Paola Valentini
Dopo i flussi da record del 2021 ottenuti grazie al netto rialzo dei mercati finanziari, lo scoppio della guerra in Ucraina, il boom dell’inflazione e la spada di Damocle della recessione rappresentano un test per le capacità delle reti di gestione del risparmio di affrontare situazioni di stress. Il rally delle Borse dello scorso anno ha permesso di incassare laute commissioni di performance. In aggiunta l’aumento delle masse, grazie a effetto mercato e raccolta, ha favorito la crescita delle commissioni di gestione. Al contrario nei primi mesi di quest’anno le commissioni di performance sono decisamente inferiori per via dei cali diffusi di azioni e bond. Nonostante queste difficoltà, i dati di marzo pubblicati da Assogestioni segnalano per i fondi comuni flussi positivi per 2,1 miliardi di euro per un totale nel trimestre di 11,3 miliardi, un importo che può essere considerato molto positivo alla luce dei 14 miliardi dello stesso periodo 2021 caratterizzato da condizioni di mercato e macro ben più favorevoli. Ciò significa che in una fase in cui l’inflazione è alle stelle, la liquidità parcheggiata durante il periodo del Covid sta iniziando a prendere la via degli investimenti. E le reti di consulenti finanziari sono in prima linea nell’intercettare questa ricchezza in cerca di opportunità di rendimento.

Una conferma della tenuta dei flussi arriva dalle società quotate di raccolta e gestione del risparmio, ovvero Anima, Azimut, Banca Generali, Banca Mediolanum e Fineco. I dati sulla raccolta del primo trimestre di questi gruppi sono una premessa positiva in vista dei conti dello stesso periodo. I dati di bilancio rifletteranno l’andamento positivo dell’attività di collocamento e potrebbero ridare slancio ai titoli in Borsa che da inizio sono anno tutti in rosso tranne Anima (+3,5%) sostenuta dalle attese di m&a. Le azioni sono anche lontane dai massimi storici (si veda tabella) toccati in alcuni casi nel 2021: Banca Generali e Fineco lo scorso novembre, rispettivamente, a 43,2 euro e 17,3 euro, mentre oggi i due titoli viaggiano attorno ai 31 e 13 euro. Il 10 maggio diffonderanno i dati del periodo gennaio-marzo Fineco e Banca Mediolanum, il 12 Azimut, il giorno dopo Banca Generali, ma ad aprire le danze sarà proprio Anima il 4 maggio. Le trimestrali delle sgr arriveranno in concomitanza con il Salone del Risparmio 2022 di Assogestioni (a Milano dal 10 al 12 maggio).

ANIMA. Su Anima si concentrano le attenzioni degli analisti in attesa del risiko bancario che potrebbe riaprirsi dopo che il Crédit Agricole ha annunciato a sorpresa di detenere il 9,18% del Banco Bpm, principale azionista della sgr (con il 19,4%) e suo partner nella distribuzione dei fondi. Sulla scia di questa operazioni BofA ritiene che Amundi, controllata al 70% dalla banca francese, possa comprare Anima. Sulla scia di questa operazioni BofA ritiene che Amundi, controllata al 70% dalla banca francese, possa comprare Anima. «Nessun accordo del genere è stato annunciato, mariteniamo che potrebbe essere finanziariamente e strategicamente vantaggioso per Amundi, poiché aggiungerebbe risorse, scala e distribuzione in Italia», afferma BofA. L’investment bank considera l’Italia un mercato del risparmio gestito «strutturalmente attraente poiché la penetrazione dei fondi è relativamente bassa», rispetto ad altri Paesi europei (si veda grafico). Nello scenario di base BofA calcola un valore per Anima «di 1,9 miliardi, aggiungendo un premio del 30% rispetto alla capitalizzazione di Anima di 1,5 miliardi alla chiusura del 7 aprile, prima dell’annuncio dell’acquisizione della partecipazione di Banco Bpm da parte di Crédit Agricole». Un’operazione tra Amundi e Anima aumenterebbe del 10% le masse dell’asset manager francese e le raddoppierebbe in Italia, consolidando la sua terza posizione nel mercato tricolore del risparmio gestito con una quota del 17%. Ma non mancano i rischi. «Anima è un grande investitore obbligazionario con circa 100 miliardi di euro di debito sovrano italiano. L’importanza di quest’ultimo aspetto può portare le autorità a gestire la proprietà della società», avverte BofA. Nel frattempo la società di gestione guidata dall’ad Alessandro Melzi d’Eril forte della liquidità di cui dispone, non ha mai smesso di guardare al mercato più come preda che come predatrice con un focus soprattutto sul mercato europeo. Anima ha realizzato nel primo trimestre una raccolta di oltre 700 milioni, rispetto a un rosso attorno ai 300 milioni dello stesso periodo 2021. Dopo questi dati Akros ha ribadito il buy ma ha ridotto il target price da 5,8 a 5,3 euro, prevedendo per il trimestre utili netti in calo del 46% a 31 milioni perché stima una forte riduzione delle commissioni di performance a 2 milioni, 41 in meno del primo trimestre 2021, ma con un aumento delle commissioni di gestione del 5% a 74 milioni. Comunque Banca Akros guarda con favore «la forte generazione di cassa con controllo dei costi, il dividendo atteso che può garantire un rendimento attorno al 6% nei prossimi anni, il buy-back di azioni in corso e la carta m&a che resta sempre sul tavolo». Mediobanca Securities ha confermato il target di 4,6 euro e il giudizio outperform stimando sempre un crollo nel trimestre delle commissioni di performance a 2 milioni, ma con margini in tenuta a 14,8% dai 14,7% dello stesso periodo dello scorso anno. L’ufficio studi di Intesa Sanpaolo ha lasciato invariato il target price a 5,2 euro e il giudizio add: «Continuiamo a vedere più opportunità che minacce da potenziali accordi di fusione e acquisizione o partnership che coinvolgono i partner bancari di Anima». Anche Equita ha un target di 5,2 con giudizio buy.

