Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

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Quasi 9 mila casi di insolvenze, ossia crediti verso i fornitori non saldati da parte delle imprese. A tanto ammonta la stima per l’Italia, nel 2023. Un incremento del 24% rispetto allo scorso anno che, tuttavia, fa rimanere le cifre al di sotto dei livelli pre-pandemia. Segno che le riserve di liquidità, per ora, reggono il colpo. Ma non sarà così ovunque, a livello globale. È quanto emerge dal report pubblicato da Allianz Trade, società specializzata nell’assicurazione dei crediti commerciali, secondo cui, dopo il piccolo balzo del 2022 (+2%), nel mondo, le insolvenze aziendali sono destinate a crescere del 21% quest’anno e del 4% il prossimo. L’attuale contesto economico sarà cruciale per l’accelerata del Global insolvency index di Allianz Trade, anche se l’indice resterà al di sotto dei livelli del 2019. In dettaglio, infatti, le insolvenze delle imprese a livello globale saranno inferiori ai livelli pre-pandemia del 5% nel 2023 e dell’1% nel 2024. Mentre è possibile che la maggior parte dei Paesi supererà i livelli del 2019 entro la fine del 2024.
Negli arbitrati finanziari le banche vanno ko nel 57% dei casi. L’investitore vince di più se si fa rappresentare da un avvocato o da un procuratore. L’identikit prevalente di chi ricorre è quello di un maschio, anziano, con un’impennata dei ricorsi degli ultra 74enni. Quando l’investitore ha ragione, la media dei risarcimenti ottenuti è un po’ più del 50% delle cifre richieste. È quanto emerge dalla relazione per il 2022 dell’Arbitro per le controversie finanziarie (Acf), l’organismo di risoluzione stragiudiziale delle controversie tra risparmiatori e intermediari. Il documento traccia anche un bilancio di tutti i sei anni di operatività dell’organo: complessivamente ammontano a 142 milioni di euro le somme rientrate nelle tasche dei risparmiatori quale risultato di 9.300 pronunce, con il 65% delle decisioni favorevole ai ricorrenti e con un tasso di applicazione da parte degli intermediari vicino al 100%.olo nel 2022 i risparmiatori che si sono rivolti all’Acf hanno ottenuto 19 milioni di euro di risarcimenti per una media pro-capite di circa 30 mila euro.
Poniamo che l’impresa, magari una banca, abbia ottenuto un decreto ingiuntivo a carico di una persona fisica, che ha prestato la garanzia in favore di una società nei confronti dell’istituto di credito. E che tuttavia il contratto di fideiussione intervenuto fra loro contenga una clausola vessatoria, perché deroga al foro del consumatore. Se il giudice del monitorio non ha motivato sul punto, e anche se l’ingiunto non ha proposto opposizione contro il decreto, adesso spetta al giudice dell’esecuzione controllare se la clausola del contratto è vessatoria. E avvisare l’esecutato che entro 40 giorni può proporre l’opposizione per far accertare la natura abusiva della clausola che ha effetti sull’ingiunzione. In fase di cognizione, poi, il giudice dell’opposizione tardiva ex articolo 650 c.p.c. può sospendere l’esecutorietà del provvedimento monitorio e poi procedere secondo le forme di rito. Lo stabiliscono le Sezioni unite civili della Cassazione con la sentenza 9479/23, depositata il 6 aprile su di una questione di massima di particolare importanza: si tratta di un provvedimento molto atteso, dopo la pronuncia della Grande sezione della Corte di giustizia europea nelle cause C-693/19 e C-831/19, che ha bocciato la normativa italiana laddove precludeva al giudice dell’esecuzione di pronunciarsi sulla validità delle clausole contrattuali, in quanto ormai coperta dall’autorità di cosa giudicata del decreto ingiuntivo non opposto. Il tutto perché, spiegano i giudici Ue, al consumatore va garantita una «tutela effettiva».
Record di segnalazioni di operazioni sospette di riciclaggio nel 2022: sono state 155.426 rispetto alle 139.524 del 2021 con un aumento dell’11,4%. A pesare è l’aumento di allerte inviate da banche e Poste, ma un ulteriore contributo arriva dagli operatori di criptovalute, grazie al recente obbligo di iscrizione al registro tenuto presso l’Organismo agenti e mediatori (Oam). È quanto, in sintesi, emerge dal resoconto del secondo semestre del 2022 presentato dall’Unità di informazione finanziaria per l’Italia (Uif) che ha tirato le somme sull’intero anno. Il maggiore contributo all’aumento delle segnalazioni è stato attribuito alle categorie di banche e Poste nel 2022, che hanno costituito il 57,3% del totale. Anche gli operatori non finanziari hanno contribuito all’aumento complessivo delle segnalazioni, passando dal 2,1% al 2,8%. In particolare, come detto, si è riscontrato un incremento significativo degli operatori di valuta virtuale, le cui segnalazioni sono quasi triplicate, anche a seguito dell’avvio presso l’Oam del registro degli operatori, che ha favorito l’iscrizione a radar di importanti operatori esteri che offrono i propri servizi in Italia. Ulteriore aumento di segnalazioni è da inquadrarsi in quei dei soggetti che effettuano attività di custodia e trasporto di valori, con un aumento del loro contributo di oltre il 50%.
In dettaglio, in base agli esiti dell’indagine, lungo la penisola il tasso di adozione dei nuovi mezzi di pagamento ha subito un rallentamento, infatti il 30% degli italiani sceglie di diversificare i mezzi di pagamento ma predilige l’utilizzo dei contanti o gli addebiti sul conto bancario. Invece, il 24% dei consumatori, seppur diversificando, preferisce pagare con carte di debito, di credito o prepagate. Solo l’11% degli intervistati ha dichiarato di optare per il pagamento in contanti nella maggior parte dei contesti, riducendo al minimo l’utilizzo di altri mezzi di pagamento.
Quasi la metà degli italiani (44%) si immagina la propria casa tra 10 anni con un ampio spazio esterno (giardino, terrazza), ma anche indipendente (27%) e con una grande zona living (26%) e una cucina di notevoli dimensioni (20%). È quanto emerge da una ricerca BVA-Doxa, secondo cui, inoltre, per 6 su 10 l’abitazione dovrà essere ad alta efficienza energetica, come confermano i dati che vedono già oggi le persone propense ad attuare numerosi interventi come lavori di isolamento termico e acustico (56%), il ricorso a fonti rinnovabili per il riscaldamento e l’illuminazione (56%), o anche l’adozione di dispositivi di domotica ed elettrodomestici a basso consumo (35%). Infine, dallo studio emerge che oggi, più della metà degli intervistati (54%) conferma di aver già stipulato un’assicurazione sulla casa, cui si aggiunge un ulteriore 23% che non ha ancora sottoscritto una polizza, ma vorrebbe farlo a breve.
Le imprese tendono a finanziare il capitale circolante facendo leva anche sul ruolo e le relazioni della filiera a cui appartengono, ossia sulla “supply chain finance”, strumento sempre più strategico per il tessuto produttivo italiano. A rilevarlo sono i risultati della ricerca dell’osservatorio Supply chain finance della School of management del Politecnico di Milano dalla cui lettura emerge come il mercato potenziale del credito di filiera, dopo aver raggiunto i 509 miliardi di euro nel 2021, con un +21% sull’anno precedente, prosegue la sua espansione anche nel 2022, con una crescita stimata tra il 3 e il 15% per attestarsi su un valore compreso tra i 525 e i 585 miliardi di euro. Gli analisti evidenziano che circa un quinto di tale mercato è già servito da soluzioni di supply chain finance (22-25%) che, nel 2022, raggiungono complessivamente il valore di 130 miliardi di euro.

