IL CEO DI DE AGOSTINI ALZA I TONI: LA VITTORIA DI CALTAGIRONE IN GENERALI? ALLARMANTE
di Anna Messia
Una vittoria della lista Caltagirone per Generali sarebbe allarmante. Con l’avvicinarsi dell’assemblea del 29 aprile che dovrà definire il nuovo vertice della prima compagnia assicurativa italiana si alzano i toni della contesa. In un’intervista rilasciata a Bloomberg, Lorenzo Pellicioli, ceo di De Agostini, azionista di Trieste con l’1,44% (ma in fase di dismissione) ha sottolineato come la strategia dall’imprenditore romano sia «poco chiara» e per questo motivo «rischia di rendere insicuri gli investitori sul futuro della compagnia». Pellicioli, che siede nel consiglio di amministrazione di Generali dal 2007, fa parte della lista del cda per il rinnovo del board e sostiene appunto per un terzo mandato Philippe Donnet, l’attuale ceo della compagnia, appoggiato anche da Mediobanca (17,27%). «Donnet ha rispettato ogni singolo piano che ha annunciato», ha affermato Pellicioli. «Sotto il suo mandato Generali si è espansa in prodotti più redditizi, ha tagliato il debito, ha migliorato la solvibilità, ha distribuito dividendi e, ultimo ma non meno importante, ha realizzato una strategia di m&a molto solida e realistica», ha dichiarato Pellicioli affermando che il programma presentato dalla lista Caltagirone fa molto affidamento sul piano strategico di Generali, annunciato a dicembre dallo stesso Donnet, ma con diversi aspetti incerti. In particolare, secondo Pellicioli, il piano di riduzione dei costi non fornisce dettagli. Si tratta del maxi taglio che secondo la proposta da Caltagirone dovrebbe portare a 600 milioni di euro di risparmi all’anno. Una cifra ben più alta di quella prevista dal piano Donnet, che ha subito allarmato i sindacati di Trieste. Non solo. Secondo il numero uno di De Agostini che a giugno prossimo lascerà il testimone del gruppo di Novara a Marco Sala, anche le loro proposte di governance dell’imprenditore capitolino, che prevedono la figura di un direttore generale con deleghe attribuite dal cda e un rafforzamento dei poteri del presidente sono «opache», con una duplicazione dei ruoli. Pronta è arrivata la replica di un portavoce del gruppo Caltagirone che ha sottolineato come il progetto, che prevede la candidatura a ceo di Luciano Cirinà, ex numero uno di Austria e Est Europa del Leone, sia «un programma realistico basato su un’analisi outside-in». Non solo, l’intenzione di De Agostini di vendere la sua partecipazione dell’1,44% in Generali (con un piano di dismissione già avviato che sarà però efficace solo dopo il 29 aprile) è «sconcertante», ha aggiunto, in quanto contraddice con i fatti il dichiarato sostegno di Pellicioli al piano di Donnet. Per Caltagirone quello di ieri è un secondo attacco dopo che il presidente delle Generali Gabriele Galateri, in un intervista a La Stampa, aveva detto che «il consiglio delle Generali si è sentito profondamente offeso e diffamato dalle accuse di non avere agito in maniera corretta». E sempre ieri si è definitivamente chiuso anche il capito sull’ipotesi di un concerto tra i tre azionisti contrari alla riconferma di Donnet, Caltagirone (azionista del Leone con il 9,5%), Leonardo Del Vecchio (8%) e Crt (1,7%) con l’Ivass, l’autorità di controllo assicurativa che ha fatto sapere che non ci sono elementi utili per l’avvio di un procedimento amministrativo che avrebbe portare alla sterilizzazione della quota dei tre azionisti superiore al 10%, confermando la linea di Consob della vigilia. (riproduzione riservata)
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