Al settore dell’agricoltura è dedicato il nuovo numero del periodico statistico Dati Inail, che nel quinquennio segnala un calo del 21,5% dei casi denunciati all’Istituto. I decessi sono in media 150 all’anno

Il settore primario (ovvero quel conglomerato di attività agricole, forestali, di allevamento e di pesca) si distingue dal resto dell’economia italiana per il suo lento e costante declino in termini dimensionali. L’Istat indica che nel 2023 il valore aggiunto prodotto da questa branca di attività economica è oramai meno del 2% del totale, essendo diminuito del 2,5% rispetto al 2022, mentre quello complessivo è cresciuto dell’1,1%; nel medesimo anno gli occupati agricoli costituivano mediamente il 3,3% del totale pari a circa 872mila (in calo dell’1,5% quando gli occupati in complesso sono aumentati dell’1,8%).

Dal 2019 al 2023, il valore aggiunto del comparto è diminuito del 5,4% (+4% nel complesso di tutte le attività economiche), mentre gli occupati sono diminuiti del 5,9% a fronte di un aumento del 2,3% del loro numero totale.

Nel 2023 inoltre, si conferma che il lavoro agricolo è diviso quasi equamente tra dipendente
e indipendente, con una leggera prevalenza del primo sul secondo (53,4% e 46,6%). Il tasso di irregolarità per 100 occupati nel triennio 2019-2021 è stabile a poco meno del 24% (il doppio del tasso complessivo italiano, pari al 12%). In particolare, gli occupati indipendenti irregolari erano circa il 14% del totale, esattamente come nell’insieme delle attività economiche, mentre uno su tre degli occupati dipendenti era irregolare, contro l’11,3% degli occupati dipendenti totali.

Gli infortuni in agricoltura nel 2018-2022

Nel 2022, sono 26.459 le denundce di infortunio in complesso pervenute all’INAIL, confermando con un calo del 21,5% rispetto al 2018 (33.705) e del 2,9% rispetto al 2021 (27.239) il trend decrescente del fenomeno.

In questa gestione gli infortuni per modalità di accadimento sono di gran lunga più frequenti durante lo svolgimento dell’attività lavorativa rispetto a quelli che invece accadono nel tragitto casa-lavoro-casa. Durante il quinquennio le denunce in occasione di lavoro sono state, in media, il 95% del totale; nel dettaglio: dalle 32.118 del 2018 si
è passati alle 31.411 del 2019 e successivamente alle 25.454 del 2020. Nei due anni successivi, 2021 e 2022, sono state rispettivamente pari a 25.629 e 24.934. In termini di andamento temporale la diminuzione complessiva della numerosità dal 2018 è stata del 22,4% e tra il 2021 e 2022 del 2,7%.

Per quanto riguarda gli infortuni in itinere il trend si è mostrato decrescente, ma più variabile rispetto a quello osservato per la modalità in occasione di lavoro (infatti tra il 2018 e 2019 si è assistito a un incremento dei casi pari al 4,8%, successivamente crollato del 23,6% nel biennio 2019-2020 per effetto della pandemia per poi tornare ai livelli precedenti tale anno-evento con 1.610 e 1.525 denunce, rispettivamente nel 2021 e 2022, quindi con una diminuzione del 5,3%).

Sempre in questo ambito, anche gli infortuni causati con mezzo di trasporto mostrano una composizione nel tempo piuttosto stabile, evidenziando in media che il 93% dei casi si verificano con il mezzo e il restante 7% senza. Anche per questa variabile è stata osservata una decisa decrescita nel quinquennio, per entrambe le modalità, in linea con il fenomeno complessivo di riduzione degli infortuni della gestione; unica eccezione è quella dei casi in itinere senza mezzo di trasporto che mostrano una crescita complessiva dal 2018 pari al 9,4%.

Nel Nord-Est quasi un terzo delle denunce

Dal punto di vista territoriale, considerando solamente il 2022, l’area in cui è stato rilevato il maggior numero di eventi lesivi è il Nord-est con 8.433 denunce pari al 31,9% del totale. Seguono il Sud con 5.457, il Centro con 4.958, il Nord-ovest con 4.666 e le Isole con 2.945. Tra le regioni più colpite, sempre nel 2022, l’Emilia Romagna si conferma con il 13% dei casi totali, seguita dalla Lombardia e dalla Toscana con circa il 9,1% ciascuna, successivamente dal Veneto con l’8,8% e dalla Puglia con l’8,0%.

Le denunce viste rispetto al luogo di nascita non hanno subito un cambiamento sostanziale
nel corso del tempo mostrando la seguente ripartizione media: quelle dei lavoratori con
cittadinanza italiana si confermano con l’81,8% dei casi, seguiti dai lavoratori dell’UE con esclusione dell’Italia con il 4,4% e infine gli Extra UE con il 13,8%. La decrescita fisiologica delle denunce per questa variabile anagrafica è confermata solamente per i lavoratori dell’area UE esclusa l’Italia (-30,4%) e per l’Italia sola (-24,4%), mentre per i lavoratori Extra UE si è assistito a un incremento delle denunce del 2,3% nel quinquennio 2018-2022, confermato anche tra i singoli anni ad eccezione del 2020, e pertanto in controtendenza.

