di Angelo De Mattia
Nel campo bancario si intrecciano problemi di carattere normativo con quelli che sorgono da specifiche iniziative, come nel caso dell’acquisizione della partecipazione del 9,2% da parte del Crédit Agricole nel Banco Bpm. L’interesse per il modello della bancassicurazione è ritornato di recente sia per l’esigenza delle banche di estendere le fonti dei ricavi e le forme di sinergie, sia per il ruolo che le assicurazioni hanno assunto per la diversificazione delle forme di tutela del risparmio.

Come avevamo facilmente previsto, il Crédit Agricole, che ha acquisito la suddetta partecipazione, avrebbe avanzato alla Bpm una richiesta per una partnership o per l’acquisizione delle partecipate assicurative: Bipiemme Vita, relativamente alla quale il Banco ha annunciato l’esercizio di un’opzione sull’81%, come è stato riferito ieri su queste colonne, nonché la joint venture assicurativa con la Cattolica. L’interesse dell’Agricole compete con un similare interesse di Axa. Quest’ultima ipotesi, riguardante una compagnia alleata del Montepaschi, porta gli osservatori a formulare un possibile progetto di più ampio respiro che appunto riguarderebbe anche la sistemazione, in un’aggregazione con Bpm, dell’istituto senese.

Comunque, a poco a poco, i progetti che, fondati o no, si rappresentano per un possibile ruolo di Bpm evidenziano, alla fin fine, la funzione che l’istituto può svolgere anche come leva di un processo di riorganizzazione nella parte medio-alta del settore bancario, che finora ha registrato soltanto le iniziative, che hanno riscosso consensi, di Bper e di Unipol. L’intrecciarsi di ipotesi e di voci richiede, però, che sia fatta chiarezza, ad opera, innanzitutto, dei potenziali partner, a maggior ragione perché, a volte, sia pure distortamente se ne sottolinea la natura estera, ancorché comunitaria, fino ad evocare, a volte, l’esercizio del «golden power».

Trasparenza, innanzitutto su caratteri e limiti delle operazioni, sono fondamentali. Gira e rigira, si torna a rilevare che molto ruota sull’ancora completamente indefinito futuro del Montepaschi. Ciò chiama in causa il ruolo del Tesoro che finora ha dato una pessima prova dell’esercizio della partecipazione del 64%. Avrebbe dovuto essere un insegnamento per il modo in cui si gestisce un’interessenza; lo è diventato, invece, per il modo in cui non si deve esercitare una partecipazione. Quanto alle normative, è in discussione l’iniziativa avviata dalla Commissione Ue, nell’ambito di Basilea 4, con uno specifico regolamento che modifica nettamente i criteri di ponderazione del rischio relativo ai prestiti garantiti da ipoteca su immobile residenziale. In sostanza, per i finanziamenti riguardanti gli immobili non abitati dal debitore (i mutui per le seconde case, in particolare) si prevede un maggiore assorbimento di capitale da parte delle banche finanziatrici, dunque una maggiore onerosità.

Vedremo quale sarà la posizione dell’Europarlamento, trattandosi di una disciplina dalle basi concettuali e giuridiche molto fragili. Ma ciò solleva un altro problema. Il ruolo preteso dalle Banche centrali nel redigere la normativa di settore e nel pretendere che essa passi integra nel vaglio del «trilogo»: Commissione, Consiglio e Parlamento. Ciò che dovrebbe essere un mero apporto tecnico diventa la pretesa di indossare le vesti del legislatore al di là della divisione dei poteri con il seguito che vede le stesse banche spesso preposte all’attuazione di tali norme e ad esse soggette per i compiti di Vigilanza da eseguire: altro che conflitti di interesse! Continueremo così? (riproduzione riservata)
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