AZIMUT. Nel primo trimestre il gruppo presieduto da Pietro Giuliani ha registrato flussi netti per 1,66 miliardi di cui 489 milioni nel gestito. «La raccolta del primo trimestre è pressoché piatta, al netto delle fusioni e acquisizioni, rispetto allo stesso periodo 2021», osserva Banca Akros che ha confermato il buy con target di 26 euro anche alla luce della sempre maggiore presenza internazionale del gruppo». Sul fronte della trimestrale Akros stima un calo dell’utile netto dell’8% soltanto a causa di un più alto carico fiscale, mentre le commissioni dovrebbero salire del 21% su base annua. «Il dividend yield del 6,5% continua a essere attraente», afferma Akros. Per Intesa Sanpaolo, che ha lasciato invariato il giudizio add e il target di 25,7 euro «i flussi di Azimut a marzo sono stati solidi considerando l’attuale situazione difficile a livello internazionale». Mediobanca Securities (neutral e target price di 20 euro confermati) stima commissioni di performance in aumento nel trimestre a 28 milioni in netto rialzo dagli 11 milioni dello stesso periodo 2021 e in controtendenza rispetto al sistema (che dovrebbe permetterle di chiudere il trimestre con utili netti di 92,6 milioni, secondo Mediobanca Securities, in calo di soltanto il 4% anno su anno) perché il loro nuovo metodo di calcolo di questi costi (definito fulcrum fee) è partito dal primo aprile scorso. In pratica per i fondi lussemburghesi (27 miliardi di masse) le commissioni di performance sono state limitate a +/- 20%, sulla base di un periodo di tre mesi, aumentando la quota di commissioni periodiche, come ad esempio quelle di gestione, (+50 punti base) con un Ter (ovvero Total expense ratio, l’indicatore sintetico dei costi) per i clienti che dovrebbe restare in linea con la media storica, secondo le indicazioni aziendali. La metodologia fulcrum fee è stata varata da Azimut per allineare il calcolo delle commissioni di performance alle ultime linee guida dell’Esma, con l’introduzione di un sistema che, in caso di sotto-performance rispetto al benchmark, prevede che una parte delle commissioni ricorrenti sia rimborsato. Altro aspetto su cui si concentrano gli investitori è la remunerazione degli azionisti: a novembre 2021 Azimut ha comunicato una politica dei dividendi (valida fino al 2024) che prevede una distribuzione del 50-70% dell’utile netto ricorrente.

BANCA GENERALI. Il gruppo guidato dall’ad e dg Gian Maria Mossa ha registrato a marzo una raccolta netta totale pari a 480 milioni, in linea con i 496 milioni di febbraio, portando il totale da inizio anno a 1,46 miliardi (1,66 miliardi nel primo trimestre 2021). Sulla scia di questi numeri Banca Akros ha confermato il giudizio accumulate e il prezzo obiettivo di 40 euro: «i dati di marzo sono in linea con le nostre attese». Sentiment positivo anche da parte di Intesa Sanpaolo (add e target price di 41,4 euro): «La raccolta netta di marzo ha mostrato una buona prova di resistenza». Giudizio più prudente per Mediobanca Securities (neutral e prezzo obiettivo di 30 euro) che per il trimestre prevede un calo rispetto allo stesso periodo 2021 dell’89%, da 111 a 12 milioni, delle commissioni di performance, ma un aumento del 12% di quelle di gestione a 210 milioni oltre all’incremento di altre fonti di ricavi come quelle legate ai certificate. In totale secondo Mediobanca Securities Banca Generali dovrebbe chiudere il trimestre con utili netti di 57 milioni, -58% su base annua. In linea Equita Sim che, a fronte «di un trend della raccolta netta solido», indica un utile netto trimestrale di 59 milioni e ha aggiornato le stime per tenere conto delle deboli commissioni di performance (attese a 35 milioni in tutto il 2022 dalla stima precedente di 80 milioni) tagliando il prezzo obiettivo da 38 a 34,5 euro.