Otto infortunati su 10 sono uomini

Per quanto riguarda il genere, gli infortuni denunciati nel complesso nella gestione
Agricoltura riguardano in media gli uomini con l’82,2% degli eventi. In termini temporali i casi relativi al genere maschile hanno subito un decremento del 20,6% dal 2018 e del 3,1% nell’ultimo biennio 2021-2022.

Per le lavoratrici invece nel quinquennio il decremento delle denunce è stato del 25,3% e dell’1,7% nell’ultimo biennio osservato. La quota infortunistica femminile si conferma essere fisiologicamente pari in media al 17,8% dei casi. La distribuzione delle denunce per classi di età della popolazione infortunata nel periodo di osservazione risulta piuttosto stabile nel tempo, ma si differenzia in maniera evidente se vista rispetto al genere.
Infatti, per gli uomini gli infortuni fino a 44 anni costituiscono il 40,5% degli eventi, contro il 29,1% del genere femminile. Tra i 44 e i 64 anni le percentuali si invertono: il 46,8% delle occorrenze riguarda il genere maschile mentre il 58,5% le donne. Solamente nella coda della distribuzione di questa variabile, e cioè per gli infortuni con età superiore a 65 anni, i casi denunciati si attestano al 12,5% per entrambi i sessi. Per il solo anno 2022, l’età media all’infortunio è 48 anni per i maschi e 50 per le femmine.

Le cause principali di infortunio

Negli ultimi anni le tre principali cause sono rimaste invariate: in media emerge come lo “Scivolamento o inciampamento – con caduta di persona” sia la modalità che si presenta maggiormente nel 27,3% dei casi, seguita dalla “Perdita di controllo totale o parziale di una macchina” con il 22,1% e il “Movimento del corpo sotto sforzo fisico (che porta generalmente ad una lesione interna)” nel 20,5% delle occorrenze. Queste tre cause costituiscono insieme il 70% dei casi codificati. Si osserva altresì l’aumento pari al 9,2%, nell’ultimo biennio 2021-2022, dei casi per “Sorpresa, spavento o aggressione” che, seppur di peso non rilevante (3,9% dei casi nel 2022), costituisce decisamente un punto d’attenzione oggetto di approfondimento.

La perdita di controllo del mezzo utilizzato prima causa di morte

Nel quinquennio analizzato i decessi sono stati in media 150 all’anno, con un picco di 171 nel 2019, su cui hanno inciso anche due incidenti plurimi nei quali hanno perso la vita sei lavoratori, e un minimo di 137 nel 2022.

Poco meno dei due terzi dei deceduti hanno 50 o più anni e l’incidenza è tendenzialmente crescente (+8% nel quinquennio), a conferma dell’invecchiamento progressivo anche della forza lavoro agricola. I tre quarti delle vittime sono italiani, il resto stranieri a partire dai lavoratori indiani (33 morti nel quinquennio), marocchini (16), albanesi (11) e senegalesi (11). La prima causa di morte è la perdita di controllo totale o parziale del mezzo utilizzato (di trasporto o attrezzo in movimento).

Nel periodo 2018-2022 poco più della metà dei morti è lavoratore dipendente (53%), di cui 8 su 10 con un contratto a tempo determinato; il 40% circa è autonomo, la stragrande maggioranza è un coltivatore diretto e/o familiare.
Le vittime si distribuiscono mediamente nel 31% dei casi al Sud, nel 22% al Nord-est, nel 18% al Nord-ovest, il 17% al Centro e il 12% nelle Isole. Considerando il dettaglio regionale le vittime sono concentrate maggiormente in territori a vocazione agricola: Puglia, Emilia Romagna, Sicilia e Piemonte.

Prosegue l’incremento delle malattie professionali

Dopo la flessione del 2020 causata dalla pandemia, la ripresa delle denunce di malattia professionale registrata nel 2021 è proseguita anche nel 2022 con 10.020 casi protocollati in agricoltura, in aumento del 9,5% rispetto ai 9.151 dell’anno precedente. L’incidenza del dato agricolo sul complesso delle patologie denunciate all’Istituto è pari al 17% ed è molto più alta di quella riscontrata per gli infortuni sul lavoro (4%), a dimostrazione di un’attività particolarmente logorante per il fisico. L’età media del lavoratore alla denuncia è di 59 anni (contro i 57 nell’Industria e servizi e i 61 nel Conto Stato). I casi dei lavoratori stranieri rappresentano solo il 3% (nell’Industria e servizi sono il 9%).

Le malattie più frequenti tra gli agricoltori sono quelle a carico dell’apparato muscolo-scheletrico (77% del totale), in particolare dorsopatie e tendiniti.