Simona D’Alessio
Un caso di infortunio sul lavoro, in Italia, incide sulle finanze (pubbliche e private) per un ammontare di «54.964 euro». Ed il costo, per singola persona occupata, è pari a «4.667 euro». L’intero fenomeno degli incidenti e delle malattie professionali, poi, presenta un conto molto salato giacché, in base agli esiti di vari studi, si colloca in una «forbice» che va dal 3% al 6,3% del nostro Prodotto interno lordo (Pil), cifre che non devono far distogliere l’attenzione dall’evoluzione, nel mercato, delle mansioni digitali (eseguite su «ordine» dell’algoritmo, nel quadro della cosiddetta «gig-economy», l’economia dei «lavoretti»), che si configurano come un nuovo «caporalato», rispetto a quello che coinvolge migliaia di braccianti agricoli.

Sono spunti che arrivano dalla presentazione, avvenuta ieri pomeriggio, a palazzo Madama, della Relazione sull’attività svolta dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia, sullo sfruttamento e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro pubblici e privati, presieduta dal senatore Gianclaudio Bressa, documento che si sofferma su una serie di storture del mondo produttivo, chiarendo che «non si muore soltanto di cadute dall’alto, o per schiacciamento, ma anche per la cattiva organizzazione» aziendale, soprattutto nelle piccole realtà.

E che si stanno delineando forme di vero e proprio «sfruttamento» delle persone: negli incarichi affidati ai corrieri, a chi opera nel segmento dei trasporti a lunga percorrenza e ai magazzinieri, infatti, alcuni indicatori (a livello internazionale e in base alle norme italiane) svelano l’uso scorretto di una forza lavoro «vulnerabile», perché precaria, di nazionalità straniera e, «in alcuni casi specifici, anche per l’uso di sostanze stupefacenti». A questi soggetti, «attraverso l’uso di minacce, ricatti e, in alcune circostanze, di sistemi di controllo degradanti e violenza psicologica» sono imposti condizioni e ritmi di svolgimento delle mansioni «che non rispettano i contratti nazionali».

Colpisce, recita il dossier dell’organismo parlamentare, come sede ed orario di lavoro si siano tramutati in «concetti fluidi»: per i «riders», lo scenario d’azione è la città ed «il pericolo più profondo è che l’algoritmo e, più in generale, l’intelligenza artificiale possano diventare uno strumento prescrittivo senza controllo»; difatti, «i ritmi degli spostamenti delle merci sono decisi dalle aziende» e messi in pratica «attraverso un sistema diffuso di subappalti a cooperative, in larga parte spurie, o false», perciò «è necessario che la politica di esternalizzazione dei servizi logistici alle cooperative venga modificata, almeno in parte, in direzione di una reinternalizzazione» delle procedure.

La Commissione si appresta a stilare proposte normative, affinché possano andare prima possibile al vaglio della Commissione Lavoro del Senato. Nel frattempo, Bressa ha lodato l’azione dell’Ispettorato nazionale del lavoro, che «sta tentando di metter insieme delle banche dati» per arginare il fenomeno del «caporalato digitale».

Simona D’Alessio
Fonte: