L’ultimo ostacolo, forse il più alto da superare per salvare definitivamente Eurovita e i risparmi dei suoi 400 mila clienti, è quello dei riscatti. E anche su questo punto fortunatamente si intravvedono soluzioni. Nei giorni scorsi, come anticipato da MF-Milano Finanza, le banche e le assicurazioni, in un primo momento recalcitranti, hanno finalmente detto si all’intervento per mettere in sicurezza la compagnia vita tramite un’operazione che vale 300 milioni di euro. Ma che cosa succederà se, una volta fatta partire la nuova società consortile controllata da un pool di banche e assicurazioni in un’operazione di sistema, i risparmiatori decideranno di chiedere i rimborsi anticipati delle loro polizze Vita? Il nuovo blocco dei riscatti deciso da Ivass, assieme al passaggio all’amministrazione straordinaria di Eurovita affidata sempre al commissario Alessandro Santoliquido, scade infatti il 30 giugno, quando i dettagli del piano e delle quote dei nuovi azionisti della compagnia dovrebbero essere definiti in ogni dettaglio. Dal 1° luglio i clienti saranno quindi liberi di chiedere rimborsi anticipati delle polizze e il rischio che ciò avvenga, nonostante l’ingresso in campo di operatori in grado di dare stabilità e crebilità al piano, non può essere escluso, almeno per una parte del portafoglio.
L’Italia era stata finora una terra fortunata per Cinven. Dall’investimento nell’azienda aerospaziale Avio, comprata nel 2006 e poi rivenduta a marzo del 2017, il fondo di private equity inglese, che a livello mondiale gestisce complessivamente 39 miliardi di euro, ha ottenuto una plusvalenza di 1 miliardo di euro. E buone soddisfazioni le sta dando anche l’investimento in Arcaplanet, la catena di vendita al dettaglio per la cura degli animali domestici, di cui il fondo guidato da Stuart McAlpine detiene la maggioranza del capitale da marzo del 2022. L’investimento nel capitale di Eurovita, siglato a giugno del 2016, si è rivelato invece un affare ingarbugliato dal quale la società che è nata nel 1977 per gestire i fondi pensione delle miniere di carbone inglesi, per poi diventarne indipendente nel 1995 e lanciare il suo primo fondo, rischia di uscire non solo con netta perdita, ma anche con un’immagine offuscata che potrebbe precluderle altre operazioni in Italia.
La crisi bancaria iniziata con la bancarotta di Svb, proseguita con il salvataggio di Credit Suisse e lo scivolone di Deutsche Bank, si è ricomposta velocemente. Merito dell’intervento delle banche centrali e dei governi che sono riusciti a convincere i mercati che non siamo alla vigila di una stagione di fallimenti bancari come avvenuto nel 2008. Vicino anche il salvataggio di Eurovita. L’attuale contesto macroeconomico rende Morgan Stanley molto cauta nei confronti delle compagnie assicurative europee con un’elevata e/o crescente esposizione al credito e agli asset illiquidi (attività come mutui, prestiti, debito privato, private equity e immobili). «Rimaniamo costruttivi sul settore assicurativo europeo in quanto le società presentano bilanci solidi con un coefficiente Solvency II del 217% e un interessante rendimento del free cash flow, pari all’11% circa al 2024, a sostegno di un rendimento totale del capitale dell’8% al 2024. Tuttavia, c’è un rischio che vediamo per le assicurazioni: è il rischio di credito collegato ai bond liquidi BBB e a quelli illiquidi», spiega Ashik Musaddi, analista di Morgan Stanley. L’esposizione complessiva a queste due categorie di asset per le compagnie assicurative che l’esperto copre è pari a circa 1,1 trilioni di euro e quindi le persistenti preoccupazioni per il rischio di credito potrebbero nuocere al comparto. L’analista ha esaminato questi asset e valutato l’esposizione dal punto di vista del patrimonio netto Ifrs e del capitale Solvency II.
