Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

Al nastro di partenza la super class action riservata alle associazioni dei consumatori. Battezzata “azione rappresentativa”, prenderà il via il 25 giugno 2023. Si propone di tutelare gli interessi collettivi di gruppi di utenti, somiglia molto alla class action propriamente detta (prevista dal codice di procedura civile). Il suo successo dipenderà dall’intraprendenza delle associazioni, ma corre il pericolo di sprofondare nelle sottigliezze giuridiche dei presupposti di ammissibilità, a rischio di confusione con quelli della class action. Se l’azione rappresentativa andrà a buon fine, a favore dei consumatori aderenti all’iniziativa potranno arrivare provvedimenti compensativi (risarcimenti, riparazioni, sostituzioni, riduzioni o rimborsi del prezzo, risoluzioni del contratto) e/o provvedimenti inibitori (cessazione o divieto di reiterazione di illeciti, pubblicazione su giornali, rettifiche). È quanto prevede il dlgs 28/2023 (pubblicato sulla Gu n. 70 del 23 marzo 2023), che recepisce la direttiva Ue 2020/1828, relativa alle azioni rappresentative a tutela degli interessi collettivi dei consumatori.
Ai blocchi di partenza il telemarketing etico e sostenibile. È quello proposto dagli operatori del settore e approvato dal Garante della privacy con provvedimento n. 70 del 9 marzo 2023: si tratta del codice di condotta attuativo dell’art. 40 regolamento Ue sulla privacy (n. 2016/679 o Gdpr). Così le telefonate devono essere educate e non devono turbare la tranquillità dell’orario mattutino o serale o dei giorni di festa; all’inizio della chiamata bisogna svelare chi chiama e perché lo fa e avvisare su come opporsi alla molestia, anche a costo di sacrificare il momento più opportuno per avere l’attenzione dell’interlocutore e avanzare la proposta di acquisto; poi, non si devono usare mezzucci per mascherare l’obiettivo commerciale o per nascondere il numero chiamante; infine, se uno dice “no” bisogna annotarsi il diniego e rispettarlo. Per l’operatività del codice si dovrà attendere l’insediamento di un organo collegiale (organismo di monitoraggio), con compiti di supervisione e gestione del codice, di controllo e sanzionatori sugli aderenti.
Dopo la pandemia in Italia si riprende a viaggiare: a crescere sono soprattutto le trasferte per le vacanze. Comincia inoltre a emergere, in particolare nelle generazioni più giovani, la preoccupazione per l’impatto ambientale delle proprie scelte su questo fronte, tanto che molti sono disposti a pagare un extra per compensare le emissioni di anidride carbonica. Non manca comunque l’attenzione anche al risparmio, ma senza privarsi della qualità e del comfort, riducendo piuttosto il numero o la durata dei viaggi. Si viaggia di più. Secondo i risultati emersi dalla terza edizione dell’Osservatorio EY Future Travel Behaviours (su un panel di soggetti che, oltre a includere i residenti in Italia, è stato esteso anche a Francia, Germania, Spagna e Regno Unito, per un totale di oltre 5mila partecipanti), i viaggi di vacanza sono in aumento con un ulteriore recupero rispetto al calo dovuto alla pandemia.

«Di fronte ai restringimenti progressivi della liquidità decisi dalle banche centrali, più tardivamente e più limitatamente anche dalla Bce, le banche in Italia stanno operando per evitare il credit crunch». Ne è convinto Antonio Patuelli, presidente dell’Abi, che mostra i dati del credito 2022, utili per leggere anche il presente. Il totale dei prestiti è cresciuto in tutto il Paese (1.734.664 milioni di euro, +1,8%) ma soprattutto al Nord (946.186 milioni, +2,6%) mentre quelli alle imprese aumentano per lo più al Sud e nelle Isole e calano al Centro; quelli alle famiglie lievitano attorno al 4% uniformemente in ogni parte della Penisola. «Ma dove scendono i prestiti alle imprese (-0,4% in tutta Italia) è possibile che queste avessero accantonato liquidità e che invece di richiederla a pagamento, abbiano usato la propria», osserva il numero uno dell’Abi.
La mattina del 16 dicembre 2022 Andrea Orcel rimase intrappolato nel traffico pre-natalizio di Milano e arrivò con mezz’ora di ritardo in cima al grattacielo di Piazza Gae Aulenti, quartier generale milanese di Unicredit, dove ad aspettarlo c’era – convocato in tutta fretta – Pietro Giuliani, l’amministratore delegato di Azimut. Dopo le scuse dovute («siamo stati bloccati da un tamponamento»), Orcel sfoderò il suo miglior sorriso per presentare l’accordo firmato con Azimut la sera precedente nel campo dell’asset management. Un accordo a elevato gradiente strategico. «Siamo impegnati – disse l’amministratore delegato di Unicredit – a ricostruire la catena del valore all’interno del nostro gruppo. Stiamo ricostruendo le fabbriche prodotto una a una, da soli o con alcuni partner di assoluto rilievo. C’è Allianz nelle assicurazioni e da oggi c’è Azimut nell’asset management. Un accordo di partnership che prevede, al termine del quinto anno, una opzione call in favore di Unicredit sulla newco neocostituita».
Generali è in procinto di non rinnovare due rilevanti accordi di bancassurance, entrambi firmati a suo tempo dalla controllata Cattolica, quando era ancora una compagnia autonoma. Addio a quello con Iccrea Holding, abbandonando l’intesa per la vendita di polizze. E addio anche a quello con Banco Bpm, che peraltro dopo lunghe riflessioni ha deciso di sviluppare “in casa” il ramo vita, dopo aver disdettato l’accordo con l’allora Cattolica.
Secondo un’analisi condotta da Crif Ratings sugli andamenti 2021 e 2022, di pari passo con lo sviluppo del settore in termini di valore, si è verificato un significativo incremento della rischiosità, con i tassi di default che nell’agroalimentare nazionale sono saliti circa di 1 punto percentuale. Specie nel food and beverage, che è arrivato a lambire la quota del 4%. «Questo peggioramento così marcato – interviene Luca D’Amico, amministratore delegato di Crif Ratings – è il riflesso della forte esposizione del comparto al trend dei prezzi delle materie prime e dell’energia, mentre risulta più in linea con le evidenze nazionali la crescita del profilo di rischiosità nel mondo agricolo», comunque largamente oltre la soglia del 2%.
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