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Avevano annunciato che puntavano a ritirare dal mercato 500 milioni di bond subordinati perpetui (a fronte di una nuova emissione green di pari importo) e così è stato. Per Generali non si trattava di obbligazioni At1 – finite sotto i riflettori con il Credit Suisse – però sicuramente è stata una mossa gradita dal mercato. Ora l’attenzione è sul secondo passaggio all’orizzonte. Stavolta si tratta proprio di un At1, il perpetuo Unicredit per 1,250 miliardi.
Nei primi tre mesi dell’anno la raccolta dell’amministrato è stata spesso più brillante dei fondi comuni e degli altri prodotti. Le contromisure messe in atto dai gruppi specializzati, tra consulenza e conti vincolati

Sempre più auto connesse sulle strade; cresce la vulnerabilità verso gli attacchi degli hacker. Perciò nascono centri di sicurezza dedicati ai veicoli. Gli attacchi sono già 850 e saliranno: in due anni le self driving car produrranno 25 gigabyte di informazioni

Rischiano sanzioni pecuniarie e processuali e una segnalazione all’Ivass, l’Autorità di vigilanza, le compagnie di assicurazione che non partecipano alla procedura di mediazione. È una delle carte giocate dalla riforma del processo civile per rinforzare l’utilizzo degli strumenti di risoluzione alternativa delle controversie. Nei fatti la mediazione, per le controversie in materia di contratti assicurativi, è da tempo condizione di procedibilità della domanda giudiziale; ma finora si è trattato di una condizione ben poco efficace e sovente relegata, nella prassi, a una mera formalità. Ora la riforma mira a rendere la mediazione effettiva e, per farlo, in primo luogo, aumenta le sanzioni previste tanto nel caso di mancata e ingiustificata partecipazione al primo incontro fissato davanti all’organismo di mediazione quanto nell’ipotesi in cui una parte non abbia accettato una proposta (formulata dal mediatore) poi rivelatasi aderente al contenuto della pronuncia che ha deciso il giudizio.