Matteo del Fante vive senza ansia apparente i giorni decisivi delle nomine: «Sarei pronto per altri tre anni, per chiudere un ciclo, ma chiaramente queste decisioni spettano all’azionista. Io posso solo dare la mia disponibilità». L’amministratore delegato di Poste Italiane un ciclo, in realtà, lo ha appena chiuso: quello del piano quinquennale «Deliver 22», che ha trasformato Poste Italiane da gigante della logistica ad operatore multicanale della distribuzione sempre più forte nei servizi finanziari e assicurativi. Il risultato operativo l’anno scorso è cresciuto del 24 per cento a 2,3 mld, oltre il doppio rispetto al 2017, mentre i ricavi hanno sfiorato i 12 miliardi: una crescita importante, supportata dal margine di interesse, dai ricavi del settore assicurativo e da quello dei pagamenti. Abbiamo retto sulla top line, nella corrispondenza e nei pacchi, grazie alla resilienza del mercato dei pacchi, nonostante il 2022 avesse come confronto un 2021 che scontava la pandemia, quando i volumi erano più alti».
Le società quotate italiane esprimono soddisfazione per i tempi più flessibili con i quali l’Efrag, organismo contabile europeo, redigerà gli standard sui rendiconti di sostenibilità per le imprese medio-grandi del continente. L’organismo guidato da Patrick de Cambourg, già presidente dell’organismo contabile francese, alla fine ha dovuto prendere atto delle convergenti pressioni giunte dalla Commissione Europesa, che si è fatta portavoce delle preoccupazioni del mondo delle imprese sull’arrivo, insieme con la sostenibilità, di un gran numero di nuove e onerose regole. Già il 15 marzo scorso la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen aveva preannunciato una riduzione del 25% degli obblighi di reporting e a darle manforte era arrivata pochi giorni più tardi la commissaria europea Mairead McGuinness, secondo cui l’Efrag avrebbe dovuto intanto dare priorità agli standard generali sulla sostenibilità – già resi noti – rispetto allo sviluppo in corso degli standard settoriali. Alla fine l’organismo contabile europeo ha modificato di conseguenza la sua agenda e il seminario promosso nei giorni scorsi da Assonime (l’associazione delle società per azioni) sull’impatto della sostenibilità nella governance delle imprese è stata l’occasione di un primo commento.
Dati a rischio? Il Garante della Privacy italiano è solo l’ultimo in ordine di tempo: con un provvedimento urgente l’Authority ha disposto con effetto immediato lo stop a ChatGpt, dando a OpenAI 20 giorni di tempo per conformarsi alle norme in materia di trattamento dei dati. Guido Scorza, avvocato componente del Collegio del Garante, individua tre criticità. Primo, «non è stata data alcuna informativa agli utenti sulle finalità del trattamento dei loro dati». Secondo, «non c’è una base giuridica che giustifichi raccolta e conservazione dei dati per addestrare gli algoritmi». E terzo, «spesso ChatGpt fornisce informazioni inesatte: un problema che può colpire la reputazione delle persone». In generale, Scorza pensa che il quadro normativo attuale sia efficace, ma crede anche che «servano nuove regole, ad esempio su cosa sia o non sia possibile fare con i dati ai fini dell’addestramento». Regole specifiche che ancora non esistono, e proprio questa mancanza è alla base della lettera dei 1.000 imprenditori ed esperti (ormai diventati circa 2.000) che, capitanati da Elon Musk, hanno chiesto di mettere in pausa per almeno sei mesi la ricerca e sviluppo su «sistemi di intelligenza artificiale più potenti di Gpt-4» che possono «generare profondi rischi per la società e l’umanità stessa».
