TRA GENNAIO E MARZO A LIVELLO GLOBALE CONCLUSE 220 OPERAZIONI, AI MASSIMI DAL 2008. PIÙ DEAL SOPRA 10 MILIARDI DI DOLLARI
di Paola Valentini
Il mercato globale dell’m&a rimane solido grazie a un’intensa attività all’inizio del 2022. Nonostante una maggiore volatilità, la guerra in Ucraina e le tensioni sui tassi provocate dall’inflazione in netto aumento, i dealmaker mantengono lo slancio da record del 2021 e la domanda e l’offerta per gli accordi rimangono forti.
Secondo l’osservatorio trimestrale di Wtw (Willis Towers Watson), a livello mondiale sono state completate 220 operazioni nei primi tre mesi del 2022, grazie a condizioni favorevoli quali tassi di interesse ancora bassi, una maggiore fiducia nel mercato, abbondanza di capitale e operazioni di trasformazione aziendale.
Si tratta del secondo risultato più alto dal primo trimestre 2008, nonostante il forte calo delle operazioni che riguardano le Spac registrato dalla seconda metà del 2021. I dati raccolti in collaborazione con l’M&A Research Centre della Business School di Londra rivelano anche che è stato completato un maggiore numero di grandi operazioni (valutate oltre 10 miliardi di dollari) negli ultimi tre mesi rispetto allo stesso periodo del 2021 (6 contro 5). Per Andrea Scaffidi, total reward & executive solution director di Wtw, «la domanda latente che ha portato il mercato m&a a raggiungere un nuovo record nel 2021 sembra destinata a crescere, alimentata da bassi tassi di interesse e investitori ricchi di liquidità. Molte aziende che tentano di condurre rapide trasformazioni riguardo alla transizione climatica, tecnologica e ai principi di inclusione e diversità, vedono la possibilità di fare acquisizioni strategiche come un elemento chiave per accelerare questo processo. Quindi, mentre aumenta l’instabilità geopolitica ed economica, stiamo comunque assistendo a un forte slancio delle attività m&a».
Nel corso del trimestre, inoltre, si registra un aumento delle operazioni concluse in tempi più lunghi, ovvero quelle completate in più di 70 giorni. Una conseguenza diretta dell’intensa e prolungata attività di m&a è stata la spinta delle quotazioni verso cifre da record, e gli acquirenti per questo hanno fatto fatica a ricavare valore aggiunto dalle operazioni durante il primo trimestre 2022. In media, sulla base della performance del prezzo delle azioni, le aziende che hanno concluso operazioni m&a valutate oltre 100 milioni di dollari in questo periodo hanno sottoperformato l’indice azionario mondiale Msci del 4,4%.
Scaffidi ha sottolineato che «le turbolenze geopolitiche in corso, l’aumento dell’inflazione, l’intensificazione dei controlli normativi sulle operazioni di m&a e continue interruzioni della filiera presentano una serie di sfide per le aziende che vogliono concludere un’operazione nei prossimi mesi. Tuttavia, esistono validi motivi perché i dealmaker continuino a essere ottimisti, oltre all’andamento positivo delle campagne vaccinali e l’allentamento delle restrizioni anti Covid-19. Ci si aspetta che la performance economica a livello globale continui a migliorare, nonostante una serie di ostacoli macroeconomici, mentre il peso assoluto del capitale disponibile nei fondi d’investimento e l’eccesso di liquidità nei bilanci aziendali suggerisce che nel prossimo futuro le operazioni in fase di sviluppo rimarranno salde».
L’analisi di Wtw (realizzata su dati Refinitiv) non considera le operazioni in cui l’acquirente possedeva meno del 50% delle azioni al completamento dell’operazione, quindi non sono state considerate le acquisizioni di minoranza, e si basa sulle operazioni di m&a completate con un valore di almeno 100 milioni di dollari. (riproduzione riservata)
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