di Francesco Sottile

Nei giorni scorsi abbiamo posto in evidenza lo studio condotto da Ernst & Young in materia di intelligenza artificiale quale strumento in grado di offrire un contributo prezioso per wealth e asset manager. Lo studio ha altresì evidenziato le motivazioni che spingono le aziende a investire nell’intelligenza artificiale generativa, in primis i miglioramenti dell’esperienza del cliente, seguita da una migliore automazione dei processi e da una riduzione dei costi.

Il tema è stato ripreso anche dall’Ivass, nella persona del segretario De Polis, che nei giorni scorsi è stato intervistato da Adnkronos, spiegando come l’intelligenza artificiale possa essere uno strumento di supporto per le compagnie assicurative, affiancando (e non sostituendo) i modelli tradizionali: “quella dell’intelligenza artificiale applicata al comparto assicurativo più che una rivoluzione è una “evoluzione continua e ineludibile” verso la quale il settore da tempo si sta organizzando per utilizzarne i sistemi a fianco dei più tradizionali, ma non meno complessi, modelli statistici e attuariali. Le maggiori imprese europee e italiane hanno assunto data scientist e stanno sperimentando l’intelligenza artificiale in tutta la catena del valore. Lo fanno per una migliore valutazione dei rischi, la definizione di prodotti personalizzati, la gestione dei sinistri, l’individuazione delle frodi, la consulenza tramite chat bot””.

L’intelligenza artificiale, in ogni caso, non è in contrasto con la trasparenza che l’istituto di vigilanza richiede alle compagnie assicurative, anzi, l’Ai Act approvato dal Parlamento europeo “dovrebbe aumentare i presidi nella profilazione della clientela e aumentare la trasparenza dei meccanismi decisionali. La nuova disciplina europea prevede che l’Ia venga utilizzata sotto la supervisione umana e previa valutazione dell’impatto sui diritti fondamentali”, secondo un approccio che bilanci le opportunità offerte dall’innovazione tecnologica con la tutela dei diritti fondamentali dell’individuo.

De Polis ha proseguito sottolineando la necessità di investimenti nel settore: “affrontare in modo sostenibile e responsabile l’evoluzione digitale richiede, nelle aziende come nelle autorità di supervisione, investimenti nella formazione del personale e in nuove figure professionali, non solo tecniche ma anche attente nel comprendere i profili etici dell’uso delle nuove tecnologie”.

Se con riferimento all’utilizzo dell’intelligenza artificiale presso le Compagnie De Polis spiega come l’ambito di applicazione sia piuttosto ampio anche ai fini di un miglioramento dell’offerta e di tempi di risposta più brevi, frena invece con riferimento all’utilizzo massimo dell’IA nella vigilanza: “Al momento può essere difficile ipotizzare un utilizzo massivo di sistemi di intelligenza artificiale nella vigilanza del settore assicurativo ma le nostre sperimentazioni consentono di valutare benefici e rischi per l’autorità e per l’intero sistema assicurativo, formare le persone e far crescere un ambiente al passo con l’innovazione. L’Ivass, ha sperimentato, anche in collaborazione con Banca d’Italia e Bce, tecniche di Ia sugli archivi dei sinistri per la prevenzione delle frodi, per facilitare la consultazione dei testi regolamentari, per arricchire gli indicatori sulla stabilità delle imprese assicurative e per classificare i reclami consentendone una più agevole trattabilità“.

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