più o di iniziare a investire in prodotti del risparmio gestito, mentre il 14,4% è indeciso e il 38,7% non vuole questo tipo di strumenti. In ogni caso il 69,6% dei risparmiatori preferisce strumenti finanziari italiani.
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