Come si sta atteggiando la previdenza complementare per affrontare e gestire il vento della crisi? MF-Milano Finanza ha fatto il punto con Luigi Foschi, presidente di Foncer, fondo pensione negoziale dedicato ai dipendenti del settore piastrelle e ceramiche. Conta circa 13.300 aderenti ed oltre 530 milioni di euro di masse gestite su tre comparti, garantito, bilanciato e dinamico.
Strategia Obbligazionaria guarda ai bond
La polizza di Bpm Vita punta unicamente alle obbligazioni e ha durata fissa di 7 anni, senza opzionalità aggiuntive
ChatGPT sospesa per violazione della privacy. Il Garante (provvedimento n. 112 del 30 marzo 2023) ha limitato provvisoriamente l’uso della piattaforma di intelligenza artificiale, che sta mettendo in subbuglio professioni, imprese e scuole. I problemi sollevati da questi sistemi riguardano, da un lato, l’impatto sociale e sul mondo del lavoro, sulle imprese e le professioni e sul sistema educativo e, dall’altro, la privacy di chi usa la chat, inserendo i dati personali e di terzi. Su quest’ultimo versante si sta muovendo il Garante che, a seguito dalla notizia di una perdita di dati (data breach), avvenuta il 20 marzo 2023, riguardanti le conversazioni degli utenti e le informazioni relative al pagamento degli abbonati al servizio a pagamento, ha disposto un blocco provvisorio della piattaforma. Le ragioni del tempestivo intervento del Garante concernono una ampia serie di violazioni del Gdpr (regolamento Ue sulla privacy n. 2016/679). La piattaforma, infatti, non dà l’informativa privacy né agli utenti né ad altri interessati; poi, non c’è una idonea base giuridica in relazione alla raccolta dei dati personali e al loro trattamento per scopo di addestramento degli algoritmi sottesi al funzionamento di ChatGPT; ancora, ChatGpt tratta data inesatti; infine, non ci sono impedimenti né filtri all’uso da parte dei minori di 13 anni, cui – sulla carta – la chat è vietata per disposizioni interne). Tra l’altro i minori sono soggetti estremamente vulnerabili eppure particolarmente sotto assedio da più parti nel mondo virtuale.
Un «significativo» investimento, dell’ammontare (complessivo) di un miliardo e 900 milioni, ha permesso a 11 Casse di previdenza di aggiudicarsi un quarto del capitale della Banca d’Italia: l’ammontare del «pacchetto» azionario, precisamente pari al 25,3% del totale, è stato ricordato, ieri mattina, alla 129ª Assemblea dell’Istituto di via Nazionale, dal vicepresidente dell’Adepp (l’Associazione degli Enti pensionistici dei professionisti) e numero uno di Inarcassa (ingegneri e architetti) Giuseppe Santoro, che ha espresso dinanzi al governatore Ignazio Visco (che a novembre, dopo 12 anni, lascerà la guida dell’organismo) «l’apprezzamento per il bilancio dell’esercizio 2022», che presenta «un utile netto di oltre 2.056 milioni», giudicando «congruo» il dividendo distribuito ai partecipanti del valore di 340 milioni, corrispondenti al 4,5% del capitale.
Prosegue la strategia di crescita di Intesa Sanpaolo Vita nel comparto assicurativo salute come previsto dal piano di impresa 2022-2025 del gruppo amministrato da Carlo Messina. Ieri, Blue Assistance (società di Reale Group) è diventata socia al 35% di InSalute Servizi, controllata da Intesa Sanpaolo Vita per il restante 65%. Il conferimento segue l’accordo di joint venture dello scorso luglio tra Intesa Sanpaolo Vita e Reale Group che prevedeva, appunto, l’assegnazione da parte di Blue Assistance a InSalute Servizi di un ramo d’azienda per la prestazione di servizi nel ramo salute che include una piattaforma tecnologica, un network di strutture sanitarie convenzionate, il know-how ed un team di risorse specializzate.
