UNION INVESTMENTS, CALPERS, ERS E SBA FLORIDA PRONTI A SOSTENERE LA LISTA DEL CDA
di Anna Messia
Iniziano a uscire allo scoperto i primi fondi esteri che voteranno a favore della lista del consiglio di amministrazione di Generali. Tra gli investitori pronti a sostenere la riconferma del ceo Philippe Donnet per un terzo mandato spuntano Union Investments, Calpers (California Public Employees Retirement System), il più grande fondo pensione degli Stati Uniti, Sba Florida (State Board of Administration of Florida), British Columbia Investment Management Corporation (Bci) e Cpp Investment Board. Nomi importanti, stando a quanto risulta a MF-Milano Finanza, è pronta ad aggiungersi anche Ers (Employees Retirement System of Texas), agenzia del governo dello Stato del Texas. Intanto anche il Financial Times che nella Lex Column si è detto favorevole al board. Che il mercato veda con maggior favore la lista presentata dal consiglio di amministrazione rispetto a quella messa a punto da Francesco Gaetano Caltagirone non è un mistero e come anticipato ieri da MF-Milano Finanza, Donnet viene dato in pole position. Nulla è scontato ma la data del 29 aprile, quando l’assemblea di Trieste dovrà votare il nuovo vertice è ormai vicina. In genere gli investitori istituzionali iniziano a chiarire la propria posizione già con la prima convocazione dell’assemblea. La prima data da tenere sotto osservazione è quindi quella del 27 aprile, anche se poi l’assemblea andrà deserta. Considerando che il 25 aprile è festività, il puzzle inizierà quindi a comporsi in queste ore e martedì prossimo potrebbe essere in buona parte delineato, anche se non sarebbero pochi gli investitori che vogliono tenere le carte coperte fino all’ultimo minuto.La tensione resta palpabile con il cda Generali che nei giorni scorsi ha presentato un esposto urgente a Consob facendo riferimento all’articolo 144 del Testo Unico della Finanza, in base al quale la sollecitazione di deleghe deve essere ispirata a diligenza, correttezza e trasparenza. Principi, secondo la compagnia, che sarebbero venuti meno con le interviste rilasciate nei giorni scorsi da Caltagirone e dal suo candidato ceo Luciano Cirinà, che tra l’altro ha puntato il dito sui proxy advisor che nei giorni scorsi si sono espressi a favore della lista del cda. Accuse «scomposte», secondo fonti vicine a Caltagirone, probabile conseguenza di una richiesta alla compagnia, non soddisfatta, di rendere pubbliche (informando Consob) le trattative d’acquisto di Banca Generali da parte di Mediobanca (mai concluse). Ma la pronuncia dei proxy resta, con le società di consulenza mondiali specializzate nelle raccomandazioni di voto per gli investitori professionali, Glass Lewis, Iss e Frontis, che nei giorni scorsi hanno sottolineato la credibilità del piano industriale presentato lo scorso dicembre da Donnet mentre l’alternativa proposta da Caltagirone, benché più attraente per i risultati promessi in termini di taglio costi e crescita per linee esterne, presenta numerose incognite. Ancora ieri, in un’intervista a Reuters, Donnet ha confermato la fiducia negli obiettivi indicati nel piano industriale anche se, con la guerra in Ucraina, lo scenario si è fatto più incerto e sfidante. Ecco perché, nonostante il probabile appoggio della famiglia Benetton alla lista Caltagirone, le proiezioni in vista dell’assemblea Generali del 29 aprile vedono la lista dell’attuale board in vantaggio. In particolare per quanto riguarda appunto il sostegno degli internazionali che, guardando l’ultimo aggiornamento sull’azionariato dello compagnia, pesavano per il 34% del capitale, diviso soprattutto tra resto d’Europa (9,39%), Francia (8,15%) e Stati Uniti (7,83%). Ovviamente bisognerà vedere quale percentuale di questi investitori deciderà di portare il suo voto in assemblea e, tra l’altro, quel 34% potrebbe nel frattempo essersi ridotto tra prestito titoli e acquisti delle ultime settimane (specie dal fronte vicino a Caltagirone, compreso Leonardo Del Vecchio). Ancora nei giorni scorsi, secondo quanto anticipato da MF-DowJones, è emerso che delle 75.963.000 azioni detenute dal costruttore romano in Generali il 4,79% è soggetto a vincolo di pegno. Nel dettaglio il 2,34% del 4,56% che fa capo a Fincal ha come creditori Bff Bank e Unicredit, mentre il 2,45% del 2,55% detenuto tramite VM 2006 vede Unicredit come unico creditore. Sulla questione della nuova governance della compagnia ieri sono intervenuti anche gli agenti della compagnia che si sono spinti a chiedere un posto in cda. In assemblea voteranno anche loro facendo valere le azioni detenute anche tramite il fondo di categoria. «Sono 10 milioni di azioni, niente rispetto a Del Vecchio e agli altri», ha detto ad Adnkronos il presidente del gruppo Agenti Generali Italia, Vincenzo Cirasola. «Ognuno di noi il 29 andrà a votare liberamente, ma ricordo che incassiamo 10 miliardi l’anno di premi in Italia e se partiamo dal fatto che il patrimonio di Generali sono i clienti e noi siamo il contatto con i clienti, avere un ruolo in cda è fondamentale». (riproduzione riservata)
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