Pierluigi Mandoi
Nell’attuale scenario di mercato è l’incertezza a farla da padrona, ma per gli investitori a Piazza Affari una sicurezza resta: in primavera si apre la stagione dei dividendi. E quest’anno, dopo un difficile 2020, gli azionisti si preparano a uno stacco di cedole nuovamente generoso. Secondo i dati elaborati dall’ufficio studi di Equita per MF-Milano Finanza il totale dei dividendi deliberati in base ai bilanci del 2021 ammonta a quasi 26 miliardi di euro, più del 50% in più rispetto ai 17,1 miliardi dello scorso anno, quando tutti i titoli bancari e molte assicurazioni non hanno potuto remunerare gli azionisti a causa del blocco imposto dalle autorità di regolazione.

A conferma di questa circostanza è sufficiente confrontare la tabella pubblicata qui a fianco con quella di 12 mesi fa: allora, tra le società a media o grande capitalizzazione analizzate da Equita, solo 12 presentavano un dividend yield (ossia il rapporto tra l’ammontare delle cedole e il prezzo dell’azione) uguale o superiore al 5%, mentre oggi i titoli sono ben 31. In prima posizione Bff con il 9,7%, seguita dalla stessa Equita con il 9,4% e dalle azioni ordinarie di Mfe con l’8,3%. Poi Cairo editore (8,2%), Stellantis (7,8%), Banca Mediolanum (7,7%), Intesa Sanpaolo (7,6%), Mediobanca (7,4% in base alle stime della sim), UnipolSai (7,1%) e Anima (7%).

Molti i settori rappresentati dalle società nelle prime posizioni. In primis il comparto finanziario e assicurativo, che durante la pandemia aveva avuto limitazioni alla distribuzione degli utili: ben 15 tra i 25 titoli più remunerativi per i soci sono intermediari finanziari, assicurazioni o società di risparmio gestito. Ma tra i migliori pagatori ci sono anche molte utility e, novità rispetto allo scorso anno, anche alcune imprese del mondo dei media come Cairo, Mfe e Mondadori, che è tornata a pagare dividendi per la prima volta dopo dieci anni.

Per Domenico Ghilotti, co-responsabile dell’ufficio studi di Equita, «l’aspetto più interessante è che il buon livello di dividendi che si vede quest’anno è supportato dalla performance delle società in termine di utili». Il 2021 si è infatti concluso con un totale di 58 miliardi di euro in utili per le società di Piazza Affari, +105% rispetto all’annata precedente e +15% sul livello pre-pandemia. Di questi 58 miliardi, il 44% sarà distribuito a beneficio degli azionisti.

«In un contesto di incertezza in cui le proiezioni di crescita sono messe a rischio dallo scoppio del conflitto in Ucraina, i titoli con un buon dividendo possono risultare un investimento difensivo, di protezione da possibili correzioni dei mercati. Costituiscono anche una buona strategia in un momento in cui i tassi stanno salendo, come alternativa all’investimento obbligazionario», spiega Ghilotti. Tuttavia, non deve essere valutata solo l’entità della cedola: «I titoli da selezionare sono quelli con modelli di business che generino una ripetibilità dei dividendi. Non necessariamente i migliori dividendi in assoluto, ma quelli con più visibilità». Tra questi, l’esperto segnala il settore delle utility, con prospettive di crescita degli utili anche nei prossimi anni, nel percorso verso un mondo alimentato a energie rinnovabili.

Ci sono poi anche titoli che, oltre a prevedere un buon dividendo, si fanno notare per la loro performance in borsa, fornendo dunque un “doppio bonus” agli investitori. Guardando solo al Ftse Mib e alle prime 25 posizioni della classifica, si segnalano Banco Bpm (dividend yield del 6,9% e titolo a +13,93% da inizio anno), Eni (rispettivamente 6,5% e +12,18%) e le Generali (5,5% e +5,19%). Il tema delle cedole del Leone di Trieste è peraltro uno dei campi su cui si sta svolgendo il confronto tra la lista del cda e la lista Caltagirone.

Ma tra qualche mese, in autunno, sarà già ora di guardare al 2022, con le prime società che distribuiranno l’acconto sulle cedole del prossimo anno (per quanto riguarda l’ultimo esercizio, tra novembre e gennaio l’hanno fatto Piaggio, Eni, Intesa Sanpaolo, Recordati, Tenaris, Snam, Terna ed Enel). E se nel 2021 i dividendi pagati hanno raggiunto livelli da record – uno studio di Janus Henderson parla di 1,47 mila miliardi di dollari nel mondo, mai così tanti – l’incertezza sul quadro geopolitico potrebbe interrompere questo trend di crescita. E anche se la Banca centrale europea, per mezzo del Presidente del consiglio di vigilanza Andrea Enria, ha escluso restrizioni generalizzate sui dividendi delle società bancarie europee come invece accaduto durante il periodo del Covid, le autorità regolatrici predicano prudenza. Come ha affermato venerdì il direttore generale di Banca d’Italia Luigi Federico Signorini, gli istituti devono tenere alta la guardia non solo sulla corretta classificazione contabile e prudenziale, ma anche «sulle politiche di accantonamento e quelle di distribuzione». (riproduzione riservata)
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