S&P STIMA PERDITE COMPLESSIVE FINO A 35 MILIARDI DI DOLLARI, 500 MILIONI SOLO PER SWISS RE
di Anna Messia
Mentre il conto della pandemia resta aperto, con il virus che continua ad avere strascichi e ricadute negative, il settore assicurativo ha iniziato ha calcolare anche i pesanti effetti della guerra in Ucraina. E al tragico bilancio di vite umane si aggiungono pesanti conseguenze economiche. Per quanto riguarda Swiss Re, per esempio, la società elvetica starebbe affrontando richieste di risarcimento riassicurate dalla guerra in Ucraina per circa 500 milioni di dollari. La stima arriva in particolare dagli analisti di Jefferies è si basa su una previsione di una perdita complessiva di 5 miliardi di dollari nel settore della riassicurazione. Un calcolo basato sul fatto che Swiss Re detiene una quota di mercato pari a circa il 10%.

Gli stessi analisti ipotizzano un impatto simile pure per i riassicuratori tedeschi di Munich Re. Mentre solo qualche giorno fa S&P Global ha dichiarato che le perdite assicurative dovute al conflitto in Ucraina potrebbero ammontare tra i 15 e i 35 miliardi di dollari. Solo nel settore aereo, gli assicuratori stanno affrontando una battaglia legale con le società di leasing di aeromobili destinata a durare anni, per un potenziale conto di risarcimento di 15 miliardi di dollari per gli aeromobili bloccati in Russia a causa della guerra in Ucraina.

Anche questa volta, come era stato con la pandemia non sembrano mancare i contenziosi. Allora erano partite una moltitudine di cause legali per chiarire se gli assicuratori fossero chiamati, per esempio, a pagare i danni dovuti all’interruzione di attività in casi di lockdown (tecnicamente business interruption). Un fenomeno che ora sembra destinato a ripetersi sollevando, di nuovo, questioni di definizione. Non sembra ben chiaro, per esempio, se l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, ai fini di un rimborso assicurativo, possa essere considerata guerra o se, per il pagamento del sinistro, ci sia bisogno invece di un attacco da parte di entrambi i Paesi. E per fugare ogni dubbio bisognerà guardare le clausole, contratto per contratto. In ogni caso, per quanto riguarda le assicurazioni italiane, l’esposizione diretta alla guerra, come hanno già chiarito le società, è piuttosto limitata.

Per Generali, la prima compagnia del Paese e la sola ad avere un’ampia presenza internazionali, l’esposizione in Russia è pari solo allo 0,1% degli asset del gruppo: circa 683 milioni, suddivisi a metà tra la quota del 38% nella compagnia russa Ingosstrack e titoli obbligazionari. Nel caso di Sace, la società pubblica di assicurazioni crediti e sostegno all’export, l’esposizione verso la Russia nei vari settore vale invece complessivamente 3,2 miliardi ma l’impatto potenziale non supererebbe i 50 milioni di euro l’anno nel medio termine, come ha sottolineato Fitch.

In prima linea, come visto, c’è il settore riassicurativo e le conseguenze del conflitto non solo solo un aumento dei sinistri. Il gigante della riassicurazione tedesca, Munich Re ha deciso per esempio di introdurre formulazioni più chiare per escludere esplicitamente il rischio guerra dalle polizze cyber. In verità la maggior parte delle polizze cyber coprono le aziende contro le perdite di interruzione del business e la riparazione delle reti violate a seguito di un attacco informatico, ma escludono già a guerra. Tuttavia, le zone grigie nelle formulazioni lasciano gli assicuratori aperti a richieste di risarcimento e la questione degli attacchi informatici è decisamente calda visto che una buona percentuale dei 35 miliardi di perdite stimate arriverebbe proprio dagli attacchi informatici e il riassicuratore tedesco suggerisce ai suoi clienti assicuratori di introdurre clausole simili su cyber risk.

«Abbiamo imparato quanto sia doloroso avere una formulazione ambigua delle polizze dalla pandemia di Covid-19. Le polizze poco chiare in termini di business interruption hanno portato a una sfilza di casi giudiziari in tutto il mondo negli ultimi due anni, fondate sul fatto che la pandemia fosse coperta o meno dall’assicurazione», ha dichiarato Juergen Reinhart, responsabile underwriter area cyber di Munich Re, aggiungendo che ora «l’intenzione è di avere formulazioni molto chiare ed evitare qualsiasi tipo di sorpresa». (riproduzione riservata).
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