Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

 

I costi dei risarcimenti toccano il record di 5 mila euro medi a sinistro e il combined ratio è oltre il 100%. Le compagnie devono riequilibrare i conti con ritocchi che arrivano al 15%. Secondo le ultime stime del Fondo Monetario Internazionale, l’inflazione in Italia è destinata quest’anno a rallentare al 4,5% rispetto all’8,7% registrato complessivamente nel 2022, per scendere ancora al 2,6% nel 2024. Ma c’è un settore dove il rialzo dei prezzi l’anno scorso è stato piuttosto contenuto mentre proprio ora sembra destinato ad accelerare, la rc auto. Nell’ultimo trimestre del 2014, come rilevato da Ivass, una polizza RcAuto in Italia costava in media 475 euro, mentre alla fine del 2021 era a quota 360. Un incantesimo che si è rotto alla fine dello scorso anno: quando dopo 9 anni di riduzioni i prezzi hanno inesorabilmente ripreso a crescere. Anche se la variazione annua complessiva è stata appena di l0,6% rispetto a un incremento dell’indice dei prezzi rilevato da Istat che nello stesso periodo è stato dell’11,6%. Un movimento lento, quindi, e tra l’altro il mercato si è mosso in maniera fortemente eterogenea
L’ultimo dato Istat è da far tremare i polsi, specie del Governo: i nati in Italia nel 2022 sono precipitati a quota 393 mila, numero più basso dall’Unità d’Italia, largamente inferiore sia alle quasi 400 mila dell’anno precedente sia al numero dei decessi, in un trend in corso ormai da anni e che non accenna a invertire la rotta. Dal 2008, ultimo anno con nascite in aumento, il calo è di 184 mila nati, di cui 27 mila dal 2019 in avanti. L’Italia sta scomparendo come paventa perfino Elon Musk? I 58,8 milioni di italiani rimanenti lo farebbero apparire un pericolo remoto, mentre più concreto e vicino è il progressivo invecchiamento della popolazione tricolore, tanto più che, dopo la battuta d’arresto del 2020 causa pandemia, la speranza di vita alla nascita è tornata a salire toccando quota 82,6 anni. A oggi nonostante gli oltre 2,15 milioni di decessi degli ultimi tre anni causa pandemia di cui il 90% anziani, l’età media della popolazione è salita da 45,7 anni a 46,4 anni e gli over 65 anni sono diventati 14,17 milioni, vale a dire il 24,1% della popolazione contro il 23,8% precedente, e sono triplicati gli ultracentenari, oggi 22mila.
I fondi pensione vengono alimentati dalle somme che ogni iscritto versa (compreso il tfr per i dipendenti). Il gestore investe tali risorse e nel tempo si forma un tesoretto personale che al momento della pensione l’aderente ritira sotto forma di rendita o in unica soluzione. E’ il cosiddetto meccanismo della capitalizzazione che si contrappone al sistema a contribuzione, in vigore nella previdenza pubblica, nel quale i contributi di chi è in attività (versati dai lavoratori e dai datori di lavoro) servono a pagare le rendite di chi nello stesso momento è in pensione. Il modello di finanziamento dei fondi pensione non è impattato dal fenomeno demografico della bassa natalità che colpisce diversi Paesi nel mondo tra cui anche l’Italia. Al contrario, per la parte pubblica, le nascite in calo portano a uno squilibrio perché i contributi di un numero calante di cittadini attivi rischiano di non essere sufficienti per coprire le pensioni di una platea crescente di anziani. Inoltre a differenza delle pensioni pubbliche, nei fondi di previdenza i montanti non si rivalutano in base al pil, ovvero alla crescita del Paese che a sua volta è legata a doppio filo alle tendenze demografiche, ma sono investiti nei mercati finanziari e quindi, nel bene e nel male, ne seguono le sorti.
Se sul fronte della previdenza pubblica i margini di manovra sono limitati per via dell’aumento atteso della spesa a causa dell’inflazione e dell’impatto del meccanismo di Quota 100 che ancora si farà sentire per alcuni anni, per quanto riguarda i fondi pensione le possibilità di intervento sono molto ampie soprattutto per aumentare le adesioni. Il governo Meloni ipotizza nuove misure per crescere la platea degli iscritti ai fondi pensione, attualmente circa 10 milioni in Italia, sia come soluzione integrativa delle prestazioni pensionistiche delle future generazioni, sia per rafforzarne il loro ruolo di attore economico. Tra le misure in fase di studio vi sono meccanismi come il silenzio assenso, una rinnovata attenzione all’educazione finanziaria e previdenziale e il miglioramento delle agevolazioni fiscali. Pur se il beneficio tributario non dovrebbe essere il motivo principale per cui sottoscrivere una forma previdenziale complementare, va comunque rimarcato come tale elemento eserciti un rilevante appeal per il risparmiatore.
Piazza Affari è la regina europea dei dividendi e non sono pochi i casi di società che sono in grado di remunerare gli azionisti battendo l’inflazione, che a marzo è stata ancora molto elevata, assestandosi al 7,7%. Sono attesi per la precisione 29,941 miliardi di cedole nel 2023 (+11,3%), pari a un dividend yield medio del 4,2%, che si confronta con 26,586 miliardi staccati nel 2022 (il 3,7% di dividend yield). I calcoli sono di Intermonte sulle società seguite dalla sim, che comunque coprono il 90% della capitalizzazione della piazza di Milano. Le quotate sul listino principale stanno per staccare cedole per 30 miliardi: +11,3% sul 2022. Dall’8% di Stellantis al 7,4% di Unipol, dal 6,7% di Intesa Sanpaolo al 6,4% dell’Eni: ecco chi rende di più
La previdenza complementare rappresenta un sostegno fondamentale a corredo della copertura pensionistica offerta dal sistema obbligatorio, in un contesto di rischio longevità accentuato. Come si sta muovendo il sistema e quale è la visione degli operatori di mercato? MF-Milano Finanza ne ha parlato con Dario Moltrasio, ad Zurich Investments Life.
La polizza di Sara Assicurazioni si appoggia solo alla gestione separata Fondo Più e prevede poche opzionalità