BANCA MEDIOLANUM. L’istituto guidato dall’ad Massimo Doris ha chiuso marzo con una raccolta netta di 900 milioni, in linea con i 911 milioni di febbraio, per un totale di 2,37 miliardi da inizio anno, +9% dai 2,18 miliardi dello stesso periodo 2021. Banca Akros ha confermato il giudizio accumulate e ridotto il target price da 9,5 euro a 8,6 euro prevedendo un calo dell’utile netto trimestrale del 26% a 99 milioni a causa dell’azzeramento atteso delle commissioni di performance (49 milioni nel primo trimestre 2021). Akros ritiene che «nonostante il momento incerto, c’è un punto di ingresso interessante nel titolo considerando la capacità della rete di gestire i clienti nelle fasi difficili e il mix di raccolta ottenuto che ha beneficiato dei programmi di investimento automatico proposti. Inoltre il dividendo atteso nel 2022-2023 offre un rendimento molto attraente». Anche Equita Sim in attesa della trimestrale ha confermato il buy riducendo il target (da 10,2 a 9,2 euro) dopo aver tagliato per l’intero 2022 le stime di commissioni di performance da 63 a 15 milioni. La sim osserva che «la raccolta del trimestre conferma la capacità di raccolta anche nelle fasi di maggiore incertezza dei mercati». Giudizio buy invariato (target di 9,7 euro) anche per Intesa Sanpaolo: «dalla crescita dei prestiti e delle polizze di protezione emerge il continuo processo di diversificazione dei ricavi come emerge». Infine per Mediobanca Securities il titolo resta outperform (target di 7,5 euro): «accanto alla forte performance della raccolta del trimestre ci aspettiamo una trimestrale buona con commissioni di gestione in aumento dell’8% a 296 milioni a fronte di una riduzione attesa da 9 a 5 milioni delle commissioni di performance».

FINECO. I flussi del trimestre sono stati di 1,2 miliardi, in aumento dagli 1,15 miliardi dello stesso periodo 2021. Alla luce di tali risultati Banca Akros ha alzato il rating sul titolo da neutral ad accumulate, sottolineando che «il gruppo è ben posizionato per affrontare situazioni di difficoltà», ma ha anche abbassato il target price da 16,5 a 15,5 euro per tenere conto dell’impatto delle condizioni di mercato pur prevedendo un aumento del 3% degli utili del trimestre a 98 milioni grazie al business dell’asset management che è in evoluzione. Fineco ha appena lanciato una nuova offerta sulle gestioni passive che punta a offrire portafogli indicizzati a basso costo in una fase in cui «le pressioni inflazionistiche rendono sempre più difficile soddisfare i ritorni attesi dai risparmiatori», spiega il gruppo. Intesa Sanpaolo (add e target price di 14,5 euro confermati) afferma che la raccolta netta dei primi tre mesi della banca guidata dall’ad e dg Alessandro Foti è superiore alle sue stime mensili che implicano flussi netti totali per 7,75 miliardi nell’intero 2022. «I dati confermano la solidità del business model di Fineco», sottolinea Equita Sim che però in vista della trimestrale ha limato il prezzo obiettivo da 18,5 a 18 euro confermando comunque il buy: «abbiamo aggiornato le stime sul 2022-2024 per incorporare l’effetto mercato negativo sulle masse». Equita prevede per il trimestre ricavi per 229 milioni, +10% e un utile netto di 105 milioni, +11% e osserva che «la nuova strategia sulle gestioni passive si adatta al private banking, ma la banca intende utilizzarla anche per attirare chi si vuole avvicinare per la prima volta al risparmio gestito e in particolare anche le fasce più giovani. La soluzione aumenta la visibilità rispetto al target di raccolta netta di 6 miliardi all’anno». Invece Mediobanca Securities ha confermato il neutral con target di 12,5 euro. (riproduzione riservata)
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