E’ L’AVVERTIMENTO DI MOODY’S NEL CASO MOSCA CHIUDESSE I RUBINETTI PER RITORSIONE
di Elena Dal Maso
Lo shock dei prezzi scatenato dal rialzo costante delle materie prime aumenterà ancora l’inflazione, costringendo le banche centrali, compresa la Bce, ad alzare i tassi di interesse, che provocheranno di conseguenza una frenata dell’economia. Nello scenario di base, quello più probabile, secondo Moody’s, il pil del G-20, le maggiori 20 economie del mondo, scenderà al 3,6% nel 2022 dalla previsione di febbraio dell’agenzia di rating del 4,3%. La crescita rallenterà ulteriormente al 3,0% nel 2023.

Un possibile scenario peggiorativo presuppone un brusco arresto delle esportazioni di petrolio e gas dalla Russia verso l’Europa come reazione del Cremlino all’ultimo pacchetto di sanzioni dei Paesi occidentali, una stretta di liquidità e una recessione economica diffusa. In quel caso, avverte Moody’s, il sistema bancario e assicurativo ne risentiranno.

Chiaramente le banche più vicine all’epicentro del conflitto sono le più esposte. Gli istituti dei paesi baltici e quelli che appartengono alla Comunità degli Stati Indipendenti (Csi) sono i più vicini alla guerra o strettamente legati all’economia russa. Quindi sono maggiormente esposti alle ripercussioni del conflitto militare e hanno cuscinetti di liquidità limitati per assorbire l’impatto se sarà prolungato.

L’agenzia di rating spiega che lo spartiacque è la recessione in Europa. Se tornasse, sarebbe un fatto grave, andando a «indebolire la qualità dei prestiti e la redditività delle banche» aumentando i costi assicurativi di protezione. Più la Russia chiude con gas e petrolio o per contro l’Europa decide di tagliare i ponti energetici con Mosca, maggiore è la probabilità di far alzare i valori del greggio e di mandare non solo l’Europa, ma l’economia globale in recessione, sottolinea l’agenzia di rating americana.

Gli analisti ora si aspettano che la Bce inizi ad alzare il tasso sui depositi entro la fine dell’anno (ora è al -0,5%), invece che all’inizio del 2023. L’aumento dei tassi di interesse nel Vecchio Continente offrirà protezione sul fronte della redditività delle banche migliorando i loro rendimenti sui prestiti. Tuttavia «gli istituti in Francia, Germania e Italia beneficeranno meno rispetto a quelli europei avendo una percentuale del margine di interesse sui ricavi inferiore alla media», sottolinea Moody’s.

Nello scenario al ribasso, l’interruzione dei flussi commerciali di energia con la Russia o una forte compressione della liquidità spingerebbero l’Europa verso la recessione «mettendo sotto pressione i prestiti bancari. Germania, Austria, Italia, Grecia, Ungheria e Slovacchia dipendono fortemente dall’energia russa e dalle misure di ritorsione di Mosca che andranno ad incidere sulle forniture di materie prime». L’inflazione minerà anche la redditività delle banche attraverso il rialzo dei degli stipendi e dei costi. Gli istituti di credito in Germania e Cipro hanno un rapporto costo/ricavi superiori al 70% e «troveranno più difficile far fronte a ulteriori pressioni sui costi rispetto ai concorrenti europei». I gruppi riassicurativi specializzati nel segmento dell’aviazione, nel frattempo, devono già far fronte a richieste di risarcimento fino a 11 miliardi di dollari da parte delle società che noleggiano gli aerei, i cui vettori sono stati sequestrati dalle compagnie russe. L’aumento dell’inflazione ridurrà il reddito disponibile delle famiglie per gli acquisti e l’accessibilità al debito per le imprese, un fatto che aumenterà le insolvenze. La volatilità degli spread sul debito e dei prezzi delle azioni in uno scenario al ribasso andrà ad erodere i rendimenti dei portafogli assicurativi, in particolare quelli a reddito fisso a lungo termine. Intanto i verbali della Bce pubblicati ieri hanno messo in evidenza che una buona parte del board è preoccupato per il livello di inflazione persistente e ritiene che sia tempo di alzare i tassi. (riproduzione riservata)
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