Collegio sindacale in scadenza per le Generali guidate dal ceo Philippe Donnet. Uno dei punti all’ordine del giorno dell’assemblea del 28 aprile c’è appunto il rinnovo dei sindaci il cui mandato arriva a termine quindi un anno dopo rispetto al board, rieletto nel 2022. Il Comitato dei gestori ha quindi depositato la lista che vede Paolo Ratti, Sara Landini e Luca Laurini e, come supplenti, Michele Pizzo e Maria Francesca Talamonti. Le candidature sono supportate da sgr come Amundi Asset Management, Anima, Arca Fondi, BancoPosta Fondi, Epsilon, Eurizon Capital, Eurizon Capital, Fideuram Asset Management, Fideuram Intesa Sanpaolo Private Banking AM
Unipavia promuove Generali
Le Assicurazioni Generali per l’Institute for Transformative Innovation Research dell’Università di Pavia è una delle dieci aziende italiane più innovative per transizione sostenibile, sociale ed ambientale.
UnipolSai partner di Bper
UnipolSai e UnipolRental hanno sottoscritto con Bper un accordo nel settore del noleggio a lungo termine.
Con il provvedimento n. 113875 di ieri, l’agenzia delle Entrate ha approvato il modello di denuncia dell’imposta sulle assicurazioni dovuta sui premi ed accessori incassati nell’esercizio annuale scaduto, nonché le istruzioni e le specifiche tecniche per la trasmissione telematica dei modelli. Il modello annuale è previsto dall’articolo 9 della legge 29 ottobre 1961 n. 1216. Costituisce parte integrante del modello altresì la comunicazione degli importi annualmente versati alle province, distinti per contratto ed ente di destinazione, relativi ai contratti di assicurazioni contro la responsabilità civile derivante dalla circolazione dei veicoli a motore, esclusi i ciclomotori.
È scontro, anche giuridico a questo punto, non solo intellettuale, sull’intelligenza artificiale. Perché da ieri l’Italia congela ChatGpt finché non rispetterà la disciplina privacy. Il Garante per la protezione dei dati personali, per la prima volta in Europa, ha disposto, ieri, con effetto immediato e per un periodo di tempo indeterminato, la limitazione provvisoria del trattamento dei dati degli utenti italiani nei confronti di OpenAi, la società statunitense che ha sviluppato e gestisce la piattaforma. L’Autorità ha contestualmente aperto un’istruttoria. ChatGpt, il più noto tra i software di intelligenza artificiale relazionale in grado di simulare ed elaborare le conversazioni umane, lo scorso 20 marzo aveva subito una perdita di dati riguardanti le conversazioni degli utenti e le informazioni relative al pagamento degli abbonati al servizio a pagamento. OpenAi ha dichiarato pubblicamente che il bug ha causato la pubblicazione involontaria di informazioni relative ai pagamenti dell’1,2% di utenti che usano ChatGpt Plus. I dati resi visibili erano relativi a nome, cognome, indirizzo email e ultime quattro cifre della carta di credito.
Sono tanti gli accordi siglati in questi ultimi mesi tra compagnie e banche per il business delle polizze. E alcune partite si giocheranno nelle prossime settimane: una su tutte la questione Bcc Vita. Alla fine del 2022 sono state siglate importanti alleanze: Unipol ha annunciato il rinnovo per cinque anni delle partnership con le due banche partecipate Bper (19,9%) e Popolare di Sondrio (9,5%). Si tratta comunque di una relazione già rodata dal 2009. Tra le novità del nuovo accordo c’è anche il collocamento dei prodotti assicurativi di UniSalute. Proprio Unipol deve invece rinunciare al sodalizio con UniCredit con cui aveva dato vita a Incontra, compagnia compartecipata dai due gruppi: l’accordo sta per giungere a scadenza e non verrà rinnovato. Il gruppo guidato da Andrea Orcel ha invece rafforzato l’alleanza con Allianz (sia nel vita, sia nel danni) rinnovando l’accordo a gennaio 2022. Si tratta di un’alleanza strategica messa in atto, seppure con forme diverse, anche in Germania e nell’Est Europa.
Ma i prodotti bancari assicurativi convengono? La risposta arriva da uno studio Ivass poco pubblicizzato ma lapidario. «I prodotti unit linked e multiramo offerti attraverso il canale tradizionale (agenzie e broker) evidenziano migliori performance nette attese rispetto a quelli offerti dal canale bancario finanziario», lo spiega l’Authority nel bollettino statistico “La produzione del settore Vita: raccolta premi e offerta commerciale” in cui la vigilanza passa in rassegna la raccolta, i risultati, i costi nonché i rendimenti attesi dai prodotti Ibip (insurance based investment products) ossia da rivalutabili (ramo I), unit linked e multiramo (soluzioni che mixano entrambe le precedenti tipologie).
Eurovita, finita in amministrazione straordinaria con decreto del ministro dell’impresa e del made in Italy dello scorso 29 marzo, è il gruppo assicurativo che probabilmente vanta il più alto numero di accordi distributivi in Italia. Circa 95 con 66 partner bancari, scesi nelle scorse settimane a 61 per un totale di mille sportelli. Tra le principali banche collocatrici risultavano Cr Bolzano, Cr Volterra, Banca Popolare Puglia e Basilicata, Gruppo Iccrea e Cassa Centrale. Molti accordi afferiscono inoltre a Bcc appartenenti a questi due ultimi gruppi. Il caso del gruppo di proprietà del fondo Cinven (che ha acquisito ben quattro compagnie nel giro di pochi anni: Ergo Previdenza, Eurovita Assicurazioni, Old Mutual Wealth Italy e Pramerica Life) è anche la dimostrazione di come talvolta le banche nella scelta del partner assicurativo non seguano l’interesse dei propri clienti quanto le questioni di portafoglio. Purtroppo va detto che non sempre le compagnie vengono selezionate per la loro solidità o per le condizioni particolarmente vantaggiose destinate alla clientela. Ma piuttosto i distributori agiscono sulla base di convenienze commissionali o di sostegno del capitale.
Più che una foresta pietrificata il mondo della bancassurance è ormai un enorme campo in grande fermento e ricco di frutti per chi lo ha arato. È questo il termine indicato per riadattare una nota definizione del mondo bancario coniata da Giuliano Amato nel 1988, utile a descrivere l’attuale fase del settore della banca assicurazione in Italia. Stiamo parlando degli innumerevoli accordi che sono stati intessuti in questo ultimo trentennio tra banche e compagnie assicurative a cominciare dal primo deal siglato dal Monte dei Paschi di Siena con Ticino Vita all’inizio degli anni novanta. Da allora si è sviluppato un intricato mondo di joint venture, con matrimoni e divorzi, e gli stessi gruppi bancari che hanno dato vita talvolta a compagnie captive partecipate al 100%.
Ormai è assodato. Dall’Europa non arriverà un radicale stop agli incentivi che le case prodotto retrocedono alle reti distributive per la vendita dei loro strumenti finanziari, come ventilato nei mesi scorsi dalla Commissione Ue per sradicare alla radice i potenziali conflitti di interesse. A sancirlo in settimana è stato Ugo Bassi, direttore Fisma (direzione generale della Commissione Ue che si occupa dei mercati finanziari), nel corso della tavola rotonda in occasione del Premio Alto Rendimento. L’alto funzionario Ue ha tuttavia sottolineato che stanno valutando soluzioni per limitare al massimo la distorsione che può indurre il collocatore a proporre il prodotto per lui più remunerativo e non quello più aderente alle esigenze del cliente. Le opzioni sul tavolo sono diverse e vanno nella direzione di offrire una maggiore trasparenza sulla ripartizione dei costi che gravano sui prodotti finanziari, compresi quelli assicurativi.
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