Le aziende avicole italiane che hanno subito danni indiretti per effetto delle misure sanitarie di restrizione alla movimentazione dei prodotti avicoli e di volatili vivi nel periodo compreso tra il 23/10/2021 ed il 31/5/2022 riceveranno nel complesso risarcimenti per 40 mln di euro. Lo stabilisce il decreto ministeriale n. 193915 del 5 aprile 2023, disponibile sul sito del ministero dell’agricoltura e non ancora pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. Il danno economico è calcolato sulla base del valore di mercato degli animali e dei prodotti avicoli prima che insorgesse l’epizoozia. I beneficiari dell’intervento sono le piccole, medie e grandi imprese della filiera avicola che dimostrano di aver subito danni indiretti per effetto delle misure veterinarie e di polizia sanitaria.

corsera

La parola chiave è «embedded finance», finanza integrata. Si tratta di tutte quelle operazioni di trading, gestione del credito e delle polizze assicurative, dei pagamenti e del credito istantaneo che fanno parte della normale di attività di gestione di un’impresa industriale ma che richiedono risorse dedicate. Nella gestione di questo tipo di servizi è specializzato il gruppo tedesco Gft, fondato circa 35 anni fa, quotato alla Borsa di Francoforte e la cui divisione italiana è nata nel 2013 arrivando attualmente a circa mille dipendenti, con la prospettiva di circa 150 nuove assunzioni entro la fine del 2023. A livello globale Gft, con sedi in oltre 15 mercati in tutto il mondo, dispone di un team di oltre 10mila esperti specializzati. La Innovation Unit di Gft Italia si è aggiudicata il coordinamento a livello europeo di un progetto del valore di 13 milioni di euro che coinvolge 31 soggetti, tra aziende, centri di ricerca e Università. Il progetto, denominato «Fame», «punta a creare un mercato federato per i dati per l’embedded finance attraverso un ambiente che permetterà il superamento dei limiti dei mercati cloud centralizzati.

Mentre si scrive sono in atto negoziati tra gli attori in campo: assicurazioni, banche, Ivass con il coinvolgimento del Mef, molto deciso ad arrivare al salvataggio del gruppo attualmente in amministrazione straordinaria.
Per rimuovere le esitazioni e le forti perplessità del mondo assicurativo, chiamato a salvare la compagnia del gruppo Cinven che a fine 2022 contava circa 535mila assicurati, è stato messo a punto un piano che vedrebbe le principali cinque compagnie italiane (Generali, Intesa Sanpaolo Vita, Unipol, Poste Vita e Allianz) spartirsi il gruppo in parti uguali, accollandosi i rischi assicurativi e la gestione del personale. Mentre il mondo dei distributori, in particolare i gruppi bancari particolarmente coinvolti (Sparkasse, Credem, Fineco, Fideuram) sarebbero chiamati a farsi “garanti” dei prodotti di ramo I (polizze tradizionali) subentrando nei contratti dei clienti che vorranno riscattare. Non è ancora chiaro se, nel caso vada in porto questa ipotesi, verrà percorsa la via della polizza in pegno o se ci sarà un vero e proprio cambio di contraenza con gli istituti di credito che dovrebbero anticipare ai clienti il valore di riscatto.